Arresti eccellenti per disastro ambientale

In manette l’ex prefetto Catenacci e l’ex braccio destro di Bertolaso. Le accuse sono di associazione per delinquere e truffa. Tra gli indagati anche l’ex governatore Bassolino
depuratore di cuma

Era il mese di luglio del 2009 e sulle spiagge deserte di una buona parte delle coste campane c’erano frotte di gabbiani che accorrevano da ogni dove. Il loro obiettivo era i vermi. Tanti, tantissimi vermi che si muovevano sulla sabbia o galleggiavano nel mare. Le telecamere delle tv campane continuavano a mandare in onda delle immagini raccapriccianti di una costa deturpata, in particolare quelle puteolana e quella casertana, mentre tra i bagnanti si diffondeva il panico: chi lamentava dolori addominali, chi parlava di dolorose dermatiti. La causa, secondo le istituzioni, era il mancato funzionamento dei depuratori. Un problema mai risolto, che anche nel 2010 ha portato al divieto di balneazione su un lunghissimo tratto di una delle coste tra le più belle e pittoresche d’Italia, con somma rabbia e indignazione di turisti e residenti, che hanno continuato imperterriti a tuffarsi nelle acque apparentemente limpide del litorale.

 

Adesso, a spiegare almeno una parte di quell’inquinamento, arriva un’inchiesta della magistratura (proseguimento della precedente operazione rompiballe), che ha già portato all’arresto di 14 persone. La lista è lunga e piena di nomi eccellenti. C’è l’ex braccio destro di Guido Bertolaso, Marta Di Gennaro, e c’è l’ex prefetto, nonché commissario per l’emergenza rifiuti in Campania, Corrado Catenacci, e c’è anche il Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del ministero dell’Ambiente, recentemente scelto per gestire i fondi per il rischio idrogeologico in Abruzzo. In manette sono finiti, tra gli altri, pure Generoso Schiavone, responsabile della Gestione acque per i depuratori della Campania, e Mario Lupacchini, dirigente del settore Ecologia della Regione.

 

Per tutti, le accuse sono di associazione per delinquere, truffa e disastro ambientale, con traffico illecito di rifiuti e scarico illegale in mare di acque reflue industriali dal 2006 al 2008. Non mancano tra i 38 indagati illustri l’ex governatore campano Antonio Bassolino, l’ex capo della sua segreteria politica, l’ex parlamentare Gianfranco Nappi, e l’ex assessore regionale all’Ambiente Luigi Nocera.

 

L’operazione, eseguita dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico e dalla Guardia di finanza di Napoli, è stata coordinata dalla Procura partenopea. In base a quanto ricostruito nel corso delle indagini, esisteva un accordo illecito tra funzionari pubblici e gestori degli impianti di depurazione campani, che ha portato allo sversamento abusivo in mare del percolato: un pericolosissimo liquido che viene prodotto dai rifiuti urbani putrefatti, accumulati nei siti di stoccaggio e nelle discariche. Il percolato veniva immesso, senza essere trattato, nei depuratori e da questi direttamente in mare, contribuendo ad inquinare un lunghissimo tratto di costa campana, che va dal salernitano al casertano.

 

Le indagini, comunque, continuano e non sono esclusi altri colpi di scena. La speranza è che si accertino le responsabilità di un disastro ambientale che sta annientando la Campania intera, colpendo nel profondo la dignità della popolazione, con gravi ripercussioni sull’intero Paese.

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