Dicono qualcosa di significativo queste parole di papa Leone (agli Agostiniani) nel percorso verso la prossima Assemblea generale ordinaria che il Movimento dei Focolari celebrerà nel 2026? Penso di sì, e le abbiamo prese come rivolte a noi, impegnati in una preparazione partecipativa e sinodale, dove tutto il popolo nato dal carisma dell’unità possa esprimere quello che ritiene necessario nel nostro cammino come realtà ecclesiale, in un mondo sottoposto a cambiamenti veloci e sconvolgenti. Vorremmo che fosse un’occasione per vivere in profondità un cammino di conversione e rinnovamento spirituale, sostenuto dal «sopravvento abbondante e irresistibile dello Spirito».
Ascolto, perché bisogna “ascoltare” prima di tutto la propria interiorità, la voce di Dio dentro di noi, la nostra coscienza. Ascolto, perché c’è bisogno di mettersi davanti a ogni persona in questo atteggiamento che, forse, permette che affiorino le intuizioni nate dall’amore, che si possono condividere e sono una ricchezza per tutti. In questi mesi mi ha toccato la frase di una persona che ha fatto suo il carisma trasmesso da Chiara Lubich, ma che per alcune difficoltà vissute non fa più parte della struttura del Movimento: «Vi auguro di continuare a vivere una nuova fase più costruttiva e fertile, come mi pare stia avvenendo. Mi auguro che non abbiate paura di confrontarvi con chi non condivide idee e con chi se n’è andato con sofferenza».
Proprio a questo ascolto ci ha spronato Margaret Karram, presidente dei Focolari. Ascolto rivolto anche alla Chiesa, alle Chiese, all’umanità che parla, a volte gridando; oggi tutto parla, a volte così velocemente e fortemente che non si riesce ad assimilare, a interpretare, a integrare, in un mondo dilaniato da violenze e guerre, e allo stesso tempo sostenuto da una miriade di azioni volte alla costruzione di una pace solida e duratura, giusta e fraterna.
Per questo l’umiltà è l’atteggiamento giusto, ci mette al nostro posto. Davanti a qualunque persona, coscienti di dover imparare e fare silenzio, testimoni di prossimità, di amore concreto verso ognuno. Sappiamo che nessuno ha tutte le risposte, per cui è necessario condividere quello che ciascuno ha di pensiero e di azione. Coscienti di aver bisogno di tutti, ci poniamo in questo atteggiamento «offrendo con umiltà i nostri fallimenti, chiedendo perdono e credendo nella Sua misericordia che fa nuove tutte le cose», sottolinea la Karram. Umiltà che ci fa capire chi siamo noi, e chi è Lui, che ci rende coscienti del nostro vero essere: «È un’umiltà, un’inesistenza che va vissuta sempre; è base del vero amore, nostra tipica vocazione, ed effetto di essa», esortava Chiara Lubich.
Ancora papa Leone sottolinea: «L’unità sia un oggetto irrinunciabile dei vostri sforzi, ma non solo: sia anche il criterio di verifica del vostro agire e lavorare insieme, perché ciò che unisce è da Lui, ma ciò che divide non può esserlo». L’unità, elemento tipico e definitorio del nostro carisma, non solo è una meta da raggiungere ma anche punto di partenza. Un’unità che cresce, che si allarga e contempla sempre più sfumature; un’unità che si costruisce su quell’amore che sgorga dalla croce, in quel grido, «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato» (Salmo 21), capace di unire cielo e terra, umano e divino, uomini e donne, popoli, cuori, menti…
L’unità diventa codice di condotta, base del lavoro e obiettivo da raggiungere. L’unità è ciò che Dio vuole da noi, un Suo dono, agognato e cercato nella vita quotidiana praticando l’amore reciproco. È il “di più” della spiritualità dell’unità tipica del carisma di Chiara Lubich, patrimonio della Chiesa. Per cui, il percorso proposto nella preparazione della prossima Assemblea si centra sul desiderio di vivere una profonda esperienza di unità, incominciando dai piccoli gruppi, dalle comunità, dalle diverse aree geografiche, un cammino di discernimento comunitario e sinodale, espressione di quel “di più” che caratterizza questa spiritualità.
Una partecipazione aperta a tutti, dai piccoli ai grandi, a tutta la famiglia del Movimento. Tutti i contributi sono preziosi, necessari, ma se vissuti ed espressione dell’unità, offriranno quel “di più” che ci deve guidare nel nostro vivere e lavorare, nel nostro servire; altoparlante di una vita di amore e donazione rinnovata, che ci apre alla novità soave o struggente che Dio ci vuol donare, per oggi, per domani, per i prossimi anni.
Inoltre, come ci ricorda Margaret Karram nella preghiera che ci accompagna in questo cammino, rivolgendosi a Gesù, «Ti affidiamo fin d’ora il nostro lavoro: conducilo Tu, come nostro Maestro in mezzo a noi; illumina con la Tua luce ogni nostro passo, perché l’Opera di Maria compia in pienezza il suo disegno e possa contribuire sempre più a realizzare il Tuo Testamento: “Padre … che tutti siano uno” (Gv 17, 11.21)».
Ascolto, umiltà e unità. Tre parole. Tre desideri. Tre atteggiamenti. Tre orientamenti. Buon cammino!, come si dicono i pellegrini del Cammino di Santiago quando s’incrociano; un pellegrinaggio interiore ed esteriore che ci porta a quei confini del mondo, oggi da scoprire, insieme, in unità, con speranza, quella che ci porta a essere costruttori di pace. In ogni relazione, in ogni impegno, in ogni ambito del nostro esistere, anche nel preparare la prossima Assemblea. Buona Assemblea!