Bisogno di chiarezza, ma…

Sarà difficile arrivare ad una “verità certa” sulla morte violenta del vicario per i latini dell’Anatolia. Eppure sarebbe un bene per tutti.
Padovese

 

 

L’incertezza regna sovrana. Se Asianews sostiene la tesi del complotto islamista mascherato da insanità mentale, le autorità turche continuano a sostenere la tesi della vicenda privata. Taluni cavalcano anche l’ipotesi di una “relazione privilegiata” di Padovese con il suo autista, con “pressioni” per comportamenti intimi. In ogni caso le autorità ecclesiali e politiche continuano a mantenere un profilo basso, per evitare che parole buttate lì accendano focolai indesiderati e indesiderabili.

 

Anche in ambienti del giornalismo turco le domande non sono poche. Cemal Usak è vicepresidente dell’Associazione turca dei giornalisti e degli scrittori. Ecco cosa ci ha dichiarato: «Sono sinceramente preoccupato per il brutale assassinio di mons. Luigi Padovese, perché la Turchia è un Paese al 99 per cento musulmano. Per una persona come me che si è spesa per il dialogo interreligioso per vent’anni, questa vicenda è grave e rischiosa. Credo che la persona uccisa non sia solo un prete ma anche un filosofo e una persona di gran cuore».

Usak continua con un atto d’accusa preciso: «L’incidente è sotto indagine, ma non può essere l’atto isolato di una singola persona. È simile all’assassinio di don Santoro e dei cristiani uccisi a Malatya, o anche come quello del mio amico, il giornalista armeno Hrant Dink». Ussak ne è certo: «Si tratta dell’azione di un gruppo, anzi di una gang. Tutti sanno chi sono: Ergenekon. La gang ha lo scopo di destabilizzare il Paese e scalzare l’attuale governo».

Conclude Cemal Usak: «In un Paese musulmano come la Turchia, la salvaguardia dei non-musulmani compete agli stessi musulmani. La responsabilità è loro. L’incidente non ha una motivazione religiosa, anche se sentimenti religiosi sono sfruttati nella vicenda. I motivi paiono piuttosto politici».

 

Fonti cattoliche, rilanciate da Asianews, ammettono che vi siano motivazioni personali nella vicenda. In ogni caso, stando a nostre informazioni, tra i cristiani non si trova nessuno che creda che questo omicidio sia stato causato solo da motivi personali, anche se nessuno lo affermerebbero pubblicamente. Tutti credono che dietro ci sia un complotto di determinate correnti politico-social-nazionaliste, nella stessa falsariga dell’assassinio di Andrea Santoro e dei tre missionari protestanti a Malatya. La stessa organizzazione accusata da Usak, una corrente, questa, che da anni complotta contro il governo per destabilizzare il Paese e dare scuse adeguate all’esercito e alle forze radicalmente laiciste per intervenire e prendere in mano il potere.

 

Più verosimilmente, c’è però chi afferma che siano vere entrambe le motivazioni. Le forze destabilizzatici avrebbero potuto benissimo sfruttare una situazione umanamente difficile come quella che esisteva fra il vescovo e il suo autista, una personalità debole, per girarla secondo i propri interessi. Si saprà mai la verità? Lo sperano tutti, ma sarà difficile. Lo sperano tutti salvo coloro che pescano nel torbido.

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