Genstella: la band compie 50 anni

Intervista a Renato Giardino, Enzo Rizza e Massimo Naccarato, che ci raccontano del grande concerto tenuto per l'occasione al Teatro Grandinetti a Lamezia Terme e di molto altro.

Abbiamo incontrato tre membri del Genstella, Renato Giardino, Enzo Rizza e Massimo Naccarato. La band ha visto susseguirsi circa 120 persone in 50 anni di vita, un record. Il compleanno è stato festeggiato con un concerto nel Teatro Grandinetti a Lamezia Terme il 23 marzo, con circa 600 spettatori.

Un aneddoto inedito sulla vostra band, qualcosa che i vostri fan ancora non conoscono.

C’è stata una grande varietà di vicende vissute, e insieme anche l’allenamento a non scoraggiarsi mai: suonavamo nelle piazze più diverse, con alberi sul palco o nel mezzo di un corteo. Uno dei dilemmi più grandi che difficilmente si può superare è quello del meteo. Una volta eravamo a Reggio Calabria e c’era un forte sentore di pioggia. Sarebbe stato veramente un problema, l’unica cosa che ci rimaneva da fare era pregare, letteralmente. Così noi, essendo tutti credenti, iniziammo a fare a turno per recarci presso una chiesetta nelle vicinanze. La cosa comica era che dall’altra parte della chiesa c’era un gruppo di signore che stavano chiedendo la cosa opposta. Una situazione buffa, ma alla fine siamo stati tutti accontentati: quando c’è stato lo spettacolo non ha piovuto ma appena finito è arrivato il temporale!

Te ne racconto un altro: eravamo nei pressi dello stretto di Messina. Dovevamo raggiungere l’altra sponda. Decidemmo di portare gli strumenti a mano sul traghetto perché affittare un pullman costava molto. Una volta arrivati sul molo c’era un’ape, un motocarro a tre ruote di piccole dimensioni che all’epoca si usava molto, più di 45 anni fa. Puoi immaginare che gli strumenti entrarono a stento sul veicolo. Raggiunto il paesino dove dovevamo fare lo spettacolo, non c’era la potenza necessaria per far funzionare l’attrezzatura e le luci. La soluzione che trovammo potrebbe oggi sembrare bizzarra: abbiamo girato tutto il paese invitando le persone nelle abitazioni a disattivare gli elettrodomestici. È andata bene. Anche se purtroppo gli inconvenienti non sono finiti lì. Nel momento di riprendere il traghetto, la nave stava partendo con metà strumenti e musicisti rimasti sul molo. Insomma, gli imprevisti – anche più di uno – erano all’ordine del giorno.

Agli albori scriveste a Chiara Lubich, fondatrice del Movimento cattolico dei focolari di cui facevate parte come gioventù, condividendole la vostra iniziativa, e lei vi risposte donandovi un motto: “È così che (per la fede) nacque una posterità numerosa come le stelle del cielo” (Ebr. 11,12). “Stella” è appunto il nome che consigliò per la vostra band. Ve lo aspettavate?

Eravamo veramente agli inizi, con molta buona volontà e pochissimi strumenti. Facendo parte della gioventù del Movimento dei focolari, ci faceva piacere condividere con Chiara Lubich i primi frutti di questa nostra band, che era incentrata proprio sul diffondere attraverso le canzoni valori di pace, fratellanza, e unità tra persone e popoli. Tuttavia, sono sincero, non immaginavamo una risposta, e tanto meno del genere: partecipata, pensata e sentita. Ma, anche in questo caso devo dirti la verità, il senso della lettera l’abbiamo capito veramente nel corso di questi 50 anni. Noi ci siamo fidati e affidati, ed è venuta fuori veramente una posterità numerosa. Pensa che allo spettacolo di Lamezia in Calabria, per il cinquantesimo, sul palco si sono alternate una trentina di persone che hanno fatto parte negli anni in maniera attiva del Genstella. In totale, abbiamo fatto un calcolo, si sono alternate nella band circa 120 persone.

Potreste condividere delle criticità che la vostra band ha dovuto affrontare?

Con 120 persone che si sono susseguite, direi molte. Non so nemmeno se esista al mondo un caso simile: nelle band tradizionali di musica pop ci può essere un avvicendamento, ma raggiungono i 10 o 15 in media. Senza dubbio si è avverato quanto Chiara diceva, lo abbiamo visto anche all’evento di Lamezia: in moltissimi sono tornati a trovarci. Ma sarebbe stato impossibile senza le moderne tecnologie, che ad oggi ci permettono di provare in simultanea da luoghi diversi, a distanza.

