Calabria, una legalità costituzionale

La diocesi reggina ha pubblicato un appello a elettori e candidati: attenzione a quelle relazioni socio-politiche che proclamano una legalità fuori dalla giustizia. Si può resistere alla ‘ndragheta', non da isolati, ma tutti insieme.
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I candidati non devono «essere in alcun modo collegati o riconducibili ad organizzazioni criminali o ad associazioni massoniche ed occulte», «non devono essere rinviati a giudizio», «devono rinunciare al voto di scambio». Queste sono solo alcune delle voci del documento, stilato dalla diocesi di Reggio Calabria in vista delle prossime elezioni regionali del 28 marzo.

 

L’appello esprime, per la prima volta, la voce dell’associazionismo cattolico, al di là degli schieramenti politici in campo, perché  i calabresi «devono essere consapevoli dell’importanza di un voto responsabile e libero». «I problemi della regione sono gravi, evidenzia il documento, ma bisogna pensare positivo e mettere da parte chiusure ideologiche, pregiudizi e faziosità, rimboccandosi le maniche tutti». «Per questo -continua ancora l’appello- attenzione alle relazioni socio-politiche, alla buona legalità, alla legalità costituzionale, poiché non può esservi alcuna legalità che – in sé – abbia valore “al di fuori” della giustizia». Per cui «sconsigliamo esplicitamente ogni cittadino responsabile a votare i candidati – a qualunque formazione essi appartengano – che non s’impegnino pubblicamente su tutti i punti», conclude il documento. Sono prese di posizioni importanti in una regione che al momento candida nelle sue liste 59 nomi che hanno da chiarire la loro posizione di fronte alla giustizia.

 

La scuola di formazione politica della diocesi, autrice del manifesto, in un altro punto invita a «resistere – non in modo isolato, ma tutti insieme – alla soffocante tracotanza della ‘ndrangheta e a combattere la corruzione, l’usura, l’indifferenza verso i più poveri, lo sfruttamento degli extracomunitari, l’emarginazione dei diversi,i soprusi e le violenze contro i più deboli il malcostume amministrativo, il clientelismo». Anche «l’assuefazione conformista e la rassegnazione» sono catene che impediscono la crescita del «senso dello Stato» e allora le associazioni cattoliche invitano a «mettere da parte chiusure ideologiche, pregiudizi e faziosità, per cercare invece di ridurre i danni della crisi economica e ricostruire il tessuto etico e sociale delle nostre comunità».Non si può dimenticare infatti che la Calabria ha il più basso Pil procapite nazionale: tutte le sue province si situano agli ultimi posti della classifica stilata dal Sole 24 ore con riferimento ai dati Istat.

 

Nel documento, infine, sono incluse anche alcune proposte operative concrete che impegneranno i futuri eletti: in primis una modifica allo statuto regionale che porti a diminuire lo stipendio e il numero dei componenti del Consiglio regionale e della Giunta. La proposta è di portarli rispettivamente da 53 a 30 e da 12 a 8. Numeri ragionevoli in un territorio dove i residenti sfiorano appena i 2 milioni. Seguono poi gli inviti a dimettersi, una volta eletti, da altre cariche istituzionali e di partito e a rendere conto mensilmente della propria attività pubblica. Tutto questo, sottoscrivono i promotori, «senza alcun intento demagogico, né alcun desiderio di conflitto, ma come imprescindibile richiamo al primato del rigore etico nell’impegno politico».

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