Premetto che la perfezione non esiste! Si riscontra in modo crescente un perfezionismo relativo alla costruzione dell’identità, anche in relazione all’immagine online e attraverso i social. È possibile che ci sia un’eccessiva preoccupazione nei confronti di alcuni elementi legati al proprio aspetto e al proprio comportamento. Quando si percepisce un’elevata discrepanza tra i propri standard ideali e il proprio sé reale si possono strutturare dei pensieri ossessivi, si pensa continuamente a come raggiungere certi livelli e riconoscimenti (con particolare attenzione ai like, alle dimostrazioni d’interesse e visualizzazioni dei follower).
Non è sempre necessariamente negativo, alcune forme di perfezionismo (se in misura moderata) possono essere anche funzionali e motivare al miglioramento, quando invece inizia a diventare un pensiero ossessivo… c’è un problema!
Il perfezionismo attiva l’attanagliante “paura di fallire” che può diventare bloccante e molto disturbante. Può agire come un impulso positivo allo sviluppo della propria identità e alla crescita personale, oppure, un perfezionismo eccessivo e ipercritico ha effetti controproducenti e disadattivi, perché finisce per impedire alla persona di svilupparsi. Il perfezionista si crogiola in uno stato di autovalutazione in cui l’obiettivo diventa correggere alcuni aspetti di sé. Questo può valere sia online che offline!
Il fatto di stabilire standard troppo elevati può facilitare l’insorgenza di sintomi depressivi, “non sentirsi mai abbastanza”, genera ansia, in alcuni casi gravi anche pensieri suicidari, e l’instaurarsi di dipendenze. Il dubbio e lo scrutinio di sé accompagnano come un occhio di bue puntato su sé stessi che porta la persona a mettere costantemente in discussione la propria identità, le proprie capacità, ritenendole inadeguate.
Lo scrutinio di sé comporta un’autovalutazione eccessiva delle proprie caratteristiche, spesso giudicante, operata all’interno di contesti reali o online in cui la persona si confronta con i pari, dunque, improntato sulla competizione con gli altri: sono meglio o peggio degli altri? L’auto-presentazione perfezionistica è connessa al modo in cui viene allestito il proprio profilo sui social media (Instagram, Tik tok, Facebook), a come viene creato e aggiornato costantemente e in modo ossessivo.
Gli individui perfezionisti tendono a sentire la pressione di aggiornare frequentemente la rappresentazione di sé e la narrazione di sé, anche laddove questa si riveli fittizia e parziale, poiché finalizzata a esibire solo gli aspetti migliori, a volte in modo artefatto con l’uso di filtri o frasi d’effetto. In questo modo, il contesto di interazione online diventa un palcoscenico dove l’identità, piuttosto che costruita, viene recitata. La costruzione della propria identità sui social network avviene attraverso la manipolazione dell’immagine corporea con foto (a volte ritoccate) e video, l’auto narrazione utilizzando i “post”, le storie e l’interazione nelle bacheche o nei gruppi tematici. L’esibizione di sé con una conseguente mescolanza tra sfera pubblica e sfera privata viene incentrata sulla ricerca di attenzioni. Questo processo se associato a comportamenti perfezionistici ossessivi e protratti nel tempo è ritenuto potenzialmente disadattivo, poiché non permette alla persona di esprimere la propria identità in modo libero e spontaneo; inoltre, sottrae tempo ed energie alle esperienze reali offline.
Come sempre il problema è una questione di misura, di sfumature, di intensità e frequenza di questi comportamenti… e anche della possibilità di essere ciò che si è, con pochi o tanti cuoricini rossi.
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