Leggendo le agenzie cinesi e russe si resta stupiti: non trovo contrapposizione, polarismo, sfide contro l’Occidente, anatemi e dichiarazioni per demonizzare l’avversario. Penso di aver saltato qualche passaggio ed allora riascolto il tutto ma niente incitamenti alla contrapposizione: cambio sito, ma la musica è sempre la stessa (i siti che consulto qui sono off limit in Europa). E riascolto e rileggo molte volte gli slogan lanciati dal presidente cinese Xi Jinping, da Putin e dai loro colleghi provenienti da molte nazioni, e non trovo i toni che leggo sui giornali europei contro la Russia.
Eppure le nazioni che sono rappresentate a Pechino per il summit e per le celebrazioni sono davvero tante: oltra alla Cina, promotrice dell’iniziativa, ci sono Bielorussia, India, Iran, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Pakistan, Russia, Tajikistan, Uzbekistan, Mongolia, Turkmenistan, Armenia, Azerbaijan, Cambogia, Egitto, Myanmar, Maldive, Nepal, Turchia, Indonesia, Laos, Malaysia e Vietnam. Molti di questi Paesi stanno segnando l’economia del mondo e sono indirizzati verso un futuro di sviluppo e di prosperità; altri arrancano, ma desiderano «uscire dal tunnel della guerra» e riavviare le loro economie. Poi abbiamo nazioni che sono in guerra tra loro, se si leggono i giornali occidentali, come Pakistan e India. Eppure in Cina riescono ad incontrarsi, a parlare di sviluppo e non di armamenti o futuri attacchi.
L’Oriente che lavora insomma, l’Oriente che sogna, che sa fare sogni, che produce ed esporta, che parla di pace e di gas; un contratto da 50 miliardi di metricubi metano annuali dalla Russia direttamente alla Mongolia, trasportati via gasdotto. Gazprom aumenta anche l’esportazione di gas verso la Cina, come se non bastassero i 38 miliardi di metricubi annui già in accordo, ne ha aggiunti altri 14!
Putin ha fatto riferimento a Trump [all’incontro in Alaska] in modo positivo, affermando che «ci sono vedute comuni» e che «ora la Russia ha trovato un interlocutore che la precedente amministrazione non aveva».
E l’Europa? ll primo ministro slovacco Robert Fico ha criticato gli altri Paesi dell’Ue per aver ignorato gli eventi commemorativi della fine della Seconda Guerra Mondiale organizzati dalla Cina, definendo la loro assenza «imbarazzante». Fico ha rilasciato queste dichiarazioni prima di arrivare il 2 settembre a Pechino, dove ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping, il presidente russo Vladimir Putin e altri leader mondiali. «L’Ue è fuori dal mondo», ha detto Fico a Putin. Fico ha sostenuto che si sta delineando un «nuovo ordine mondiale», con nuove regole e nuovi equilibri di potere che ha descritto come fondamentali per la stabilità globale. Partecipare a tali discussioni, ha affermato il premier slovacco, significa incoraggiare il dialogo. Invece di «assumere il ruolo di un bambino offeso», oppure quello della rana che sta in fondo al pozzo e vede il mondo come l’imboccatura del pozzo. Insomma una posizione critica verso le posizioni di chiusura dei leader dell’Ue nei confronti della Cina e delle sue vedute mondiali.
Resto perplesso: per quanto mi riguarda, meno male che ho incontrato Chiara Lubich che mi ha insegnato a credere nel mondo unito, che l’unità è possibile e che anzi è stata l’aspirazione stessa di un Dio, morto in croce, che ha pregato chiedendo «che tutti siano una cosa sola». Penso a papa Francesco che ha apertamente messo in guardia dal costruire un mondo polarizzato e diffidente, anch’io voglio vivere per un mondo dove l’altro è, prima di tutto, in buona fede, e non contro di me per partito preso.
Benedetto Oriente: grazie per questa lezione di lavoro, dedizione, di sviluppo. Certo, la Cina non è un paradiso e i suoi problemi li ha tutti davanti. Ma cosa possiamo insegnare noi alla più grande economia del mondo riguardo alla pace, quando non siamo capaci di fermare il massacro di Gaza e la guerra in Ucraina? Io spero e voglio un mondo unito, dove cinesi, russi, ucraini e nord americani possano vivere insieme e in pace. Non di meno.