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Persona e famiglia > Felicemente

Accettare il vuoto, per fare spazio al nuovo

di Benedetta Ionata

Solo incontrando l’altro nella libertà si potrà godere veramente la relazione. Non conquistando o controllando.

(Call me Fred/Unsplash)

Immagina di coinvolgere migliaia di persone, colorare loro i pollici di nero e chiedere a ognuna di lasciare un’impronta su una parete. Nessuna sarà uguale all’altra, perché ogni impronta è unica. Così è il dolore: diverso per ciascuno. Ognuno soffre a modo suo.

Tuttavia, ci sono elementi comuni tra le esperienze di dolore. Ed è proprio grazie a queste somiglianze che possiamo comprenderci e aiutare gli altri. Aiutare qualcuno che soffre significa offrirgli uno spazio sicuro per esprimere liberamente le proprie emozioni, con i suoi tempi e nel suo modo.

Noi terapeuti siamo spesso in disaccordo su tante cose, ma concordiamo su una: poter esprimere ciò che si prova è essenziale per affrontare il dolore. Qualcuno potrebbe dire che non è necessario essere così drammatici, che ci sono cose nella vita che restano. Sarebbe bello, ma purtroppo non è vero.

Diventare adulti significa capire che prima o poi perderemo tutto: persone, momenti, situazioni, idee. Nulla è per sempre. E se anche questo non ci piacesse, dobbiamo comunque accettare che il mondo andrà avanti anche senza di noi. Oppure potremmo essere proprio noi i primi a lasciare, a dire addio. E sarebbe sbagliato fingere che qualcosa duri per sempre, stringendo con forza per paura di perdere.

Ma che gusto c’è nel trattenere qualcosa solo per non lasciarla andare? Se stringo troppo forte un oggetto prezioso, non posso più godere del suo tocco. E se continuo a stringerlo per paura che mi venga tolto, finirò solo col farmi male. La gioia del possesso si trasforma in sofferenza.

Questo vale per tutto, oggetti, idee, relazioni, e l’unico modo per vivere in modo sano è aprire la mano, lasciare spazio. Non conquistare o controllare, ma incontrare l’altro nella libertà. Solo così si può davvero godere della presenza dell’altro.

Molti pensano che non aggrapparsi a qualcuno significhi non amarlo, ma è un errore, perché non è vero che chi ama deve controllare, stringere o pretendere. È come pensare che se non si combattono guerre, non ci sarà mai pace. Assurdo, no? Anche le piccole perdite fanno male e richiedono un processo di elaborazione, perché non avviene in modo automatico bensì richiede impegno. Alcuni dolori sono più intensi, più duraturi. Ma questo non significa che dobbiamo chiuderci all’amore o ai legami, per paura di soffrire.

Viviamo in una società che promuove il piacere e rifugge la sofferenza. Ma evitare il dolore rinunciando all’amore è come pagare una polizza sulla vita a un prezzo altissimo: perdere la possibilità di incontri autentici. Perché non si può godere davvero di qualcosa mentre si fugge dal rischio di perderla. Il modo per non soffrire di più non è amare di meno, ma imparare a lasciare andare quando è il momento. Vivere ogni relazione e situazione con intensità finché dura. Non restare fermi a ieri, ma vivere pienamente l’oggi.

Se ci sforzassimo ogni giorno di riscoprire l’altro, di rinnovare il nostro impegno, le relazioni sarebbero più vere, non più fragili. Il vero impegno è quello che nasce dall’amore, non dal dovere.

Vivere aspettando un momento migliore, un luogo migliore o una persona diversa non è una soluzione. Essere davvero vivi significa accettare il dolore del cambiamento, affrontare i passaggi della vita – dall’infanzia all’età adulta – sapendo che ogni fase porta con sé delle perdite, ma anche delle conquiste.

Ogni trasformazione implica una rinuncia, ma senza queste perdite non potremmo crescere. Il dolore fa parte del nostro sviluppo personale, più impariamo a lasciar andare, più diventiamo maturi. E più maturi siamo, meno ci aggrappiamo al passato e più facilmente affrontiamo il futuro.

A volte, per accogliere il nuovo, bisogna fare spazio. Come diceva il filosofo Jiddu Krishnamurti: una tazza serve solo quando è vuota. Non si è solo ciò che si possiede, ma soprattutto ciò che si è capaci di donare, e per donare bisogna anche sapere rinunciare. Accettare il vuoto, quel momento in cui qualcosa è andato via, è l’unico modo per lasciare spazio al nuovo. La vita è fatta di questo continuo alternarsi: riempirsi e svuotarsi, prendere e lasciare. E, anche se non sempre è facile o indolore, è l’unico modo per andare avanti.

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