Stando al primo episodio (visto in anteprima) della fiction “Gloria”, prodotta da Eagle Pictures in collaborazione con Rai Fiction, un tema interessante sembra essere quello dell’idolo del lavoro, quando questo è sinonimo di prestigio sociale, fama, popolarità, successo. Uno strumento per riflettere, dunque, in questa miniserie in tre puntate diretta da Fausto Brizzi, è rappresentato dai pericoli di una vita spesa ad inseguire qualcosa di luccicante e inafferrabile, che ti soffia la vita stessa mentre promette di donartela, mentre offre la sensazione di porgertela al massimo. Un rischio corso facilmente da chi conosce l’ampio consenso, l’ammirazione altrui, attraverso la sua professione.

Fotogramma dalla Fiction “Gloria”, dal 19 febbraio su Rai1.
Nel primo frammento della serie in onda da stasera, 19 febbraio, su Rai1 – che segna il ritorno in Rai di Sabrina Ferilli dopo 12 anni – incontriamo Gloria, appunto: un’attrice italiana dal passato molto importante, ma dal presente reso cupo da anni nello stesso medical drama (la gente ormai la ferma per strada chiedendole consigli su farmaci e cure per problemi di salute). Gloria abdica, e nel suo grigio scivolare non le rimangono che modesti spot pubblicitari. Poi nemmeno quelli. Eppure l’ex diva, che ha perso la sua villa sull’Appia ma fa finta di possederla ancora, è ossessionata dalla sua immagine vincente, dal ritorno al posto al sole occupato per anni. Vive per questo, pesando quotidianamente su chi le sta intorno, in primis sulla sua assistente Iole, un po’ succube di lei, un po’ sua fan, un po’ sua coscienza lucida, pronta a intervenire per aiutarla a ragionare.
C’è il rimando piuttosto esplicito a “Viale del tramonto”, in Gloria, non solo perché il nome della protagonista è lo stesso dell’attrice Gloria Swanson che modellò il capolavoro di Billy Wilder.
Si torna anche ad “Eva contro Eva” di Joseph L. Mankiewicz, per l’arrivismo artistico a tutti i costi ma si respira anche l’aria della commedia aspra, con personaggi – vedi l’agente di Gloria interpretato da Massimo Ghini – che riportano alla lontana commedia all’italiana, la quale, calata nella serialità recente e nel mondo dello spettacolo, fa pensare al “Call my agent” – italiano di derivazione francese – che ironizza, non senza toni malinconici e caustici, sul mondo del grande e piccolo schermo contemporaneo.

Fotogramma dalla Fiction “Gloria”, dal 19 febbraio su Rai1.
A questi temi svettanti se ne aggiunge un terzo, quello delicato dei social: intuiamo, nel finale del primo episodio, e captiamo leggendo tra i materiali stampa della serie, che questi affilati strumenti del nuovo millennio entreranno con decisione nel tormento che attanaglia Gloria, attraverso lo zampino del suo discutibile agente. Rimane da capire se la protagonista, che ha pure una figlia con la quale ha un rapporto non semplice, un ex marito che le vuole ancora bene, e un fratello che vive con un altro uomo, riuscirà a scendere dalla sua casa costruita sulla sabbia, o se invece vi rimarrà irrimediabilmente prigioniera. C’è da scoprire se Gloria saprà liberarsi o meno dall’invisibile prigionia che non le consente di abbracciare i tanti doni che la vita le offre.
Nello sviluppo del personaggio, ben interpretato da Sabrina Ferilli – che sembra riempirlo di una certa complessità, di quell’umana fragilità che ci porta a prendere sentieri pericolosi – si gioca la partita di Gloria, tra stasera, il 26 (ep.2) e il 27 (ep.3) febbraio prossimi. Vedremo quanto, tra le note di costume che la fiction sembra voler descrivere, questo ritratto riuscirà ad essere efficace, o se l’aggettivo graffiante accostato alla fiction Gloria, non sarà sufficiente per scavare in profondità dentro il personaggio. Speriamo nel contrario: che la sceneggiatura originale di Roberto Proia (dal titolo “Vorrei vedere te”) affiancato nella scrittura dallo stesso Brizzi e da Paola Mammini (“Perfetti sconosciuti”) saprà mostrarci in modo interessante e costruttivo l’interiorità di una donna e magari anche la sua crescita personale liberatoria, non fuori tempo massimo. Sarebbe un passo oltre l’accattivante intrattenimento.