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Hikikomori: adolescenti in gabbia

di Dorotea Piombo

- Fonte: Città Nuova

Sempre più ragazzi si rinchiudono in casa, isolandosi dal mondo esterno. Un fenomeno preoccupante che richiede attenzione e risposte adeguate.

Foto Pexels

Francesco è un ragazzo di 17 anni che vive in una piccola città del Nord Italia. È sempre stato un bravo studente e un ragazzo timido, ma socievole. Ha un buon rapporto con i suoi genitori e con sua sorella minore. All’età di 15 anni, Francesco inizia a frequentare una nuova scuola superiore. Si sente subito a disagio e fatica a integrarsi con i suoi compagni di classe. Viene preso in giro per il suo essere timido e introverso. Le sue prestazioni scolastiche iniziano a calare e diventa sempre più ansioso e depresso. Si chiude in se stesso e inizia a trascorrere sempre più tempo nella sua stanza, giocando ai videogiochi e navigando su internet. Dopo un anno, Francesco decide di abbandonare la scuola. Si rinchiude nella sua stanza e rifiuta di uscire di casa. I suoi genitori sono preoccupati e cercano di aiutarlo, ma lui li respinge.

L’hikikomori è un termine giapponese che indica un fenomeno sociale in crescita anche in Italia: adolescenti, che si ritirano dalla vita sociale e scolastica, rinchiudendosi nella propria stanza per lunghi periodi di tempo. Le cause sono complesse e multifattoriali: bullismo, ansia da prestazione, pressioni familiari, difficoltà relazionali, senso di inadeguatezza e solitudine. Sembrerebbe un disagio profondo che si manifesta in modi diversi. L’isolamento può essere totale o parziale, con alcuni ragazzi che riducono drasticamente i contatti con il mondo esterno, mentre altri li mantengono online attraverso videogiochi, social media o chat.

La propria stanza diventa un rifugio sicuro, lontano dalle pressioni e dai giudizi della società, ma al tempo stesso una gabbia che imprigiona e limita le possibilità di crescita e di sviluppo personale. L’hikikomori potrebbe vivere gravi conseguenze sulla salute mentale e fisica: depressione, ansia, fobia sociale, disturbi del sonno e dell’alimentazione sono solo alcuni dei problemi che possono insorgere. L’isolamento prolungato può inoltre compromettere le capacità cognitive e relazionali, ostacolando il percorso di crescita e di autonomia dei ragazzi.

Uno dei massimi esperti del fenomeno, in Giappone, è Tamaki Saito, che ha evidenziato diverse caratteristiche comuni tra gli hikikomori: difficoltà relazionali, poiché la maggior parte degli hikikomori ha difficoltà a relazionarsi con i coetanei e con le figure autoritarie; bassa autostima, purtroppo, spesso gli hikikomori possiedono un’immagine negativa di se stessi e si sentono inadeguati; senso di solitudine, poiché, spesso, non hanno amici o confidenti; depressione e ansia che possono aggravare l’isolamento.

Le cause dell’hikikomori sono complesse e multifattoriali, ma si possono individuare alcuni fattori chiave: pressione scolastica per ottenere buoni risultati a scuola e ciò può causare stress e ansia negli studenti; bullismo, problema diffuso nelle scuole che può portare gli studenti a isolarsi; problemi familiari, esperienze negative in famiglia, come abusi o negligenza; fattori culturali.

Cosa fare? Intervenire precocemente è fondamentale per aiutare i ragazzi hikikomori a uscire dalla loro solitudine. È importante creare una rete di supporto che coinvolga famiglia, scuola, servizi sanitari e sociali. Occorre inoltre sensibilizzare la società su questo fenomeno, combattendo lo stigma e la discriminazione che spesso accompagnano questi ragazzi.

Per contrastare l’hikikomori è necessario un approccio multidisciplinare che tenga conto delle diverse cause del fenomeno. Servono interventi mirati a rafforzare l’autostima dei ragazzi, a sviluppare le loro capacità sociali e a creare un ambiente di vita più accogliente e inclusivo. L’hikikomori non è solo un problema dei ragazzi che ne soffrono, ma di tutta la società. È un invito a riflettere sulle pressioni e le aspettative che gravano sulle nuove generazioni, e sulla necessità di creare un mondo più sicuro e accogliente per tutti.

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