Angela Merkel e la comune responsabilità della pace

Il dialogo tra religioni e culture diverse, sottolinea la cancelliera tedesca, sono la base dell’Europa e di una convivenza pacifica, perché è dalla non conoscenza che nasce facilmente il pericolo dei pregiudizi e del risentimento.
Angela Merkel
Angela Merkel

In Germania in questi giorni si vive l’atmosfera pre-elettorale. A conferma della stabilità della situazione politica del Paese, la cancelliera Angela Merkel sembra avviarsi alla rielezione per arrivare al suo quarto mandato consecutivo. Un’amica tedesca mi diceva che, comunque vadano le cose, la distanza fra l’attuale Primo Ministro e Shultz, suo principale avversario, è minima, non tanto in termine di proiezioni di risultati, quanto di agenda politica. Qualcuno, commentando il dibattito televisivo tenutosi qualche settimana fa, ha detto: “Aspettavo il momento in cui si sarebbero abbracciati”.

Fa pensare una politica di questo tipo, lontano dal modello dei duelli infuocati tra Donald Trump-Hillary Clinton dello scorso anno negli USA e anche dai talk-shows italiani, in cui nessuno ascolta nessuno e tutti continuano a parlare.

In un tale contesto elettorale, la Merkel si è presentata domenica scorsa alla grande platea della Halle Münsterland della Messe und Congress Zentrum, affollata da più di duemila persone in occasione dell’inaugurazione del convegno annuale organizzato a Münster dalla Comunità di Sant’Egidio. Senza dubbio una platea prestigiosa per la sua campagna elettorale.

La cancelliera aveva già presenziato anche all’Assemblea della Comunità romana tenutasi a Monaco nel 2011 in occasione del decennale delle Torri Gemelle. Domenica scorsa, dopo aver ascoltato i saluti del vescovo Felix Genn e del sindaco della città di Westfalia, Markus Lewe, che hanno fatto gli onori di casa e l’intervento, come sempre di spessore, del professore Andrea Riccardi, capace di dare una lettura storica accurata ed originale dell’ultimo ventennio, la Merkel si è rivolta alla platea offrendo una lettura dell’Europa e del mondo attuale che torneranno utili per intuire dove andrà la Germania nei prossimi anni.

Un primo aspetto che è emerso dal suo discorso è la coscienza del ruolo che la religione gioca oggi nei singoli come nelle comunità. É necessario – ha affermato la Merkel – fare in modo che “la religione non sia più abusata per dare un senso alla violenza”. Le comunità religiose sono chiamate a opporsi al tentativo di sequestrare la religione per calpestare la dignità dell’uomo.

Nel panorama delle diverse convinzioni religiose, con le loro filosofie e pretese di verità, è necessario, da una parte non ignorare le diversità e, dall’altra, impegnarsi e valorizzare il dialogo interreligioso, un esercizio che non è mai semplice. La fede, infatti, ha sottolineato la statista tedesca, “tocca la parte più intima dell’uomo” ed è necessario conoscersi nelle rispettive differenze, perché sappiamo che dalla non conoscenza nasce facilmente il pericolo dei pregiudizi e del risentimento.

Bandiera dell'Unione europea
Bandiera dell’Unione europea

Un punto, quest’ultimo, che mi pare fondamentale per capire quanto anche l’Europa debba rivedere i parametri della sua laicità, un processo nato proprio con il Trattato di Westfalia, firmato nella Rathaus di Münster. Nessun politico europeo fino a qualche anno fa si sarebbe sognato di parlare di religione in un suo intervento pubblico, tanto meno in clima elettorale. Il fatto che la cancelliera abbia avviato il suo discorso proprio partendo dal ruolo della religione nella vita del nostro mondo attuale, sottolineando il ruolo del dialogo fra le diverse fedi, deve far riflettere tutta l’Europa, in particolare quella occidentale, su quanto sia cambiata la sensibilità del mondo nei confronti di una dimensione, quella religiosa, che negli ultimi secoli era stata privatizzata.

Un secondo elemento che ha fatto da fulcro nel discorso della Merkel è stata la necessità di armonizzare obiettivi comuni e diversità di Paesi, etnie, culture e gruppi linguistici. “Parlare di obiettivi comuni non vuol dire andare verso l’annientamento delle differenze, perché l’Europa resta un continente della diversità fra persone e Stati. Si tratta di aspetti naturali ed è possibile convivere con queste differenze. È necessario, però, avere una comprensione di base comune della dignità dell’uomo, della libertà e delle responsabilità. Noi europei dobbiamo fare l’esperienza che il benessere e la pace si influenzano”.

In questi processi, ha sottolineato la cancelliera tedesca, è necessario sviluppare un profondo senso di fiducia reciproca. È una capacità che, in Europa, abbiamo messo più volte alla prova e che dovrà essere testata anche in futuro. In tal senso, con un riferimento alla Brexit, ha voluto lanciare un monito perché non si ripetano ancora fratture di questo tipo nel cuore dell’Unione. “I 27 paesi membri dell’Unione Europea dovranno trovare risposte soddisfacenti e convincenti sul futuro dell’Europa. Abbiamo di fronte varie sfide, soprattutto dobbiamo rendere l’Europa competitiva e resistente alla crisi. È necessario concentrarci su compiti che possiamo risolvere meglio sia a livello europeo che a livello nazionale.”

Centrale, poi, la sfida delle migrazioni. La Merkel ha tracciato un disegno ad ampio respiro, ricordando che come europei non dobbiamo abituarci alle crisi nel mondo o fare come se non ci riguardassero. “Ci sono valori fondamentali sui quali si basa la nostra convivenza e la cui validità non si ferma alle frontiere dell’Europa. […] Non possiamo lasciare da solo i Paesi in crisi. Papa Francesco lo ha sottolineato nell’incontro mondiale di preghiera per la pace Assisi l’anno scorso. […] Vorrei citarlo: ‘La pace vuol dire collaborazione scambio vivo e concreto con l’altro che costituisce un dono e non un problema’”. In tal senso la Merkel ha insistito sulla necessità di sentirci una comunità globale.

La statista ha toccato altri punti fondamentali del panorama politico e sociale del mondo d’oggi, ma ha voluto concludere citando un altro papa, Giovanni Paolo II, che ad Assisi nel 1986 aveva definito la pace come ‘un cantiere aperto’, la cui responsabilità non è limitata agli specialisti, ai sapienti e agli strateghi. La pace è una responsabilità universale, passa attraverso mille piccoli atti della vita quotidiana.” “Noi insieme – ha concluso la Merkel – abbiamo una comune responsabilità per la pace nel mondo.”

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