Abusi nel mondo dello spettacolo (e non solo)

La denuncia degli abusi sulle donne nel mondo dello spettacolo, raccolta e portata avanti dal primo movimento di protesta #Metoo, si è diffusa a livello globale dando vita a numerose associazioni contro la violenza sessuale, le molestie e la discriminazione di genere soprattutto sul posto di lavoro, anche in Italia, con l'hashtag #apriamolestanzedibarbablù
abusi sulle donne
Tarana Burke, al centro, fondatrice e leader del movimento #MeToo, marcia con altri alla #MeToo March del 2017 nella sezione Hollywood di Los Angeles (Foto AP/Damian Dovarganes, File)

Da tempo, ormai, ascoltiamo un grido d’allarme e di aiuto da parte delle donne nel mondo dello spettacolo, e più in generale in quello del lavoro. Una richiesta di rispetto, di libertà, di parità, di necessaria attenzione, che in Italia è accompagnata dall’hashtag #apriamolestanzedibarbablù. Un’esigenza di ascolto che nasce da un uso errato del potere: inteso, speso, vissuto non come servizio per l’altro, non come – per dirlo alla Spiderman – corrispondente ad una responsabilità, ma al contrario declinato, corrotto, degradato da biechi interessi personali. Sporcato e regredito alla soddisfazione degli scopi più bassi, sterili, quelli che denigrano la persona, che la fanno percepire come oggetto e non come il prossimo col quale costruire il bene, il meglio, il massimo. Insieme. Non come risorsa da proteggere e da amare.

abusi sulle donne
Il magnate del cinema Harvey Weinstein, il 19 dicembre 2022 giudicato colpevole di stupro in uno dei momenti della resa dei conti #MeToo nei suoi confronti.(Foto di Jordan Strauss/Invision/AP, File) Associated Press

Questo disagio profondo, questa ingiustizia umana e sociale – che può assumere contorni estremamente drammatici – è diventata una protesta incanalata nel cosiddetto MeToo (Anche io): un movimento femminista contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne, nato nel contesto hollywoodiano e poi diffusosi rapidamente in modo virale a partire dall’ottobre del 2017, anche tramite i social media, attraverso l’hastag #Metoo, per dimostrare la diffusione di violenza sessuale e molestia soprattutto sul posto di lavoro.

Col tempo questo “basta” collettivo, questo urlo di dolore, di stanchezza e rabbia, è diventato globale, internazionale e multiculturale: ha attraversato paesi e continenti arrivando anche in Italia, attraverso realtà come Amleta, per esempio: «un’associazione di promozione sociale il cui scopo – si legge dal sito – è contrastare la disparità e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo». Fondata da 28 attrici, si occupa di monitorare la presenza femminile in questo settore ed è «un osservatorio vigile e costante – leggiamo ancora – per combattere violenza e molestie nei luoghi di lavoro».

abusi sulle donne
La ministra per le Pari Opportunità Eugenia Roccella (a destra) visita l’associazione ‘Differenza Donna’, gestore del numero nazionale gratuito anti violenza e stalking 1522 – Nella Foto insieme ad Elisa Ercoli, presidente di ‘Differenza Donna’ (Foto Cecilia Fabiano /LaPresse) 25-11-2022

Il suo sforzo è prezioso, necessario al pari di quello di altre associazioni come Differenza Donna, attiva già dal 1989 «con l’obiettivo – spiega sempre il sito – di far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza di genere. Fin dall’inizio l’Associazione – prosegue il testo – ha avuto chiaro che la discriminazione, l’emarginazione e la sopraffazione nei confronti delle donne sono un fenomeno sociale diffuso, grave, complesso, che solo competenze specifiche possono combattere con efficacia».

Anche l’associazione Dire Fare Cambiare Aps, nata «per volontà di un gruppo di donne che condividono impegno, creatività e una grande esperienza sia nella produzione culturale che nella progettazione sociale», si occupa di questa delicata problematica e lavora «con l’obiettivo di promuovere una cultura della sostenibilità. Cultura – spiegano nel loro “chi siamo”, all’interno del sito – deriva dal verbo latino colere, coltivare. La cultura è un bene comune e anche un diritto, uno strumento per il rilancio dell’economia e del Paese. Quale rilancio è possibile per il nostro Paese senza parità di genere, senza sviluppo sostenibile, senza inclusione, senza accesso alla Bellezza?

L’impegno delle associazioni citate, al pari di ogni realtà che (non solo in Italia) si occupa di un tema tanto importante quanto costantemente urgente, non porta giovamento solo alle donne, ma alla società tutta, fatta di maschi e femmine, di giovani e meno giovani. Di persone che hanno bisogno di una relazione sana tra loro. Nel lavoro e non solo.

Tutti, ricordiamocelo sempre, abbiamo bisogno di una cultura dell’uguaglianza e della parità di genere, e insieme di una cultura dell’empatia e dell’altruismo, che ci consenta di entrare nei panni dell’altro per sentire il suo disagio e la sua gioia, a seconda di quello che gli offriamo. Che ci dia la possibilità di avvalerci della sua crescita, della sua completa capacità espressiva ed emotiva nel momento in cui lo mettiamo nella completa condizione di farlo. Deve passare anche per queste capacità, per questa attenzione, il quotidiano, instancabile lavoro per riempire di dignità e bellezza il rapporto tra uomo e donna nel mondo dello spettacolo, del lavoro, e in ogni spazio della vita sociale e privata.

Allo sforzo necessario di tutte le associazioni che si occupano di questa fondamentale e delicata relazione, che sensibilizzano, aiutano a prendere coscienza, descrivono e denunciano, va aggiunto quello di ogni singolo che entra in un ascolto profondo, in una cura autentica dell’altro. Insieme si cambia una cultura, insieme si produce crescita e si costruisce quell’idea di potere capace di sostenerci nelle difficili sfide del presente e del futuro

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