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Inquietudine

di Giulio Meazzini

Un lettore di una rivista italiana online ha minacciato di non rinnovare l’abbonamento perché irritato dalle posizioni espresse dal giornale. La direttrice gli ha risposto che, se cerca solo una conferma delle sue idee, ha sbagliato rivista. È successo qualche settimana fa. Mi sono chiesto cosa avrei risposto io. In prima battuta forse la stessa cosa: sicuramente una rivista deve stimolare la riflessione e il confronto ospitando punti di vista diversi, ma offrendo poi la propria chiara posizione sul tema.

Una posizione stabilita nel confronto tra direttore e redazione, sentito magari l’editore di riferimento. Una posizione che non cambia in conseguenza delle mail ricevute. Il direttore invece sì, può cambiare, ma finché c’è, la responsabilità della linea del giornale è la sua. Fin qui l’approccio “normale” in questi casi. Ma forse per la nostra rivista la riflessione non può limitarsi a questo. E non solo per i soldi dell’abbonamento persi, anche se in tempi di crisi del mondo dell’editoria, ogni goccia è importante.

«Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti!». Papa Leone XIV

Città Nuova è diversa perché espressione di una comunità, di un “popolo” che condivide un ideale, una cultura dell’unità nella distinzione. Quindi prima di tutto la rivista non è della redazione o del direttore, ma della comunità dei lettori. Secondo: in una comunità il pensiero e la sensibilità di ognuno sono importanti, anzi sono preziosi per costruire il bene comune. Se poi siamo “il popolo dell’unità” significa che dobbiamo fare tutti uno sforzo in più per ascoltarci, capirci, non dividerci subito su ogni tema, ma cercare caparbiamente se c’è una strada comune.

Riconosciamolo: l’inquietudine regna sovrana, siamo disorientati, ognuno con una storia diversa perché ferite e speranze hanno segnato in modo indelebile la sua vita. Dietro ogni persona c’è un mondo, ci sono “valori” che guidano le sue azioni. Di conseguenza, valutiamo con occhi diversi le situazioni. Giorni fa l’amico Alberto mi sottolineava che non basta mettere due o tre opinioni su un argomento. Bisogna lavorare per l’unità, mettere in luce i vari percorsi possibili per raggiungere l’obiettivo comune, senza decidere subito chi ha ragione e chi ha torto.

Papa Francesco e Chiara Lubich direbbero che bisogna “rimanere nella spaccatura”, valorizzando tutti i contributi, aiutando chi è disorientato e trovando il modo di legittimarci a vicenda. È il percorso che conta, fatto insieme, perché in ognuno c’è un pezzetto di verità. Poi è chiaro, l’articolo alla fine va scritto, qualcuno deve decidere e prendersi la responsabilità (il direttore a qualcosa serve), ma solo dopo aver riempito i nostri rapporti di stima e fiducia reciproca.

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