A Ciambra oltreoceano

È di Jonas Carpignano – regista italo americano classe 1984 – il film scelto dall’Italia per la corsa agli Oscar del 2018, nella categoria cinema di finzione, film in lingua non inglese

È A Ciambra di Jonas Carpignano – regista italo americano classe 1984 – il film scelto dall’Italia per la corsa agli Oscar del 2018, nella categoria cinema di finzione, film in lingua non inglese. Si tratta di un’opera già presentata con successo allo scorso festival di Cannes, nella sezione “Quinzaine des réalisateurs”, dove ha vinto un importante premio come miglior film europeo.

È un concentrato di realismo snello e concitato, un’opera asciutta e tirata, un film senza momenti topici particolari, che accumula frammenti di vita prima di tutto per mostrare, senza voler giudicare troppo facilmente dall’alto. È un continuo vibrare che squarcia un’Italia povera e periferica, ma al tempo stesso decisamente contemporanea. È una storia di culture a contatto, il racconto della convivenza obbligata tra gruppi sociali, mai facile e spesso drammatica.

Siamo in Calabria, per l’esattezza a Gioia Tauro, nella comunità rom che abita quella zona, chiamata appunto “Ciambra”, uno spazio condiviso, però, con un’altra comunità, quella degli immigrati africani, rappresentanti di altra marginalità, e contemporaneamente controllato dalla criminalità locale calabrese. Attraverso una fortunata commistione tra documentario e riproduzione artificiale del reale (molti attori, infatti, tra cui il giovane protagonista, interpretano se stessi dentro una storia immaginaria), l’autore racconta la complessità di un presente dove ogni tradizione culturale rischia fortemente lo sgretolamento, e dove la vicinanza tra diversità coincide raramente con un vero e proprio incontro, non producendo,il più delle volte, il fertile scambio delle proprie eccellenze. Al contrario, tutto si omologa verso le note patologie del presente: denaro, materialismo, individualismo, ed anche i rapporti umani, quando nascono, rischiano di soccombere sotto tali pressioni.

La penetrazione in questa difficile situazione avviene nel film attraverso un romanzo di formazione, mediante un protagonista di nome Pio Amato: ragazzino rom pedinato tra il suo appartenere a un mondo con regole precise e il suo comune bramare e desiderare la vita come ogni adolescente. Se il primo aspetto di Pio spalanca ai nostri occhi un mondo che vediamo ogni giorno attraversarci davanti, ma di cui sappiamo pochissimo, il secondo, quello del suo percettibile desiderare amore, calore e risposte, porta il film sotto la pelle dello spettatore, lo scalda e lo irrora fino a renderlo coinvolgente. Sia chiaro, Pio non è un candido che cammina nel fango, non è estraneo al suo ambiente disordinato e aggressivo, e nemmeno il suo contesto di appartenenza è raccontato in maniera ingentilita o bonaria. Pio è uno che segue ciò che gli è stato insegnato, vi appartiene senza rifiutarlo, lo vive come suo; ma si avverte sottilmente il suo affanno incosciente e la percezione del disagio sotto i suoi comportamenti e oltre le azioni illegali che compie.

Non è solo Pio, però, a dare forza al film, e non è solo il contenuto a fare di A Ciambra un lavoro degno di rappresentare il nostro Paese in America, all’inizio del prossimo anno. C’è anche la sua forma nervosa e frenetica, ci sono le sue inquadrature studiate e i suoi colori plumbei, le sue composizioni visive mai banali. C’è la capacità che questo film ha di dipingere con densità e fascino tutti i suoi spazi, elemento fondamentale di A Ciambra, protagonisti al pari dei personaggi: il campo in cui è ambientato il film, per esempio, è realmente esistente. Basteranno questi ingredienti tematici e queste virtù cinematografiche a rendere indimenticabile il viaggio di A Ciambra oltreoceano? La strada è lunga e piena di insidie; Carpignano, però, ha un asso nella manica, quel Martin Scorsese che ha creduto nel film fino a coprodurlo. Chissà se il grande regista americano saprà sostenere e accompagnare questo piccolo lavoro italiano nel grande olimpo di Hollywood? In ogni caso, un grande “In bocca al lupo”, A Ciambra.

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