A Siracusa l’Ifigenia in salsa indiana

Un momento dello spettacolo

La flotta greca è bloccata da venti contrari in Aulide. Salperà favorevolmente dai lidi greci per riprendere la bella Elena fuggita con Paride e debellare Troia, solo se la giovane Ifigenia, figlia di Agamennone, verrà sacrificata ad Artemide per uno sgarbo, secondo una profezia, fatta alla dea. Questo il movente dell’“Ifigenia in Aulide” di Euripide. Agamennone naturalmente inorridisce davanti a questo obbligo e tende a sottrarsi. Temendo le reazioni dell’esercito, è costretto ad accettare di immolarla, ma poi subito si pente e cerca di evitare l’uccisione. E così mutano atteggiamento Menelao, Achille, la stessa moglie Clitennestra; per non parlare della protagonista, che passa dal terrore della morte all’esaltazione adolescenziale e “romantica” dell’autoannientamento.

È proprio questa fluidità, questa mutevolezza dei sentimenti, così strenuamente umana, così distante dalla nobile fissità del teatro arcaico, a fare la straordinaria modernità del testo. Alla sua prima regia al teatro greco di Siracusa per il Ciclo di Spettacoli Classici dell’Inda, Federico Tiezzi riprende le raffinate atmosfere da saga indiana di tanto suo teatro. Sulla scena di sabbia bianca sovrastata da tre navi stilizzate poggiate come installazioni, tra sonorità cinematografiche movimenta il ritmo della messinscena con un coro agreste di donne contadine dai colori zingareschi, poi tutte in arancione.

Tutto risulta chiaro del testo anche per la resa degli interpreti con momenti di particolare sottolineatura drammatica. Come l’acceso scontro verbale fra Agamennone (Sebastiano Lo Monaco, dai toni sempre enfatici) e Menelao (il bravissimo Francesco Colella) impegnati a litigare per salvare rispettivamente una figlia vittima predestinata e una moglie fuggita, accusandosi a vicenda di volere soddisfare gelosie e borie di comando; o il colloquio tra la minacciosa Clitennestra (l’impeccabile Elena Ghiaurov) e l’Achille messo in causa come ignaro fidanzato (un appropriato Raffaele Esposito). Lucia Lavia sorprende per maturità nella conversione dalla paura al martirio patriottico, sacrificandosi qui ad un boia in nero che rimanda a un guerrigliero dell’Is.

Al teatro greco di Siracusa per il 51esimo ciclo di rappresentazioni classiche, a sere alterne fino al 25 giugno

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