Bellezza addio

Adelia Battista - Archinto
Bellezza addio
Di Adelia Battista avevamo già letto e recensito Ortese segreta. Ci ritroviamo oggi tra le mani questo suo secondo libro, Bellezza, addio, pubblicato da Archinto, che presenta le lettere di Anna Maria Ortese al poeta Dario Bellezza, scritte dal 1972 al 1992.

 

Quando la Ortese conobbe Bellezza nel 1970, a Roma, aveva 56 anni; Dario Bellezza solo 26 e si accingeva a pubblicare la raccolta Invettive e licenze che lo avrebbe imposto all’attenzione della critica. Nacque subito un’amicizia tenera e vitale che durò fino alla morte del poeta, avvenuta nel 1996. Un amicizia che li portò a condividere sogni e progetti in una vita per entrambi non facile. A testimonianza di questo rapporto restano le lettere che la Ortese scrisse dopo quel primo incontro e soprattutto più tardi quando si trasferì nel 1975 a Rapallo. Lettere che, per una circostanza casuale, Adelia Battista si trovò tra le mani.

 

Si era sul finire degli anni 70, e Adelia Battista si trovava ad Avellino, sua città natale: frugando tra i libri che un attento e meritevole edicolante aveva collocato all’interno del suo magazzino, trovò L’Iguana della Ortese con la presentazione di Dario Bellezza. Fu attraverso quell’unico libro che conobbe Dario e Anna Maria e li cercò.

 

«Non mi era mai capitato di essere affascinata da uno scrittore, indirettamente, così». Dapprima incontrò Dario Bellezza a Roma, poi nel portare a termine la sua tesi di laurea sulla Ortese, conobbe la scrittrice a Rapallo.

Qualche anno dopo, Bellezza, malato e bisognoso di denaro per le cure, conoscendo l’interesse della Battista per la Ortese, le comunicò il desiderio di venderle le lettere che la Ortese gli aveva indirizzato in quegli anni. «Quelle missive ricevute per venti anni – scrive la Battista –, scandivano un tempo significativo per lui. Aveva condiviso con Anna il lavoro, la pubblicazione di molti libri, aveva sentito il conforto, l’indulgenza, vero sostegno alla sofferenza a cui si espongono i poeti».

 

Erano la testimonianza viva di un amore puro ed assoluto della Ortese per il tormentato poeta, al quale tutte le volte che lo aveva sentito abbattuto per l’inimicizia del mondo, aveva sempre rivolto l’invito a non odiare: «Non essere in te nemico a nessuno». La Battista telefonò infine alla Ortese per dirle quanto era accaduto. Al che la Ortese, per niente sorpresa, le domandò solo il motivo di quel suo gesto e infine , con una voce un po’ divertita, commentò: «Le mie lettere… sono piccole note, come quelle della lavandaia».

 

Altro che note della lavandaia! In quelle carte la Battista aveva trovato il senso più profondo di un’amicizia vera, tra le più singolari del novecento, rimanendo colpita soprattutto dalla bellezza e dalla profondità della scrittura e dalla comprensione che Dario e Anna Maria s’erano donati. Da quel momento non smise di leggere e rileggere quelle carte che le davano la possibilità di entrare in comunione con l’animo della Ortese scorgendovi una sete infinita di vero, di bene e una grande umiltà di fronte «allo spirito della Bellezza, della Memoria, e dell’Eterno respiro in cui molto credeva».

 

Solo i poeti, annota la Battista, sanno cogliere l’invisibile, l’incompiuto, ed anche i grandi visionari che rendono presente l’eterno-assente, proprio lì dove «la visione non ha confini, è ardua e illuminata, ed è forse qui che il poeta Dario Bellezza ha potuto afferrare l’ignoto di Anna Maria Ortese e la scrittrice quell’ignoto, tanto più noto del noto, del giovane amico».

 

Grazie alla Battista oggi possiamo leggere le lettere della Ortese che ci svelano la radice della sua comunione senza limiti con Bellezza, in una libertà estrema: conoscendo la profonda inquietudine spirituale di Dario, Anna Maria Ortese desidera per lui una consistenza che lo aiuti a superare l’angoscia della contingenza. Lei ha fiducia, può credere in Dio, ed esprimere la sua visione di speranza che include l’amico caro, tanto da scrivergli: «Io credo che ci sia uno spirito con tanti volti. E tu fai parte di questo spirito, o respiro eterno (o Dio)».

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