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Cannabis, la necessità di una corretta informazione

a cura di Claudia Di Lorenzi

- Fonte: Città Nuova

Intervista allo psicoterapeuta Claudio Risè a proposito degli effetti del consumo di cannabis e delle proposte di legalizzazione di questa droga “leggera”: «L’Italia è l’unico grande Paese europeo che non ha mai fatto una grande campagna di informazione sui rischi della cannabis».

AP Photo/Richard Vogel, File)

Sulla questione controversa della legalizzazione della cannabis abbiamo chiesto il parere dello psicoterapeuta Claudio Risè , autore del volume “Cannabis, come perdere la testa e a volte la vita”, pubblicato da San Paolo già nel 2007.

Professore, nel suo libro lei dice che dagli anni ’60 sopravvive una “leggenda rosa” che descrive la cannabis come una droga “leggera”, che non fa male. Studi scientifici molteplici dimostrano tuttavia che non è così. Lei stesso ha affermato che “la cannabis crea degli invalidi, psichici e fisici”. Quali sono allora gli effetti dell’uso dei cannabinoidi e perché si tace del potenziale nocivo di queste sostanze?
La cannabis ha tra i suoi effetti principali una disattivazione dei centri dell’attenzione e dell’impegno, con conseguenze sullo sviluppo e mantenimento della concentrazione, memoria e volontà. Induce un tendenziale disimpegno, che ha quindi conseguenze importanti sullo sviluppo e il mantenimento delle maggior parte della capacità cognitive (dalla concentrazione all’organizzazione e inibizione dei comportamenti etc.). Questi effetti possono avere conseguenze invalidanti, soprattutto oggi, in una situazione di saperi rapidamente mutevoli, che richiedono grande impegno e attenzione.

La cannabis è la droga del disimpegno e dell’evitamento della fatica (posizione già in sé tendenzialmente destrutturante), che però in alte concentrazioni (oggi spesso presenti) porta anche a comportamenti deliranti ed iperaggressivi, come confermato in numerosi fatti di cronaca. Alti sono poi i rischi della cannabis nelle attività che richiedono un’attenzione particolare, come la guida. Questo è aspetto molto sottolineato in grandi campagne nazionali informative svolte nei principali Paesi europei, tranne l’Italia. Occorre infine ricordare i gravissimi effetti dell’assunzione di cannabis prima dei 15 anni, quando il cervello è ancora in piena formazione (lo rimane fino ai 21) e vi è il rischio del successivo sviluppo di depressioni, psicosi, e forme schizofreniche.

Anche nelle famiglie, a volte, c’è disinformazione e conformismo…
In questo, però, le responsabilità pubbliche sono molto elevate. L’Italia è l’unico grande Paese europeo che non ha mai fatto una grande campagna di informazione sui rischi della cannabis. La lobby pro cannabis è sempre stata molto attiva in Parlamento, e trasversale a tutti i partiti. Il risultato è stato un costante aumento nell’uso di questa sostanza e derivati (segnalato anche con preoccupazione dalle organizzazioni sanitarie internazionali), e interrotto solo nel periodo 2006-2010 quando nel Dipartimento per le politiche antidroga fu attivata una direzione scientificamente qualificata e impegnata nel contrasto alla sostanza, poi smantellata negli ultimi anni, in preparazione della “liberalizzazione”. Nelle famiglie poi spesso, oltre alla disinformazione, c’è una buona dose di complicità. Non solo gli adolescenti fanno uso di cannabis.

Sotto il profilo psicologico, la legalizzazione della sostanza può costituire un incentivo al consumo?
Sicuramente sì, è ciò che tutte le statistiche internazionali confermano. E’ per questo che (malgrado le fortissime pressioni delle mafie internazionali, molto interessate alla cannabis in quanto sostanza di ingresso a tutte le altre droghe), l’0nu ha finora vietato ai paesi membri la legalizzazione e il commercio della cannabis.

Come tutelare realmente le persone esposte al rischio del consumo di cannabis?
Innanzitutto informando tutta la popolazione sui reali rischi dell’assunzione di cannabis ( che qualsiasi medico di pronto soccorso conosce perfettamente). E’ quello che hanno fatto nei principali paesi europei dove quando questa informazione è stata data l’uso di cannabis è diminuito.

Le proposte di legalizzazione affermano che la regolametanzione servirebbe anche allo Stato co uns tassazione utile  recuperare risorse da destinare al contrasto delle droghe pesanti o di altre forme di criminalità. Cosa ne pensa?
Che è una perfetta ipocrisia, oltre che un atto eticamente grave, come i profitti a suo tempo percepiti dallo Stato sulla gestione della “case chiuse”. La “cultura dello sballo” viene diffusa a partire fin dai dodici anni dall’uso della cannabis che mina la volontà dei giovani, molti dei quali poi finiranno nelle droghe pesanti. La corretta informazione sui danni psichici e fisici (già esposti nel mio libro, ma poi confermati da tutte le successive ricerche in campo internazionale), è il più efficace strumento, e il più adeguato al profilo anche educativo dello Stato. Rendere più facile l’accesso alla sostanza di ingresso alla droga per scoraggiare l’uso delle successive è una contraddizione che tradisce lo scarso rispetto di chi propone la legge verso l’intelligenza dei cittadini italiani.

Da EXTRA CITTA’ NUOVA

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