Capolavori dai musei del mondo a Rimini

Cinquecento anni di arte in poche sale: una galleria entusiasmante da non perdere
Da Vermeer a Kandinsky

Ci volevano il gusto e la forza di Marco Goldin per realizzare una raccolta di opere, da Vermeer a Kandinsky, a Castel Sismondo, a Rimini. Ossia, una ministoria della pittura europea dal Cinquecento al Novecento. Grande spazio, ovviamente alla pittura veneta, con opere praticamente ignote al grande pubblico, una più bella dell’altra. Una scoperta anche per chi si occupa da tempo di arte. Penso al Lotto da Boston (La Vergine col bambino e due santi), di una dolcezza acre su un bellissimo “paese” chiaro; al cardinal Salviati, glaciale, di Sebastiano del Piombo (da Sarasota); al Moretto che inquadra il suo Gentiluomo dalla blusa di seta rossa in un tripudio coloristico, al Tiziano dell’Uomo col libro (da Boston), ignoto ritratto di calma eleganza, sconosciuto ai più. E poi il sacro, secondo Veronese (l’idillio primaverile del Riposo durante la fuga in Egitto, da Sarasota), Bassano (Il trasporto al sepolcro, da Vicenza, serotino) e Tintoretto, con un altro Trasporto di Cristo, da Edimburgo, un’autentica messinscena teatrale: opere anche queste “fuori dal giro” e perciò intriganti come non mai.
 
Goldin assembla poi anche il Seicento e scorre dall’adolescenziale San Sebastiano del Reni (da Genova), alla ombrosa Semiramide del Guercino (da Sarasota); dall’Erodiade caravaggesca di Mattia Preti (Sarasota), all’Agar estiva e luminosa di Pietro da Cortona, approdando al misticismo spagnolo del Greco, di Murillo Ribera e Zurbarán. Una galleria entusiasmante di capolavori, da far stancare gli occhi per il tempo che ci vuole a contemplarli.
 
Ma non è finita. Dal Settecento di Guardi, Bellotto e Tiepolo, arrivando alle nature di Constable – oasi di pace – e di Turner – tempeste e flutti –, il passo è breve per l’Impressionismo. L’Inverno di Sisley (da Lille) fa davvero sentire il brivido gelato della neve e il suo fascinoso candore; Il ruscello nascosto di Courbet (da Montpellier) ci immette nel segreto del bosco, mentre Il campo di papaveri di Monet (da Boston) è l’ampio abbraccio rossosangue di una natura ventosa, nella primavera di una volta.
 
Per esplorare poi i mondi infiniti di Kandinsky, nel Lago (da Mosca), il cosmo frastagliato di Mondrian (da Otterlo), vero capolavoro di delicatissime astrazioni, arrivando, oltrepassando van Gogh e Matisse, a Francis Bacon e al suo Trittico sanguinolento del 1988 (da Londra), informe grido doloroso e sanguinoso.
 
Una mostra da perdere il fiato, perché scorrere la storia dell’arte di cinquecento anni in poche sale è una fatica, e una gioia. Soprattutto una gioia, nel vedere le diverse vibrazioni dell’arte e nel sentirsene parte anche noi, che artisti non siamo. Da non perdere.
 
“Da Vermeer a Kandinsky, capolavori dai musei del mondo”, a cura di M. Goldin. Rimini, Castel Sismondo. Fino al 3/6 (catalogo Linea d’ombra)
 

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

Il voto cattolico interessa

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons