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Italia > Società

Clandestinità. La paura frena la politica

di Orazio Moscatello

- Fonte: Città Nuova


Ostacola le risorse necessarie per combattere la vera criminalità, a cominciare dai trafficanti di esseri umani. Eppure il timore per le reazioni dell'opinione pubblica, dopo i fatti di Colonia, ha impedito la depenalizzazione consigliata anche dall'Associazione nazionale dei magistrati

Clandestino

L’iter di depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina ha subito un brusco arresto.

I gravi fatti verificatisi a Colonia, ad opera di migranti nordafricani ed arabi, hanno imposto prudenza. L’esecutivo ha temuto la reazione dell’opinione pubblica in un momento in cui le prime pagine dei giornali focalizzavano l’attenzione dei lettori sui racconti delle vittime di Colonia e mentre altri Stati europei (Svezia e Danimarca) avevano ripristinato i controlli alle frontiere per limitare il flusso dei migranti.

 

Le motivazioni politiche del rinvio della depenalizzazione, non possono però scalfire le valide tesi, avvalorate dai tecnici, circa la sperimentata inutilità di conservare la immigrazione clandestina nel novero degli illeciti penali. Magistratura ed Avvocatura sotto tale profilo sono unanimi, fermo restante che la depenalizzazione non eviterà, comunque, l’espulsione del migrante clandestino.

 

Il reato prevede la pena dell’ammenda (da 5.000 a 10.000 euro), cui difficilmente un migrante, che è venuto in Italia in cerca di lavoro e di miglior fortuna, può far fronte. Inoltre il migrante clandestino, una volta indagato, potendosi avvalere della facoltà di non rispondere, difficilmente fornirà valide informazioni sui responsabili delle organizzazioni criminali dedite al traffico di essere umani; fenomeno, quest’ultimo, che richiede, invece, per gli immani danni che procura, un contrasto serio e deciso.

Infine, è certamente condivisibile l’osservazione dell’Anm (Associazione Nazionale Magistrati) secondo cui, attraverso la depenalizzazione del reato di clandestinità, i magistrati, ridotto il carico di lavoro, potranno dedicarsi ad indagini che riguardano reati di più rilevante gravità.

 

Per il resto guardo con diffidenza alla tendenza panpenalistica di alcuni governi, che pensano di risolvere i problemi di maggiore complessità sociale, quale la regolamentazione dei flussi migratori, con la sola repressione penale, ignorando l’importanza della prevenzione e, perché no, dell’accoglienza e dell’integrazione.

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