Sfoglia la rivista

Ambiente > Ecologia

Albert Herring

di Mario Dal Bello

- Fonte: Città Nuova

L’opera comica di Benjamin Britten al 35° Cantiere internazionale d’arte di Montepulciano.

cantiere arte montepulciano

Caustico e sorridente nello stesso tempo, Britten nel 1947 mette in scena l’opera tratta dal racconto Le rosier de Madame Husson di Maupassant. Il musicista inglese inventa un qualcosa che assomiglia a Rossini: beninteso, un Rossini novecentesco, tanto è l’umorismo pizzicato, la follia ritmica, e in particolare il cinismo che galleggia sotto la pelle allegra della storia.

 

La quale narra di Albert, sottomesso figlio della corpulenta signora Herring, eletto “re di maggio”, cioè esempio di virtù e di castigatezza, nel villaggio di Loxford nella primavera del 1900. Un paese bacchettone, di piccole rivalità, con personaggi curiosi – dalla direttrice della scuola parrocchiale, al parroco, dal poliziotto al sindaco, dai giovani amanti ai bambini – che incarnano lo spettro dell’umanità, quella realtà umana capace di frustrazioni e di cattiverie uniche, ammantate dal perbenismo provinciale (di cui molto ha sofferto Britten). Albert infatti, preso in giro per la timidezza, è i l classico esempio di figlio frustrato dalla madre possessiva. Ma si prenderà la rivincita trascorrendo la sua notte di baldoria e riprendendosi la libertà di vivere.

 

Commedia agrodolce, quindi, che la musica frizzante, indiavolata in certi “concertati”, nei recitativi al filo di rasoio, schietti e rapidi, caratterizza con arguzia. Ci si diverte un mondo perché libretto (di Eric Crozier) e note vanno d’accordo nel conciliare tocchi esilaranti a punzecchiature sapide di ritratti , mentre la regia da commedia all’inglese, con sapienti gags, di Keith Warner, tratteggia per il divertimento del pubblico l’avventura eroicomica di Albert e del suo piccolo mondo antico, che Britten però stigmatizza senza sconti.

 

Che l’opera sia definita “da camera”, stupisce. Infatti, anche se l’orchestra conta una dozzina di elementi, la bravura del direttore Roland Boer fa sì che le ottime prime parti dell’Orchestra del Royal Northern College of music Manchester, sembrino da sole quasi una “fila”di strumentisti, tanta è la corposità del suono, la nitidezza, la pastosità e il colore. Molto bravi i cantanti-attori, voci belle, libere. E capacità di recitazione eccellente. Gran spettacolo, applausi sentiti.

Riproduzione riservata ©

Condividi

Ricevi le ultime notizie su WhatsApp. Scrivi al 342 6466876