Buona lettura

Un testo di De Donà, giornalista, ideatore di rassegne culturali, esperto di relazioni internazionali e un romanzo su un personaggio estroso e variegato come Colautti, zarese emigrato in Italia tra fine ‘800 e inizi ‘900
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Michelangelo De Donà (cur.), La libertà religiosa tra Stato e Chiesa. Solfanelli editore, euro 10.

De Donà, giornalista, ideatore di rassegne culturali, esperto di relazioni internazionali, ha curato  la pubblicazione degli Atti del Convegno tenuto al Centro culturale Papa Luciani di Santa Giustina (Belluno) il 16 maggio del 2013. Nel volume edito da Solfanelli ha raccolto due interventi peculiari, il primo dell’arcivescovo Agostino Marchetto, personalità di spicco come ermeneuta del Concilio Vaticano II ed ex Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale dei Migranti; i l secondo del prof. Daniele Trabucco, ricercatore in Istituzione di Diritto Pubblico all’Università di Padova dove si occupa di tematiche inerenti al Diritto Costituzionale.

I due interventi brillano per linearità di esposizione, profondità di contenuto,  e aprono lo sguardo sia sulla visione della libertà nella Chiesa come in quella dello Stato, come sottolineato chiaramente dal Trabucco.

 

Arturo Colautti, Primadonna. Elliot editore, euro 19,50.

Ci vuole una buona dose di coraggio e di pazienza per occuparsi di un personaggio così estroso e variegato come Colautti, zarese emigrato in Italia tra fine ‘800 e inizi ‘900, morendo a Roma nel 1914, irredentista, sicuro giornalista, poeta, librettista di Giordano (Fedora) e Cilea (Adriana Lecouvreur) e romanziere.

Paolo Patrizi, valente musicologo e critico, appassionato ricercatore, c’è riuscito. Ed ha pubblicato il romanzo Primadonna, uscito postumo nel 1921 ma scritto alcuni decenni  prima: un’opera dove la storia di passione e desiderio (molto dannunziana o comunque da Belle E’poque) si svolge sullo sfondo dei retroscena del mondo del melodramma,  con tinte da trhiller.

Ne esce un universo piacevolissimo, piccante e leggero ma con risvolti emotivi anche drammatici che la cura di Patrizi ha abilmente restaurato,  dato che esso uscì senza la revisione finale dell’autore.  Tra le righe emerge la gioia del curatore nel dipanare un racconto antico sul mondo dello spettacolo ma sempre vero come fosse un melodramma – mutatis mutandis – d’oggi.

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