Sfoglia la rivista

Firme > Scenari mondiali

Africa: giustizia e riparazioni

di Liliane Mugombozi

Boubacar Joseph Ndiaye, il grande curatore della Casa degli Schiavi dell’isola di Gorée, scomparso nel 2009, così si augurava: «Visitatori, nei vostri sorrisi addolorati mi piace leggere la vittoria dell’amore».

L’isola, patrimonio mondiale dell’Unesco, si trova al largo della costa del Senegal, di fronte a Dakar. Dal XV al XIX secolo è stata il più grande centro di commercio di schiavi della costa occidentale africana. Governata in successione da portoghesi, olandesi, inglesi e francesi, l’architettura degli edifici storici di Gorée è caratterizzata dal contrasto fra i tetri quartieri degli schiavi e le eleganti dimore dei commercianti. Oggi è al servizio della memoria dello sfruttamento umano e come santuario per la riconciliazione.

Proprio a Gorée, nel 1992, papa Giovani Paolo II affermò, parlando della tratta degli schiavi africani, che «il grido delle generazioni esige che noi ci liberiamo per sempre da questo dramma, perché le sue radici sono in noi, nella natura umana, nel peccato». E il pontefice concludeva con queste parole: «Non possiamo immergerci nella tragedia della nostra civiltà della nostra debolezza, del peccato. Dobbiamo rimanere fedeli ad un altro grido, quello di san Paolo: “Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia”» (Rm 5,20).

«Gorée [è] un simbolo potente della resilienza dell’Africa», ha affermato a Dakar l’on. Mohamed Ahamada Baco, vicepresidente della Commissione per la giustizia e i diritti umani del Parlamento panafricano. «La sua storia di punto focale della tratta transatlantica degli schiavi e di luogo di riflessione per la memoria collettiva dell’umanità lo ha reso un luogo profondamente significativo».

È da Gorée che il 10 dicembre scorso rappresentanti dei media, delle organizzazioni della società civile e della diaspora africana hanno invitato il Parlamento panafricano a impegnarsi per elaborare e adottare una legge che promuova iniziative di “giustizia riparatoria”.

In particolare, per “promuovere sinergie panafricane per la giustizia e le riparazioni” in previsione del tema 2025 dell’Unione Africana: “Giustizia per gli africani e le persone di origine africana attraverso le riparazioni”. Secondo l’Unione Africana, questo tema punta ad affrontare e riconoscere il danno provocato dalla tratta transatlantica degli schiavi, dalla schiavitù, dal colonialismo e dal neocolonialismo.

L’anno 2025 si annuncia impegnativo per tutto il continente, anche per «la costruzione di una narrazione, per promuovere la guarigione razziale tra l’Africa e i suoi discendenti nella diaspora globale, favorendo unità e comprensione reciproca».

Riproduzione riservata ©

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre riviste, i corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

Condividi

Ricevi le ultime notizie su WhatsApp. Scrivi al 342 6466876