Alcune volte, comunque, per tenere insieme tante persone con tante teste che la pensano in maniera diversa, la buona volontà è tutto. Abbiamo creato un gruppo WhatsApp di sessanta persone che si alternavano nell’organizzazione di questo concerto, in questo modo c’era sempre qualcuno che poteva dare una mano. La stessa logica che abbiamo sempre avuto anche per suonare agli eventi: poteva accadere che non eravamo sempre gli stessi a tutti i concerti, e bisognava comunque provare ogni volta le canzoni prima, non era sempre semplice. C’è sempre stata anche una grande alternanza tra generazioni. Ma ritorniamo a 120 persone che provengono da esperienze e realtà diverse, anche solo strettamente musicali, che portano il loro contributo differente ma dovendo mantenere invariata l’identità del gruppo… Già questo è una sorta di miracolo. Alla fine, abbiamo messo al primo posto il rapporto con l’altro.

Avete da poco festeggiato il 50esimo della band, organizzando questo grande concerto. Com’è andata?

Immagina tecnicamente preparare uno spettacolo con gente da tutto il mondo. Abbiamo cercato veramente ogni tipo di espediente tecnico per far funzionare le cose. Diverso da quando, agli inizi, per preparare ogni concerto dovevamo fare anche un gran lavoro fisico, spostarci noi e trasferire gli strumenti in tutta Italia. Tanti sacrifici, ma ci motivava questa voglia di vivere la nostra passione in un modo diverso dal solito, dedicandosi agli altri, scoprendo il piacere della condivisione.

Non è mai mancata grande allegria tra di noi, anche in questa festa a Lamezia, un coronamento del nostro lavoro, con una partecipazione e un riscontro superiore alle previsioni. Certo una delle difficoltà principali sono stati i costi. Abbiamo voluto donare questo spettacolo alle persone, ponendo un ingresso gratuito, ma le spese ci sono state e noi del Genstella abbiamo scelto di affrontarle in prima persona, ancora dobbiamo concluderne alcune. Una bella sfida ma in linea con quello che avevamo in cuore.

Abbiamo coinvolto anche i più giovani ad assistere all’evento e mi ha colpito molto l’impressione di alcuni ragazzi di 14 anni. Avevano negli occhi una luce diversa ed erano rimasti con della gioia dentro. Avevano respirato questo clima di unità e speranza. Sentire un ritorno del genere da parte dei più piccoli, il nostro futuro, è un seme che rimane per sempre. Una parte importante dell’evento per noi in prima persona è stata la preparazione, i mesi precedenti. Un grande lavoro che ci ha unito nella gioia. C’erano, per assurdo, delle volte che scrivevo agli altri alle 6.30 di mattina per lo spettacolo, consapevole dell’ora e che magari non avrebbero risposto subito. Ecco che invece ricevevo un messaggio: «Guarda che io sono sveglio dalle 4.30 a scrivere idee, arrivi tardi». A un certo punto credevo di aver perso del tutto il sonno.

Il miglior complimento che vi abbiano mai fatto?

Mi viene in mente questo: un produttore cinematografico mi ha detto che nella storia del Genstella ci sarebbero tutti gli elementi per farne un film. Magari al centenario!

Come immaginate il Genstella tra altri 50 anni?

Io penso che quando si sogna in qualche modo un minimo di realtà bisogna tenerla a mente.  Pensare di poter ritornare a fare gli spettacoli che facevamo da giovani forse diventa un sogno “troppo sogno”, però d’altro canto il sogno è in parte realizzato: quello di aver potuto già fare questa esperienza e vedere come chi è più giovane di me la sta portando avanti con la stessa dedizione. Tra l’altro, è nata una band a Lamezia che si chiama “Controvento”, formata da elementi dell’ultima generazione del Genstella, non solo ragazzi: è un gruppo misto, una bella iniziativa. Tra l’altro il 12 maggio questo gruppo giovane farà un concerto nello stesso teatro in cui abbiamo festeggiato il cinquantesimo, il Teatro Grandinetti. Per me è una cosa bellissima perché è come avere un figlio che continua la tua opera, a cui riesci a trasmettere lo stesso identico tuo spirito.

Una curiosità: la vostra carriera si è mai incontrata con quella di artisti di spicco?

Sì, diciamo che all’interno dello stesso Genstella si sono succeduti ragazzi che poi hanno fatto della musica un mestiere. Qualcuno si è diplomato al conservatorio e ha cominciato a lavorare nel mondo dello spettacolo; altri hanno accompagnato i ragazzi del programma televisivo Amici di Maria De Filippi e l’anno scorso abbiamo seguito Ronnie Jones di The Voice senior, un signore novantenne che fa Soul, pieno di energia, molto conosciuto negli anni ’70; quest’anno faremo degli spettacoli con delle coriste di Zucchero… Qualcuno ha lavorato con Ron, De Gregori, Cocciante, Venditti… Diversi hanno proseguito a formarsi come musicisti lavorando con diversi nomi della musica Pop come Aleandro Baldi, cantante che ha partecipato a diverse edizioni di Sanremo, vincendone alcune. Molti hanno acquisito professionalità nel Genstella e poi hanno spiccato il volo. Tutto ciò è avvenuto, credo, non solo per bravura, ma anche per un fattore di professionalità e credibilità a cui il Genstella tiene molto.

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