C’è chi incontra la musica per caso, e chi viene salvato dalla musica. Alessandro Calori, in arte Quadrio, appartiene alla seconda specie. Da bambino si portava addosso un’inquietudine silenziosa, di quelle che non fanno rumore, ma scavano. Figlio unico, cresciuto tra presenze fragili, sentiva che dentro qualcosa non trovava parole. Poi, un giorno, la musica fa irruzione: una cascata improvvisa. «Finalmente vedevo la speranza», racconta. Qualcuno, finalmente, lo capiva. A 11 anni comincia a divorare riviste musicali, a perdersi nei negozi di dischi come in luoghi sacri. Poco dopo arriva la chitarra. Amore a prima vista, come accade solo alle cose che ti cambiano la vita. Le prime canzoni, le prime band, i primi concerti al liceo: piccoli palchi, emozioni enormi.
Poi l’Inghilterra. Ogni estate, dai 14 anni in poi, un mese tra Regno Unito e Irlanda. Alessandro si innamora di tutto: della cultura mod, del calcio inglese, del cinema, dei negozi di dischi dove si respirava storia. Ma soprattutto della musica anglosassone, che gli entra nella pelle e non lo lascerà più. È lì che prende forma, lentamente, il suo sguardo sul mondo. Tra i 16 e i 22 anni lavora come commesso nei negozi di dischi, anche a Porta Portese. Vive letteralmente immerso nella musica. A 19 anni gli propongono perfino di gestire uno store intero. Non è solo un lavoro: è appartenenza. È capire che quella passione non è un hobby, ma una strada.
In quegli anni prende coscienza del suo universo sonoro: il british rock nelle sue infinite sfumature, il rock psichedelico americano degli anni ’60, il soul, il funky, il jazz che arriva come un soffio leggero ma decisivo. Tutto si deposita dentro, come strati di un’identità che sta nascendo. Lo studio diventa allora un atto d’amore. Chitarra moderna a Roma, poi il Saint Louis, l’Università della Musica. E ancora Londra: il Guitar Institute, l’ACM di Guildford. Anni di disciplina e di ricerca dei suoni. Ma sotto la tecnica resta sempre quella fenditura originaria: la solitudine, trasformata in ascolto.
Nel frattempo Alessandro si laurea anche in Economia e intraprende una carriera brillante in banca. Una carriera “pazzesca”, come si dice. Ma voi ce lo vedete un inquieto musico tra conti, budget e preventivi? E, infatti, a un certo punto, la musica torna a bussare più forte di tutto. Molla il “sicuro” posto fisso — a 29 anni era il più giovane direttore di filiale d’Italia — e decide di iscriversi a Scienze riabilitative delle professioni sanitarie per far incontrare due vocazioni sociali e necessarie: la fisioterapia neurologica e la musica.
Quadrio: un viaggio tra soul, rock inglese e cantautorato italiano. Credit: Quadrio.
Nasce così Quadrio, il suo progetto solista. Un nome essenziale, quasi nudo. Un cantautore che si definisce con delicatezza spiazzante: «indie-pop della solitudine emozionale». La sua musica è un intreccio paziente di tre mondi: il soul e il funky-jazz della Motown e della Stax; il rock inglese immortale dei Beatles, degli Who, degli Oasis; il vento dei cantautori italiani che hanno messo le emozioni al centro della ricerca.
Quadrio è il modo in cui la solitudine diventa materia luminosa e servizio emozionale. Le sue canzoni non urlano: restano. Camminano accanto a chi ascolta. Oggi Alessandro vive a Roma, è il felice papà di Arturo, continua a studiare, a scrivere e a raccontare la musica anche attraverso il suo spazio social: un contastorie musicale garbato e coltissimo, che sorprende con particolari inattesi e preziosi, dove condivide non solo i suoi brani, ma anche le “fonti”, le genealogie invisibili delle canzoni.
In fondo la sua storia è questa: un bambino inquieto che ha trovato nella musica una casa, fatta di suoni, di silenzi, di domande forse senza risposta, ma sempre aperta agli altri. Alessandro continua a condividere ascolti, radici musicali e racconti, come si fa tra persone che si riconoscono. E fra pochissimo tornerà anche dal vivo, nei locali di Roma, con il suo nuovo progetto. La sua musica non promette soluzioni, ma presenza: una ex solitudine che oggi fa compagnia.