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Anche gli ultimi sono stati amati

a cura di Redazione

- Fonte: Città Nuova

Da Villa Bartolomea arriva un racconto, la testimonianza di un incontro con il povero che arricchisce due cuori. Dai pregiudizi all’apertura e la carità

ph Pixabay

Per far conoscere la figura di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, è stata allestita una mostra fotografica a S. Giovanni Lupatoto (VR). Ero nella sala della mostra con i libri di Città Nuova. Poco prima dell’inaugurazione, è entrato un signore mal vestito e, dopo l’inaugurazione, visto che era stato allestito un tavolo con un piccolo buffet, lui si è seduto a quel tavolo ed ha iniziato a mangiare e a bere. Quando ho visto che si era già bevuto il secondo bicchiere di spumante, ho pensato: «Non vorrà ubriacarsi proprio qui?», e con la scusa di voler bere un bicchiere anch’io, ho preso la bottiglia dello spumante e l’ho spostata lontano da lui. Vi era anche un’altra bottiglia e, ad un conoscente, ho chiesto di allontanarla.

Intanto il sindaco, l’assessore e altre autorità di SGL visitavano la mostra. Lui, imperterrito, continuava a mangiare e a bere, non alcolici. Prima di andarsene mi ha chiesto se la mostra fosse aperta anche all’indomani. Gli ho risposto di sì.

La sera, facendomi l’esame di coscienza, mi sono ricordato della Lettera di S. Giacomo: «Se un ricco viene alla vostra assemblea e gli dite “siediti qui al primo posto” e al povero “siediti là…” non fate forse delle preferenze?». Io ho giudicato quella persona e non l’ho amata. Chiara non avrebbe fatto così. Mi sono addormentato col proposito di rimediare.

Infatti all’indomani, poco dopo l’apertura della mostra, eccolo che arriva. Prende il cellulare e lo mette in carica. Qualcuno ha osservato subito: «Ma non ha corrente a casa sua?». Allora mi sono avvicinato. Gli ho sorriso. Ho iniziato a parlare del più e del meno. Sembrava contento di scambiare 4 chiacchiere.

Poco dopo si è avvicinato al quaderno delle impressioni e ha scritto il suo nome con la data esatta. Tutto soddisfatto mi ha detto: «Sa perché ho scritto la data? Perché oggi è il mio compleanno!», ed ha iniziato a confidarsi. «Da 10 anni non vedo mio figlio. Se n’è andato di casa e non so dove si trova, anche mia moglie mi ha lasciato dandomi tutte le colpe». Poi mi ha chiesto da bere un po’ di tè. Allora gli ho allungato un bicchiere di plastica e gli ho detto: «Questo è il tuo bicchiere. Lo metto da parte. Puoi bere tutto il tè che vuoi».

Poi mi ha detto che da pochi giorni era stato dimesso dall’ospedale per un intervento al cuore e mi ha fatto vedere la lunga ferita dell’operazione. Mi ha chiesto se poteva venire anche lui il pomeriggio della domenica, all’evento presso il Teatro Astra. Gli ho risposto che era aperto a tutti.

La sera, terminato l’evento, stavo aiutando a riordinare. Era avanzata della pizza al buffet e fra noi si diceva di portare a casa gli avanzi… L’uomo era sempre lì che gironzolava. Gli ho offerto di portarsi a casa un po’ di pizza: si è illuminato. Pareva gli avessi offerto oro!

Così, come Chiara ci ha insegnato, anche gli ultimi sono stati amati.

Davide D.

7 novembre 2023

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