Sfoglia la rivista

In profondità > Itinerari dello spirito

Agostino ha per tutti la parola giusta

di Oreste Paliotti

- Fonte: Città Nuova

L’ultimo libro di Gabriele Ferlisi è un “ritratto” veridico del grande vescovo di Ippona

Sant’Agostino, una foto di Ambito lombardo, Public domain, Wikimedia Commons

«Non sono un pittore e non ho mai preso un pennello in mano, ma ora ci voglio provare, perché ardo dal desiderio di abbozzare un ritratto di sant’Agostino come lo immagino io: bello, luminoso, umano, vicino a ciascuno per sussurrargli al cuore la parola giusta che incoraggia, conforta, consiglia, ammonisce». Così si esprime Gabriele Ferlisi, introducendo il suo Ritratto di Agostino in trenta pennellate, edito da Áncora. Le “pennellate” sono trenta brevi capitoli nei quali questo agostiniano scalzo 82enne – tutta una vita dedicata allo studio e alla divulgazione appassionata del lascito di Agostino per l’uomo di oggi –, traccia il ritratto umano e spirituale di questo grande protagonista della storia del cristianesimo e del pensiero occidentale.

«Queste pennellate – continua padre Ferlisi – saranno certamente poche a confronto di quelle che servirebbero per delineare in maniera più definita il ritratto di Agostino uomo, convertito, monaco, mistico, pastore, teologo, padre; comunque spero che queste trenta riescano a far amare di più quest’uomo, che l’iconografia rappresenta con un cuore fiammeggiante trafitto dalla freccia della Parola di Dio, e che è universalmente riconosciuto come uno straordinario dono di Dio alla Chiesa e all’umanità». Proprio l’effetto che la lettura cordiale di questo innamorato del suo fondatore ha avuto su di me. Se è vero, come ho letto da qualche parte, che non passa giorno senza che nel mondo venga pubblicato un nuovo libro sul santo di Ippona, questo di padre Ferlisi non dubito sarà un validissimo contributo per far conoscere ad un vasto pubblico un maestro di spirito che a tutti ha da dire la parola giusta, quella che arriva dritto al cuore.

Lo stesso entusiasmo contagioso rimbalza anche nell’intervista rilasciatami dall’autore. «All’epoca dei miei studi a Roma, che coincidevano con gli anni del Concilio Vaticano II, il mio primo approccio con sant’Agostino è stato necessariamente accademico, dato il tema scelto per la mia tesi di laurea in Teologia dogmatica: La memoria secondo Agostino. Dopo avrei voluto dedicarmi all’insegnamento, senonché le cose sono andate diversamente e per otto anni sono stato cappellano in una clinica per malati terminali. A 32 anni, in curia generalizia, il nuovo incarico del segretariato della formazione e della spiritualità mi ha portato ad avere un approccio più spirituale, umano con Agostino: dopo il teologo da studiare, l’ho scoperto amico, padre da cui imparare a vivere.

«In seguito è stato inevitabile scontrarmi con le solite inesattezze fatte circolare da chi poco e male conosce le sue opere: per esempio, che in gioventù era stato un donnaiolo, cosa che ho tenuto a smentire in questo libro. Infatti mai lui tradì la donna con la quale visse per 16 anni e dalla quale ebbe un figlio, Adeodato, né mai lei lo tradì. Anzi, quando essa, di cui non si conosce il nome, capì di essere di ostacolo alla carriera di Agostino, prese la decisione eroica di uscire di scena. Se poi sentivo parlare di pessimismo agostiniano, fremevo. Agostino divenne apostolo della misericordia di Dio proprio perché frutto e testimone di questa misericordia. Nasce da qui il suo ottimismo cristiano che si può cogliere, per esempio, nel commento al Salmo 50: “Se non hai potuto fare a meno del peccato, non vietarti la speranza del perdono”; o nel commento al Salmo 149,  quando mette sulle labbra di Dio queste parole rivolte a coloro che hanno un passato pesante come un macigno: “Non m’interessa ciò che siete stati finora; siate ciò che finora non siete stati”.  Questo sa dare Agostino: l’entusiasmo di chi ha sperimentato la misericordia. E come sviscera nelle Confessioni il cuore umano, l’interiorità e il bisogno di comunione: “Senza amici non avrei potuto essere felice”. E nella Lettera 130: “In tutte le cose umane nulla è caro all’uomo senza un amico”. Per conoscerlo bene, bisogna partire dall’approccio ad Agostino uomo.

