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Migliori prospettive economiche per l’Europa

di Fabio Di Nunno

- Fonte: Città Nuova

Fabio Di Nunno, autore di Città Nuova

Nelle sue previsioni economiche di primavera, la Commissione europea delinea prospettive migliori nonostante qualche difficoltà

Europa economia prospettive
(Foto: Pexels)

Le prospettive economiche di primavera dell’Unione europea (Ue) migliorano grazie ad una resilienza in un contesto mondiale difficile. Infatti, il calo dei prezzi dell’energia, l’allentamento degli ostacoli nell’approvvigionamento e un mercato del lavoro dinamico hanno sostenuto una crescita moderata nel primo trimestre del 2023, eliminando i timori di una recessione.

Nelle previsioni economiche di primavera, elaborate dalla Commissione europea, questo inizio del 2023 migliore del previsto porta le prospettive di crescita dell’economia dell’Ue all’1,0% nel 2023 (0,8% nelle previsioni intermedie d’inverno) e all’1,7% nel 2024 (1,6% nelle previsioni economiche d’inverno). Le revisioni al rialzo per la zona euro sono di entità analoga, con una crescita del prodotto interno lordo (Pil) attualmente prevista all’1,1% nel 2023 e all’1,6% nel 2024. Stando ai principali indicatori, la crescita dovrebbe protrarsi nel secondo trimestre.

L’economia europea è riuscita a contenere l’impatto negativo della guerra della Russia contro l’Ucraina, facendo fronte alla crisi energetica grazie a una rapida diversificazione dell’approvvigionamento e a un considerevole calo dei consumi di gas. I prezzi dell’energia nettamente più bassi si stanno trasmettendo all’economia, riducendo i costi di produzione delle imprese. Anche i consumatori stanno registrando un calo delle bollette energetiche, ma i consumi privati sono destinati a rimanere contenuti, dato che la crescita delle retribuzioni resta al di sotto dell’inflazione.

Poiché l’inflazione rimane elevata, le condizioni di finanziamento sono destinate a inasprirsi ulteriormente. Sebbene la Banca centrale europea e le altre banche centrali dell’Ue siano prossime ad arrestare l’aumento dei tassi di interesse, le recenti turbolenze nel settore finanziario potrebbero aumentare le pressioni sul costo del denaro e sulla facilità di accesso al credito, rallentando la crescita degli investimenti e colpendo in particolare quelli nell’edilizia residenziale. Anche l’inflazione è stata rivista al rialzo rispetto alle previsioni economiche d’inverno, destinata però a diminuire gradualmente, nella zona euro al 5,8% nel 2023 e al 2,8% nel 2024.

Dopo il picco raggiunto nel 2022, l’inflazione complessiva ha continuato a diminuire nel primo trimestre del 2023 in presenza di una forte discesa dei prezzi dei beni energetici. Si sta rivelando più persistente, però, l’inflazione di fondo (l’inflazione complessiva al netto dei beni energetici e dei prodotti alimentari non trasformati): a marzo ha raggiunto un massimo storico del 7,6%, ma secondo le proiezioni diminuirà gradualmente nel prossimo futuro, man mano che i margini di profitto assorbiranno le maggiori pressioni salariali e che si inaspriranno le condizioni di finanziamento.

Su base annua l’inflazione di fondo nella zona euro dovrebbe attestarsi in media al 6,1% nel 2023, per poi scendere al 3,2% nel 2024, rimanendo al di sopra dell’inflazione complessiva in entrambi gli anni oggetto delle previsioni. Un’inflazione di fondo più persistente potrebbe continuare a limitare il potere d’acquisto delle famiglie.

Allo stesso tempo, il mercato del lavoro dinamico sta rafforzando la resilienza dell’economia europea. Infatti, il tasso di disoccupazione nell’Ue ha toccato un nuovo minimo storico del 6,0% nel marzo 2023 e i tassi di partecipazione e di occupazione sono a livelli record.

Le previsioni indicano una reazione solo lieve del mercato del lavoro dell’Ue al rallentamento dell’espansione economica. Secondo le proiezioni, quest’anno la crescita dell’occupazione sarà pari allo 0,5%, con un successivo calo allo 0,4% nel 2024. Stando alle previsioni, il tasso di disoccupazione rimarrà appena al di sopra del 6%. La crescita delle retribuzioni ha subito un’accelerazione dall’inizio del 2022, ma finora è rimasta ben al di sotto dell’inflazione. Si prevedono aumenti salariali più sostenuti a causa del persistere di condizioni tese sui mercati del lavoro, dei forti aumenti dei salari minimi in diversi Paesi e, più in generale, delle pressioni da parte dei lavoratori per recuperare la perdita di potere d’acquisto.

Paolo Gentiloni, commissario per l’Economia, osserva che «l’economia europea si trova in condizioni migliori rispetto alle proiezioni dell’autunno scorso; grazie agli sforzi risoluti per rafforzare la nostra sicurezza energetica, a una notevole resilienza del mercato del lavoro e all’allentamento delle strozzature nell’approvvigionamento, abbiamo evitato una recessione in inverno e ci aspettiamo una crescita moderata quest’anno e il prossimo». D’altronde, «l’inflazione si è dimostrata più tenace del previsto, ma dovrebbe diminuire gradualmente nel resto del 2023 e nel 2024», mentre «le finanze pubbliche continueranno a migliorare con il progressivo ritiro delle misure di sostegno connesse all’energia». Ciononostante, «ci sono però ancora troppi rischi per poter stare tranquilli e la brutale invasione dell’Ucraina da parte della Russia continua a gettare un’ombra di incertezza sulle prospettive».

Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione europea con delega a un’economia al servizio delle persone, sostiene che «l’economia dell’Ue sta tenendo molto bene di fronte all’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia, il che si traduce in un miglioramento delle attuali previsioni di crescita per il 2023». L’Ue ha, inoltre, «un mercato del lavoro forte e un tasso di disoccupazione ai minimi storici». Del resto, «con i prezzi dell’energia chiaramente in calo, i governi dovrebbero poter eliminare gradualmente le misure di sostegno e ridurre l’onere del debito». Tuttavia, «l’inflazione di fondo continua a rimanere elevata, il che potrebbe erodere il potere d’acquisto delle persone, rallentare la crescita degli investimenti e ostacolare l’accesso al credito». Pertanto, onde «tenere sotto controllo l’inflazione, è essenziale garantire che la politica di bilancio degli [Stati membri] resti prudente e mantenere lo slancio delle riforme e degli investimenti».

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