Mentre i negozi si riempiono di cuori e i social propongono eventi per festeggiare il giorno degli innamorati, nella mia stanza di terapia si parla di relazioni e di ogni genere d’amore, di connessioni in tutte le forme.
Ed è quando migliorano le relazioni che qualcosa dice che la persona sta migliorando il suo stato di benessere psicologico. Perché nello stare bene con gli altri si riflette lo stare bene con noi stessi, perché spesso proprio negli altri proiettiamo paure e giudizi. L’amicizia diventa in modo naturale un campo di esplorazione e sperimentazione. Le relazioni amicali a volte vengono date per scontate, a volte non sono soddisfacenti, a volte un po’ scarne, sono spesso sottovalutate, ma cambiano la qualità della vita.
È importante riflettere sui legami che stringiamo, le relazioni – di qualsiasi tipo esse siano – dovrebbero essere reciproche e regolate da uno scambio. Verifichiamo chiedendoci: “Come mi sento in presenza dell’altro? Lui o lei tengono in considerazione quello che sto dicendo o i miei bisogni, riesco a tenere i miei confini salvaguardando la relazione?”. Essere coscienti di come ci sentiamo, dei limiti che vogliamo mantenere, del bello che ci ritorna da una relazione, ci permette di costruire legami buoni.
In adolescenza il ragazzo che esce fuori di casa si sperimenta attraverso il confronto con i pari, con gli amici, sperimenta parti di sé e questo permette di capire chi sta diventando, struttura l’identità in relazione all’altro. Crescendo le amicizie assumono significati diversi e altrettanto importanti, perché siamo esseri relazionali, viviamo del calore della connessione e dell’appartenenza, della gioia della condivisione. Sembra un controsenso, eppure, ci sono persone che hanno una forte paura delle relazioni amicali (per una serie di motivi legati alla propria storia). In questi casi quando arrivano al punto di dirmi: “Angela, con quelle colleghe mi trovo bene” è grande festa in terapia!
A volte, c’è invece chi inizia a fare un percorso psicologico perché ha difficoltà nelle relazioni di coppia. Dopo aver lavorato sulle dinamiche affettive e sulle ferite antiche, il mio suggerimento è di ripartire dalle amicizie. In età adulta l’amicizia rappresenta qualcosa di diverso, non solo un confronto, è la rete di sostegno, è la famiglia che ti scegli, è uno spazio di gioco perché non si finisce mai di giocare.
Spesso è molto più semplice costruire relazioni gratificanti con le persone che condividono i nostri stessi valori, che tendono ad approcciare la vita in un modo che sia interessante anche per noi. State dove fiorite! L’esperienza di avere dei buoni amici, delle persone con cui condividere pezzi di vita e pezzi di se stessi è una ricchezza di inestimabile. Coltivare l’amicizia in tutte le sue forme tenendo presente che non tutti possono essere compatibili.
C’è chi ci piace e chi non ci piace, come noi non possiamo piacere a tutti (e quest’ultimo aspetto è da elaborare). Dopo aver lavorato sui fantasmi che ci portiamo dal nostro passato, dopo aver fatto i conti con tutti i pensieri giudicanti che proiettiamo nei confronti degli altri, allora, saremo più liberi di stare relazione, di guardare l’altro per ciò che è veramente, di vedere la ricchezza unica che la persona che ci passa accanto ci può far sperimentare.
C’è chi cantava “amici mai”, oggi canterei amici sempre, quando c’è uno scambio libero, quando il confronto è dialettico, quando puoi stare a cuore aperto sapendo che c’è qualcuno che ti copre le spalle e ti guarda con gli occhi dell’amore. Quindi, sì ai cuori per strada, perché anche i single più spietati se hanno un amico hanno fatto bingo, se ne hanno due è un giardino, se non ne hai vai a conquistarli là dove ci sono valori e passioni comuni. E se il 14 febbraio non ti piace, pensa che ci sarà il 30 luglio, giornata mondiale dell’amicizia. Quindi, dammi tre parole: sole, cuore, amici!
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