Spesso accade che nel momento in cui arriva un bambino in famiglia, tutto inizi a ruotare attorno a lui. Questo è sicuramente in parte inevitabile. Il nuovo arrivato richiede tutta una serie di attenzioni e di nuove organizzazioni e sarebbe davvero difficile riuscire a focalizzarsi anche su altro. Le poppate, le notti insonni, ma anche la gioia per il nuovo arrivato, e tante sfide che i neogenitori si trovano ad affrontare, fanno sì che nel primo periodo tutto il resto venga messo in secondo piano.
È necessario, però, che questo accentramento assoluto sia momentaneo.
La nascita di un figlio, soprattutto se si tratta del primo, ed il successivo passaggio da coppia a famiglia richiede un lento processo di trasformazione in un’ottica di reciprocità: genitori e figli si adattano l’un l’altro. Ai genitori è richiesto lo sforzo di allargare il proprio campo visivo. Adesso non si può pensare più solo ai propri bisogni, è necessario tenere a mente anche i bisogni del bambino. La coppia deve ridefinire i propri confini, cercare nuove modalità di essere in relazione che includano senza escludere nessuno.
Al bambino parallelamente è richiesto un adattamento alla vita. Tanti stimoli nuovi che prima nel grembo materno non venivano percepiti adesso si palesano più forti che mai. Ed è in questo adattamento reciproco a cui tutti sono chiamati, che diventa indispensabile che i genitori possano non perdersi e possano ricordare chi erano prima. Il bambino nel primo periodo della propria vita sperimenta una grande onnipotenza. Di solito se ha un bisogno di qualsiasi tipo ci sono i genitori, i nonni, e tutte le figure di accudimento che ruotano attorno lui che cercano di rispondere prontamente a quel bisogno. È normale che sia così, ed è anche questo che aiuterà il bambino a sviluppare una fiducia di base verso le persone.
Man mano che il bambino cresce, cresce con lui però anche la capacità di aspettare, la necessità di rapportarsi anche con aspetti frustranti della vita, e la consapevolezza che non tutto quello che desidero può essere ottenuto.
Queste consapevolezze si sviluppano in parte frequentando il mondo extrafamiliare. Si pensi, ad esempio, al contesto del nido o della scuola dell’infanzia. Lì il bambino sperimenta che ci sono altri coetanei che hanno gli stessi suoi diritti e bisogni che possono più o meno essere esauditi. È impensabile, infatti, che un’insegnante possa esaudire i desideri di tutti i suoi studenti. È necessario però che il lavoro venga svolto anche a casa. Se, infatti, all’interno dell’ambiente domestico il bambino sperimenta che l’unica cosa che conta sono i suoi bisogni, sarà difficile poi riuscire ad integrarsi bene all’interno del mondo sociale.
Come possono i genitori aiutare il bambino a fare ciò? In primis recuperando il proprio essere persone. Spesso mi capita di parlare con genitori che hanno completamente abdicato ai propri diritti a favore dei diritti dei figli: «Dr.ssa ci è impossibile guardare un telegiornale la sera, guardiamo solo cartoni animati» «non possiamo andare a cena fuori, mio figlio si annoia né possiamo lasciarlo a qualcuno perché non vuole»; «in macchina devo sedermi dietro perché è il bambino che vuole stare davanti». E così via. Questi sono solo alcuni esempi di frasi che mi è capitato più volte di sentire. È estremamente comprensibile che un genitore voglia andare incontro ai bisogni del proprio figlio. È parallelamente necessario però che non si dimentichi di sé stesso.
Questo al fine sia di far crescere figli che non credano che tutto l’universo giri attorno a loro, andando poi incontro a delusioni molto difficili da gestire, sia per dare delle linee guida flessibili ma chiare che non permettano al bambino di dettare legge all’interno della famiglia. Come può infatti un bambino crescere se il potere dell’educazione è nelle proprie mani? Lo stile educativo deve essere nelle mani dell’adulto, il quale valuta di volta in volta quale sia la scelta migliore da compiere, assumendosene la responsabilità. Tenendo conto certamente dei desideri e dei bisogni del bambino, ma anche dei propri. Solo così sarà possibile trovare uno stile genitoriale che permetta lo sviluppo di personalità equilibrate nei figli, i quali sapranno a loro volta riconoscere i bisogni propri e quelli degli altri in un’ottica di reciproca interazione.
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