A proposito del Barbarossa

Guerre, stregonerie, un imperatore caparbio. E poi la lega lombarda, i giuramenti di Pontida, scontri col Carroccio...
Locandina film Barbarossa

Due ore di spettacolo. Guerre, stregonerie, un imperatore caparbio (Rutger Hauer) sposato ad una francesina intrepida “femminista”, un Alberto da Giussano che già da piccolo è un ribelle e salva addirittura la vita al Barbarossa. E poi la lega lombarda, i giuramenti di Pontida, scontri col Carroccio in mezzo, le falci che ammazzano uomini e cavalli, e tanto sangue.

Nel film diretto da Renzo Martinelli c’è questo e anche di più. Un nugolo di attrici e di attori più o meno in parte (ma che ci fa un professionista come Christo Jiskov qui?), scene di massa come ai vecchi tempi dei kolossal made in Usa o a Cinecittà. E poi la storia.

 

Ideologicamente commentata, ovviamente. Facile collegare Barbarossa a “Roma ladrona”, Alberto a Umberto (Bossi), la lega lombarda alla lotta per l’unica Padania… Che pasticcio.

Se poi ci si infila anche la visionaria Ildegarda che preannuncia all’imperatore la morte (vera) per annegamento in Turchia, la quasi strega Eleonora (Kasia Smuniak) innamorata di Alberto (Raz Degan),  il “cattivo” (F. Murray Abraham) destinato a morte certa, roghi, amputazioni e una Milano di cartapesta, sino al finale happy end con Alberto ed Elenora felici sul Carroccio, il povero spettatore ce ne ha di pazienza da sopportare!

 

Ci fermiamo qui per pietà anche verso il lettore, consigliandolo, se crede, di evitare il polpettone pseudoamericano. Dispiaciuti che Martinelli, regista di lavori sempre interessanti, abbia avuto questo, a parer nostro, infortunio. Capita. Anche ai migliori.

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