Immagina che sul tuo posto di lavoro ti venga proposto di prenderti carico, ad esempio, dell’organizzazione di una raccolta fondi aziendale. Anche se ti piace l’idea di essere stato coinvolto in questa iniziativa, la tua settimana è già abbastanza piena e sai che non ti sarà di aiuto né per migliorare le prestazioni lavorative né per effettuare un avanzamento di carriera. Ma alla fine, dici di sì e aggiungi a malincuore questo incarico al tuo calendario. Oppure immagina di voler passare le vacanze di Natale in tranquillità con la tua famiglia, ma un parente ti contatta per dirti che verrà a farti visita proprio in quel periodo. Non volendolo deludere acconsenti e cambi i piani delle tue vacanze.
Se queste situazioni ti sembrano familiari, potresti avere una tendenza a compiacere le persone. Invece di dire di no a cose che davvero non vuoi fare, dici di sì e magari allo stesso tempo la rabbia monta silenziosamente. Sembra più facile mantenere la pace, ma spesso ti senti risentito e svuotato.
Anche se è ragionevole voler essere di aiuto al lavoro o essere disponibili nei confronti dei membri della famiglia, spesso non è un bene farlo a proprie spese. Le persone compiacenti dicono di sì in parte perché si preoccupano di ciò che gli altri pensano di loro e non vogliono entrare in conflitto con gli altri. Potrebbero anche lasciarsi coinvolgere eccessivamente nei problemi degli altri e cercare di risolvere tutto e per questo motivo, nonostante siano esausti e sopraffatti, diventare la persona di riferimento al lavoro o in famiglia.
Dunque cercare l’approvazione e la convalida degli altri è un tratto distintivo delle persone compiacenti. Ma come lo si diventa? Molto probabilmente si tratta di un comportamento appreso fin dall’infanzia. Ciò che temono di più queste persone sono il rifiuto e il fallimento, che potrebbero essere radicati nelle loro prime relazioni. Forse avevano un genitore il cui amore era condizionato, quindi da bambini potrebbero aver dovuto guadagnarsi l’amore e l’affetto dei loro genitori, oppure i loro genitori non erano disponibili emotivamente o la disponibilità dei genitori era incoerente.
Queste persone vogliono avere la certezza di essere importanti per chi le circonda. Non cercano la convalida dall’interno, bensì la cercano ovunque in modo da essere riconosciuti e accettati da tutti. Nella maggior parte dei casi, se si sentono benvoluti, possono rilassarsi e piacere anche a se stessi.
Si può modificare questo modo di fare? Spesso molti compiacenti non sono consapevoli di ciò che stanno facendo e spesso non sanno nemmeno cosa vogliono o quali siano i loro bisogni. Ecco perché è difficile per loro mettere se stessi al primo posto, ed ecco perché l’obiettivo diventa quello di cominciare a conoscere se stessi. Sapere chi siamo e cosa apprezziamo aprirà la porta a una migliore comprensione delle proprie convinzioni, emozioni e bisogni. Questo sarà di aiuto anche per cominciare ad apprezzare se stessi con una dose di sana autocompassione.
Allo stesso tempo ci sarà bisogno di imparare a stabilire dei limiti nelle nostre relazioni, cercando di tenere a mente che non siamo responsabile dei sentimenti e delle reazioni degli altri. Imparare il valore dei confini è una qualità molto importante, perché in questo modo ci diamo l’opportunità di sapere se i bisogni e le richieste degli altri rientrano nei limiti di ciò che è ragionevole oppure se stiamo mettendo in secondo piano noi stessi per sentirci accettati e apprezzati.
Il filosofo cinese Confucio diceva “Non preoccuparti se gli altri non ti apprezzano. Preoccupati se tu non apprezzi te stesso”.
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