Dall’inizio della guerra in Sudan scoppiata il 15 aprile 2023 tra le Forze armate sudanesi (Fas) del generale Al-Bourhane e le Forze di supporto rapido (Rsf) del generale Hamdane Dagalo, detto “Hemetti”, le perdite umane sono stimate in 750 morti e più di 5 mila feriti, secondo le Nazioni Unite, e il conflitto sta danneggiando gravemente l’economia del Paese, in particolare il mercato della gomma arabica, che è l’ingrediente chiave di bevande analcoliche, gomme da masticare e medicinali.
Circa il 70% della fornitura mondiale di gomma arabica, per la quale ci sono pochi sostituti, proviene da alberi di acacia nella regione del Sahel che attraversa il Sudan, il terzo Paese più grande dell’Africa dilaniato dai combattimenti tra militari e paramilitari.
Dall’inizio del conflitto, le scorte di gomma arabica sono state al centro del conflitto armato. «È un vero disastro per i produttori», ha detto Adam Issa Mohammed, commerciante di El-Obeid, uno dei principali mercati di gomma arabica a sud di Khartoum.
Una situazione terribile non solo per i produttori ma anche per gran parte della popolazione: cinque dei 45 milioni di sudanesi traevano direttamente o indirettamente un reddito dalla produzione di questi cristalli di linfa di acacia.
Di fronte alle preoccupazioni del mercato mondiale, essendo la gomma arabica essenziale nella produzione di medicinali, la Federazione internazionale per la promozione della gomma (Aipg), che riunisce produttori, importatori e fabbricanti, assicura che le sue «aziende dispongono di sufficienti riserve importate dal Sudan e da altri Paesi nei suoi hangar per assorbire eventuali interruzioni di fornitura». L’Aipg aggiunge che anche il Ciad e la Nigeria possono “contribuire in modo significativo” all’offerta globale.
Eppure la gomma arabica del Sudan, che rappresenta il 70% delle esportazioni lorde mondiali di questo prodotto, aveva finora resistito a tutto, dai conflitti al riscaldamento globale. Al punto che Washington, che aveva imposto anni di embargo al Sudan durante i conflitti precedenti, aveva concesso una speciale esenzione all’esportazione di questo emulsionante naturale. Le industrie agroalimentari e farmaceutiche non possono farne a meno: senza gomma arabica non esistono bibite, gomme da masticare o medicinali.
«A seconda di quanto durerà la controversia, potrebbero esserci conseguenze per i prodotti finiti sullo scaffale, ovvero i prodotti realizzati dai grandi marchi», ha dichiarato Richard Finnegan, responsabile acquisti di Kerry Group, fornitore di gomma arabica alla maggior parte delle principali aziende produttrici di alimenti e bevande. Finnegan stima che le scorte attuali saranno esaurite entro cinque-sei mesi, opinione condivisa da Martijn Bergkamp, partner del fornitore olandese Foga Gum, che stima però l’esaurimento delle scorte entro tre-sei mesi.
Cloetta AB, una famosa azienda svedese che produce le pastiglie Lakerol usando la gomma arabica, ha una “grande” scorta dell’ingrediente, ha detto un portavoce in una e-mail. «Aziende come Pepsi e Coke non possono esistere senza gomma arabica nelle loro produzioni», ha affermato Dani Haddad, direttore del marketing e dello sviluppo di Agrigum, uno dei primi dieci fornitori al mondo del prodotto.
Nel loro processo di produzione, le aziende alimentari e delle bevande utilizzano una versione essiccata a spruzzo della gomma, che sembra una polvere. Mentre i produttori di cosmetici possono utilizzare sostituti, non esiste alternativa alla gomma arabica nelle bevande analcoliche, che impedisce agli ingredienti di separarsi.
Intanto, in Sudan i combattimenti sono concentrati soprattutto a Khartoum, dove la maggior parte della produzione di gomma arabica è generalmente centralizzata prima di essere esportata, e nel Darfur (ovest), dove se ne produce buona parte. I fornitori di gomma arabica in Sudan «potrebbero esaurire le scorte entro tre o sei mesi se i combattimenti continuano al ritmo attuale», avverte Arab News.
Una situazione che rischia di aggravare il conflitto e la catastrofe umanitaria, in cui il Paese è impantanato da più di 2 mesi. «Non essendoci più acquirenti, il prezzo di una tonnellata di prodotto è crollato da 320mila a 119mila sterline sudanesi», ovvero da 580 a 200 euro, racconta Ahmed Mohammed Hussein, produttore.
Temendo la continua insicurezza in Sudan, le aziende che dipendono dal prodotto, come Coca Cola e Pepsico, hanno fatto scorta da tempo, con autonomie fra i tre e i sei mesi.
Il mercato della gomma arabica grezza è cresciuto da una media di 95,4 milioni di dollari nel periodo 1992-1994 a 150,3 milioni di dollari tra il 2014 e il 2016. La gomma arabica trasformata ha ottenuto maggiori ricavi, passando da 74,4 a 192 milioni di dollari nello stesso periodo. L’ultimo rapporto di Market Research Future prevede che sul mercato la domanda potrebbe crescere a un tasso medio annuo del 10%.
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