Cambiare rotta

Una lettrice ci scrive a proposito del naufragio della Costa Concordia. «In questa nostra società, non solo la coscienza di Schettino, ma anche la nostra è come ottenebrata»
La nave Concordia
Questa mattina al risveglio, forse condizionata dalle immagini vedute in TV la sera precedente, mi sono trovata a riflettere sull’incidente occorso alla nave per crociere Concordia.

Come si fa a finire così sugli scogli? O forse in questo evento c’è una permissione da cui possiamo trarre un insegnamento? Anche la barca delle nostre vite a volte sembra essere condotta in maniera a dir poco avventata, eppure è come se non ce ne accorgessimo neppure, anzi, si procede dritti verso la rovina con la presunzione di ragione.

 

Ho pensato al comandante, al comando di una babele. Dovrà senz’altro rispondere per le sue responsabilità, ma un evento del genere richiede un capro espiatorio anche per i media. Mi chiedo come si trovi, in questo momento di fronte alla sua coscienza.

Ma forse in questa nostra società anche la coscienza è come ottenebrata. Ha ancora lo stesso senso di un tempo richiedere il sacrificio, l’essere disposti a colare a picco con la propria nave, quando per anni non si fa che dissacrare tutto e tutti e quando il successo è rappresentato da figure che propongono disimpegno, stupidità e fumo, tanto tanto fumo? Non si può pensare che la crisi di valori in cui siamo immersi porti, favorisca la perdita del senso della misura e del buon senso con conseguenze catastrofiche? In fondo, anche con i galloni spesso restiamo piccoli uomini.

Anche la composizione del personale-equipaggio della nave fa pensare. Quante nazionalità, quante lingue, quanti retroterra socio culturali. Persone per lo più selezionate in base al minor costo e non sempre alla professionali, e quando le cose non seguono l’iter di norma si pretenderebbero, da loro, dei miracoli.

 

Uno sperone di roccia tra i flutti, il buio d’intorno, a bordo ci si appresta alla cena. Nonostante la tecnologia avanzata un urto, la folle corsa si arresta e la grande nave va a morire sugli scogli. Più di 4.000 persone imbarcate per vacanza e per far festa sono finite a bagno, avran sentito che le loro vite potevan finire in quei momenti.

Occorre proprio cambiare rotta tutti.

 

Cristina Ala – Torino

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