Accoglienza senza se e senza ma

L'ospitalità è un dovere. Il rispetto della libertà religiosa. Il documento dei vescovi lombardi.
Di fronte a profughi e migranti disposti a morire affogati, pur di arrivare a Lampedusa, c’è «il dovere dell’accoglienza». Senza se e senza ma. E poi una stoccatina a chi fin dall’inizio dell’emergenza ha fatto un distinguo fra «profughi e clandestini», e a chi chiama in causa l’Europa. «Gli altri Paesi europei – rispondono i vescovi –, Germania e Francia in testa, accolgono già 600 mila e 200 mila profughi rispettivamente, mentre l’Italia è ferma a 55 mila».

 

Pur riconoscendo le difficoltà di organizzare l’emergenza, «occorre che si dia ai rifugiati, senza ritardi, un’accoglienza organizzata e competente – scrivono i vescovi nel comunicato emesso al termine dei lavori della conferenza episcopale lombarda, sotto la presidenza del cardinale Tettamanzi –. Sarà opportuno ospitarli in maniera decentrata e diffusa, con un attivo coinvolgimento delle comunità civili locali. Solo così li si sottrae all’illegalità e allo sfruttamento della malavita».

 

Secondo i Vescovi lombardi,  la Lombardia deve fare di più perché ha più risorse. Il documento  chiama in  causa le istituzioni civili, ma anche le Caritas, le parrocchie e persino le singole famiglie: «secondo lo stile di generosità tipico della nostra terra, chiediamo alle comunità cristiane di rinnovare proposte di accoglienza, a ogni credente gesti di accoglienza concreta».

 

Il documento ricorda anche la necessità di «riconoscere con franchezza che l’arrivo nella nostra terra di uomini e donne, giovani e bambini, impegna la nostra comunità civile a provvedere affinché l’ordine sociale sia sempre tutelato nell’interesse di ogni cittadino. Davanti alla migrazione, oltre al dovere d’accoglienza, siamo chiamati ad alzare lo sguardo e riconoscere le opportunità nuove e positive».

 

E infine un invito affinché  non manchi mai il rispetto per la libertà religiosa di ognuno. «Abbiamo più speranze che preoccupazioni: il Signore ci aiuti a leggere il tratto di storia che stiamo percorrendo e ci renda capaci di diventare generosi compagni di strada del migrante che giunge tra noi». 

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