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Si torna sui banchi, tra entusiasmi e timori

di Catia Iori

- Fonte: Città Nuova

Stanno ormai per suonare le campanelle in tutta Italia. Qualche riflessione e consiglio per iniziare al meglio il nuovo anno scolastico

Intervist scuola
(Foto: Pixabay)

E ormai comincia la scuola. Questione di giorni, di ore e si torna in aula. «L’estate sta finendo e un anno se ne va, cantava una famosa canzone del passato. Sono diventato grande…lo sai che non mi va…». Ecco, questo è il punto. La scuola, che sia primaria o superiore, impone obblighi e doveri. Il risveglio mattutino, la puntualità all’ingresso, l’attenzione sui banchi, il sostenere il ritmo di compiti e verifiche. Questo è fare scuola ma esiste un altro modo, più sensato e profondo di vivere il rientro. Quello di stare si al passo con quanto ci viene richiesto, ma anche di riassaporare la gioia del reincontro con gli altri, i compagni, i colleghi, gli ambienti soliti.

Certo, il ritorno alla routine può bloccare per certi aspetti il piacere di perderci in fantasticherie imponendoci orari e compiti ma il gusto di sentirsi seguiti e sostenuti da insegnanti, amici e familiari, ricreando lo spirito ce lo fa vivere in modi completamente nuovi.

Se è vero, infatti, che il rientro alla routine scolastica fa nascere nuove ansie per chi comincia un ciclo di studi, è altrettanto sicuro che fa parte dell’avventura di crescita umana sfidare le discipline e mettersi in gioco. Mai da soli, tuttavia.

Ma come far sì che la speranza sia sempre un passo avanti rispetto alla paura? Da dove attingere la pazienza e la generosità per farsi carico di queste vite?

Sappiamo che sono la cultura e le buone relazioni le risposte al desiderio di pienezza a cui ogni piccolo scolaro o studente aspira. La cultura generosamente condivisa nella relazione educativa, la trasmissione del vero, del bello, del buono, resistenti al tempo vorace, sono proprio ciò che consente di dare peso e senso al giorno di scuola, in uno scambio continuo di sapere e di valori. In fondo gli allievi, piccoli o grandi che siano, apprendono se si sentono guardati, seguiti, amati. Altrimenti tutto diventa sterile competizione per un voto in più, un accaparramento di nozioni mnemonico, uno stare insieme all’insegna del sentirsi “adeguati o meno” a quanto viene richiesto.

È importante non dimenticare che per i bambini alcuni elementi possono essere fonte di ansia e paura in quanto parte di una nuova esperienza ancora sconosciuta: i nuovi ambienti, i nuovi compagni, i nuovi docenti, materiali di lavoro inediti. Insomma, un’esperienza assolutamente tutta da inventare e da scoprire. Per metterci meglio nei loro panni possiamo pensare che stiano vivendo un’esperienza simile a quando da grandi iniziamo un nuovo lavoro in un posto sconosciuto con nuovi capi e colleghi, con la consapevolezza di essere gli ultimi arrivati. È quindi importante che i genitori siano attenti a non sminuire la paura o le insicurezze dei figli, accogliendo le loro incertezze come reali e centrate, rassicurarli ed incoraggiarli, parlando apertamente con loro di queste ansie.

Se l’ingresso porta con se queste paure, non meno importante è imparare ad organizzarsi con un minimo di autonomia. Piccole regole che rendono il lavoro dei compiti a casa gradevole e sfidante. Pianificare un minimo l’impatto delle varie materie, tenere il diario aggiornato, sapere che ci sono giorni più leggeri e altri più affollati di lezioni. Da subito, occorre insegnare loro che l’ordine non è mai il contrario della creatività ma un modo per canalizzare al meglio più attività, dando spazio anche al gioco, allo sport, a uno strumento musicale, insomma al piacere.

Anche rispetto all’ingresso alla scuola secondaria di primo grado vale quanto detto sopra. Ora i ragazzi sono più grandi, ma il passaggio che stanno affrontando è comunque importante e le due scuole (quella lasciata e quella nuova) sono molto diverse tra loro: tanti professori con comportamenti più adulti e impersonali, e non le solite maestre, molti libri graficamente diversi e più pagine scritte. Si passa da un rapporto personale a una dimensione più formale e per certi versi più lontana che rende meno affettiva la relazione, imperniandola più sui contenuti che sul comportamento. Ad alcuni può sembrare eccessivo, per altri invece che si circondano dei compagni e del loro supporto, non sarà di certo una novità negativa.

I genitori a volte non danno il giusto peso a questi momenti di passaggio, ma il mondo dei bambini, visto dai bambini, ha occhi diversi dai loro. Più i bambini/ragazzi saranno accompagnati e rassicurati, più diventeranno autonomi in fretta. Anche se meno ansiogeni, anche gli inizi in classi appartenenti allo stesso ciclo scolastico possono portare con sé disagi e paure, in particolare dovute alla paura di aver dimenticato quanto appreso lo scorso anno o essere meno efficienti a causa della lunga pausa estiva.

Sarebbe utile che durante le prime settimane maestri e professori non dessero troppi compiti agli alunni, per dare loro il tempo di riprendere gradualmente i ritmi scolastici.

3 CONSIGLI PRATICI PER IL RIENTRO A SCUOLA

Se l’estate ci ha abituato a sveglie non troppo mattiniere, serve un po’ di gradualità per abituarsi ai ritmi della scuola.

Se tutta la famiglia che ha già comunque ripreso il lavoro dopo le ferie, può risentire dei nuovi orari dei figli, occorre parlare magari a tavola per far si che l’entusiasmo diffonda un clima di riscoperta anziché di ansia per le nuove scadenze che fino a Natale terranno banco.

Stabilire regole chiare e condivise per la gestione della quotidianità e dei compiti a casa ha la stessa importanza di una buona comunicazione familiare, consentendo di fornire ai bambini e ai ragazzi strumenti che li rendano forti e capaci di far fronte alle difficoltà. La famiglia ha un ruolo significativo nel successo scolastico dei figli, è fondamentale offrire sostegno emotivo alla fatica, mostrare comprensione e aiutarli a sviluppare il senso di responsabilità e la capacità di applicarsi. Insomma, massimo entusiasmo per i ragazzi e i bambini, grande attenzione da parte dei genitori e dei nonni per far si che anche i piccoli segnali di disagio siano raccolti con serenità, pronti ad aiutare più che a investigare come facevano certe vecchie maestre o professori arcigni e severi di mia vecchia conoscenza.

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