A scuola in una comunità di recupero

Gli studenti di un istituto superiore da anni frequentano giovani in cerca di una possibilità di riscatto con benefici per tutto il territorio 
Comunità di recupero

Stefano è un insegnante sardo e ha provato a coinvolgere gli alunni in un’attività per sensibilizzarli ai problemi sociali del territorio senza dimenticare la solidarietà

 

Recentemente ho proposto un’attività che davvero ha coinvolto in modo singolare i miei allievi. Ho preso contatto con una comunità terapeutica ed ho accompagnato i miei ragazzi in comunità non solo per conoscerne le attività e i metodi, ma anche per parlare direttamente con chi l’esperienza del disagio l’ha vissuta sulla propria pelle ed ha iniziato un cammino di ricostruzione della propria identità.

 

Fin dalle prime visite in comunità mi sono reso conto che l’esperienza funzionava: i ragazzi, superato un primo momento di normale esitazione, si sono relazionati con facilità agli ospiti della comunità e dopo aver preso visione delle attività di lavoro (pulizie, falegnameria, serre, cura degli animali, etc.), nell’assemblea che seguiva questo momento, attraverso domande e impressioni, hanno avuto modo di conoscere le diverse (e spesso drammatiche) storie degli ospiti della comunità e soprattutto la fatica di riconquistare la fiducia in se stessi, nella vita e negli altri.

 

 Anche i colleghi che accompagnavano i ragazzi con me in comunità (spesso solo per farmi un favore personale) tornavano dalla visita, più entusiasti dei ragazzi e con molta naturalezza esprimevano la gioia per essersi aperti ad una realtà che prima guardavano non senza il limite del pregiudizio. Nel giro di pochi anni, tutte le terze del nostro istituto, dopo aver trattato in classe il tema del disagio giovanile, continuano la visita in comunità come approfondimento didattico.

Frequentandola abbiamo capito che la comunità era per la scuola una vera risorsa educativa, sia per i metodi di recupero usati, sia per le testimonianze che i suoi ospiti potevano offrirci. Allo stesso tempo, i responsabili della comunità, constatavano che la nostra presenza nella struttura era importantissima per gli ospiti della comunità perché permetteva loro di aprirsi e confrontarsi con i giovani.

 

Nel corso dell’anno scolastico 2007/08, l’iniziativa ha ottenuto persino un finanziamento regionale che ci ha consentito di realizzare un laboratorio. Il laboratorio aveva tre obiettivi: 1) Vivere un’esperienza di solidarietà a contatto con persone in una situazione di disagio personale e sociale anche allo scopo di comprendere i motivi che portano alla devianza. 2) Favorire una riflessione critica sui meccanismi e le ragioni del disagio giovanile e sulle motivazioni delle proprie scelte di vita nel quotidiano. 3) realizzare un documentario sulla vita della Comunità “Alle Sorgenti”, attraverso l’acquisizione di elementari strumenti scientifici di indagine sociologica.

 

Oltre agli incontri a scuola, i momenti più attesi sono stati i 4 giorni vissuti interemente in comunità. I nostri studenti hanno condiviso in tutto la vita degli ospiti nei vari settori di lavoro: hanno cucinato, stirato, pulito le stalle, munto le mucche, lavorato in serra, pulito il cortile, apparecchiato, giocato. Nel pomeriggio invece si lavorava alla realizzazione materiale del progetto: interviste, riprese, foto, confronti tematici, impostazione del lavoro, delle domande, etc. Alla presentazione pubblica del lavoro finale hanno partecipato tutta la scuola, i genitori ed alcune autorità del territorio.

 

I frutti sono stati davvero abbondanti. L’esperienza vissuta ci ha permesso di toccare con mano come solidarietà, educazione e cultura siano profondamente legate: abbiamo sperimentato come l’integrazione fra scuola e territorio non solo sia possibile, ma consente di conoscersi e condividere risorse educative sperimentate anche in difficili situazioni di disagio. Inoltre, da questa esperienza, sono nati un corso di aggiornamento per una ventina di insegnanti svoltosi in comunità terapeutica e una tesi di laurea interamente dedicata all’esperienza vissuta dai nostri ragazzi: il video finale è diventato parte integrante della tesi ed è stato richiesto per l’utilizzo nelle lezioni universitarie.

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