«Nessuno poi parla di lui monaco.  Ma questa è una dimensione essenziale, perché è vero che prima della conversione aspirava a fare carriera, al matrimonio, a tante altre cose; ma quando si è convertito ha abbandonato l’insegnamento, la rincorsa agli onori, al matrimonio, a tutto, attirato dall’ideale del monaco. Ordinato sacerdote, è andato a vivere in comunità in un monastero di laici. E una volta consacrato vescovo ha trasformato l’episcopio in un monastero di chierici. Da solo, non poteva vivere. Agostino non era il teologo che a tavolino si mette a scrivere saggi: era un pastore a contatto con la gente che doveva coltivare nella fede e difendere dagli attacchi degli eretici. I suoi discorsi erano omelie e non conferenze accademiche. Era un santo, di una santità costruita nel tempo, e una persona umile, lui che alle anime consacrate diceva: “Avviatevi alle vette col piede dell’umiltà”. Umiltà che per lui non era soltanto una virtù ascetica, ma era una persona, come afferma nelle Confessioni 7, 18-24: “Non avevo tanta umiltà da possedere il mio Dio, l’umile Gesù”.

«Non tener conto di tutto ciò è avere di Agostino una visione riduttiva. Per questo mi proponevo di presentare un ritratto su come io, suo figlio spirituale, vedo lui. Senza polemizzare, perché le polemiche chiamano altre polemiche, senza arrivare mai ad una soluzione. Da tali sentimenti è nato questo Ritratto di Agostino in 30 pennellate. Le quali potrebbero essere tante di più perché lui è un prisma dalle molte facce che non si finisce mai di esplorare, un grande sotto tanti aspetti. Ed è un dono di Dio non solo all’Ordine agostiniano, alla Chiesa, ma all’umanità. In lui tutti ci ritroviamo. Ecco perché ho scritto questo libro: per dire agli altri la bellezza di quest’uomo nella sua completezza, in modo che possa fare ancora più bene di quello che già fa».

Non poteva mancare l’accenno al nuovo papa, Leone XIV, primo agostiniano successore di Pietro. «Quando lui, padre Robert Francis Prevost, nel 2013 stava per finire il suo secondo sessennio come priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino (il primo dei tre rami della famiglia agostiniana), io ero all’inizio del mio primo e unico mandato di priore generale degli agostiniani scalzi [2011]. Ci sono stati fra noi rapporti di collaborazione, ma non di vita comune. Tuttavia la conoscenza che ho di lui è di un uomo serio e sereno, che pensa prima di parlare, mite, profondamente spirituale, un uomo di Dio. Quando subito dopo l’elezione a papa si è presentato fuori la loggia della basilica per il suo primo saluto, ha rivelato subito la sua profonda agostinianità: “Io sono un figlio di sant’Agostino, agostiniano” e ha scelto di mantenere nel suo stemma pontificio lo stemma agostiniano del cuore fiammeggiante, trafitto dalla freccia della Parola di Dio: «Folgorato al cuore da te mediante la tua parola, ti amai». Il motto invece l’ha cambiato. Al posto di “Tolle lege, tolle lege – Prendi e leggi, prendi e leggi”, ha messo “In Illo uno unum – In Colui che è Uno, siamo uno” (Nell’unico Cristo siamo un solo Cristo”).  E questo è bellissimo. Agostino parlava sempre della Chiesa come Cristo totale, Cristo capo e noi sue membra, e la frase scelta da papa Prevost esprime quanto egli abbia assimilato l’ideale agostiniano.

«Quindi il mio pensiero è che Leone XIV – e già dalle prime mosse lo intravediamo – lo sentiremo parlare ed agire con le stesse parole e la stessa passione di sant’Agostino, con la sua stessa chiarezza, dolcezza e fermezza, con la sua stessa ansia di unità, comunione e missione. Questa agostinianità del nuovo papa è un valore aggiunto al suo ministero petrino».

Conclude padre Ferlisi: «Quanto mi sarebbe piaciuto vivere nella comunità di Ippona con Agostino come superiore!».

Riproduzione riservata ©

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come?
Scopri le nostre riviste,
i corsi di formazione agile e
i nostri progetti.
Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni:
rete@cittanuova.it

Esplora di più su queste parole chiave
Condividi

Ricevi le ultime notizie su WhatsApp. Scrivi al 342 6466876