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Attentato antisemita in Australia, musulmano ferma i terroristi

di Michele Zanzucchi

- Fonte: Città Nuova

Michele Zanzucchi, autore di Città Nuova

Anche nel continente più lontano dal Medio Oriente e dalla guerra di Gaza esplode come una molecola sociale impazzita l’antisemitismo, a Sydney. Sedici morti, una trentina feriti

Candele in segno di solidarietà con le vittime della sparatoria contro la comunità ebraica a Bondi Beach, Sydney, Australia, sulla spiaggia di Tel Aviv, Israele, il 14 dicembre 2025. Almeno 16 persone sono state uccise in una sparatoria durante i festeggiamenti per la festa di Hanukkah della comunità ebraica a Bondi Beach, Sydney, Australia. EPA/ABIR SULTAN

Anche in Australia! Lo abbiamo pensato un po’ tutti di fronte all’attentato di Sydney. Ma lo Stato dell’Oceania è uno dei più esposti alla ricezione delle tensioni internazionali, perché luogo di ospitalità per tanti migranti in fuga dalle guerre di questo mondo, mediorientali soprattutto.

EPA/JOANNA KORDINA AUSTRALIA AND NEW ZEALAND OUT

I fatti. Domenica 14 dicembre 2025, a Sydney, in Australia, un attacco terroristico antisemita si è consumato sulla celebre spiaggia di Bondi Beach. L’obiettivo era la folla riunita per celebrare il primo giorno della festività ebraica di Hanukkah. Il bilancio parla di almeno 16 vittime e una trentina di feriti, molti dei quali in gravi condizioni. Tra le vittime confermate figurano il rabbino della città, Eli Schlanger, e una bambina di 12 anni. Gli aggressori, identificati come un padre di 50 anni e il figlio di 24, erano armati di fucili e avevano con sé ordigni esplosivi. Uno dei due attentatori è stato ucciso dalla polizia sul posto, mentre il secondo è rimasto ferito gravemente.

Le autorità, guidate dal primo ministro Anthony Albanese, hanno immediatamente condannato l’azione definendola un «atto puramente malvagio, antisemita e terroristico». Albanese ha sottolineato che si è trattato di un attacco mirato contro gli ebrei australiani e ha dichiarato il lutto nazionale. Uno degli aggressori era già noto ai servizi di intelligence. La polizia ha anche rinvenuto due ordigni esplosivi non attivati nell’abitazione dei due uomini. Un atto eroico che ha evitato un bilancio ancora più pesante è stato quello di un fruttivendolo musulmano, Ahmed al Ahmed, che è intervenuto per disarmare uno dei killer, rimanendo ferito.

Uno dei due aggressori è stato identificato secondo i media locali come Naveed Akram. La polizia del Nuovo Galles del sud ha formalmente classificato la sparatoria come attacco terroristico, confermando che l’attacco è stato espressamente progettato per colpire la comunità ebraica di Sydney. Le forze dell’ordine stanno investigando attivamente per verificare l’eventuale coinvolgimento di un terzo aggressore nella strage. Il capo della polizia ha autorizzato poteri speciali per garantire che, se tale minaccia esistesse, la polizia sia in grado di neutralizzarla rapidamente.

Un memoriale improvvisato a Bondi Beach a Sydney, Australia, il 15 dicembre 2025. EPA/MICK TSIKAS AUSTRALIA AND NEW ZEALAND OUT

La strage di Bondi Beach è la peggiore in Australia dal 1996 e ha risollevato nel Paese l’annoso dibattito sulla necessità di leggi più severe sul possesso di armi. L’episodio si inserisce in un contesto di una crescente ondata di antisemitismo, acuito dalla guerra tra Israele e Gaza. La comunità ebraica australiana si è detta sotto shock e ha ribadito la richiesta al governo di misure più efficaci per combattere l’odio antiebraico. Messaggi di ferma condanna e di solidarietà sono giunti da tutta la comunità internazionale.

Alcune riflessioni paiono necessarie: in primo luogo che l’antisemitismo non ha più frontiere. L’Australia, a lungo uno dei Paesi più accoglienti per gli ebrei, sta rapidamente degradando, soprattutto per la presenza di numerosissimi immigrati di comunità “in sofferenza”. Anche l’Europa è associata a questo degrado, tanto che la migrazione di ebrei da Europa e Australia (e anche da Israele) verso l’America settentrionale è in forte aumento.

Non si può poi nascondere che le modalità disumane usate nella Guerra di Gaza dall’esercito israeliano e dalla sua intelligenze stiano provocando malessere un po’ ovunque, e che certe frange più sensibili delle comunità islamiche si sentano chiamate a “vendicare” l’affronto di Gaza. Non ci sono, almeno così sembra, pianificazioni precise di tali vendette, che paiono maturare in ambienti chiusi familiari, come è il caso di Sydney.

In terzo luogo, appare evidente come l’antisemitismo sia una grave malattia della nostra umanità, il più grave e duraturo di numerose altre “fobie” che colpiscono gruppi etnici, religiosi o sociali. L’odio sociale provoca altro odio, che colpisce dove e quando non è noto sapere in anticipo. Più tossine circolano nel corpo sociale della nostra umanità, specie se amplificate dal sistema comunicativo dei social, più le polarizzazioni esplodono talvolta in atti di barbarie terroristica.

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