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Mondo > In punta di penna

Ucraina in attesa

di Michele Zanzucchi

- Fonte: Città Nuova

Michele Zanzucchi, autore di Città Nuova

La guerra del Donbass in una fase interlocutoria. Si attendono le mosse del nemico, reciprocamente

Ucraina
(AP Photo/Libkos)

Non è semplice leggere le vicende belliche nella Seconda guerra del Donbass. A Backmut si combatte metro su metro. Per i miliziani della Wagner è ormai una questione di vita o di morte per via della lotta tra i suoi vertici e quelli dell’esercito russo. Ma sembra che la lunga resistenza ucraina, che pare volgere alla fine, abbia “sgonfiato” le velleità espansionistiche russe; sembra infatti che gli sforzi di Mosca in questo periodo si siano concentrati soprattutto nella costruzione di opere di difesa dei territori acquisiti nella prima fase della guerra. Ormai, una vittoria a Backhmut sarebbe in qualche sorta una vittoria di Pirro.

Sul fronte opposto, si parla di una controffensiva ucraina di primavera. Ma non ci sono certezze. Le armi che giungono a Kyiv dai Paesi occidentali non sembrano di facile utilizzo. Carri armati Leopard di prima generazione e qualche vecchio Mig non sembra possano mutare il corso della storia. Aumentano così le diverse forme di addestramento dei soldati ucraini da parte dei Paesi Nato.

I bombardamenti russi sono diminuiti di frequenza e intensità, perché da una parte il popolo ucraino sembra resistere comunque ai tagli di elettricità (e la primavera si avvicina), e dall’altra sicuramente le scorte russe non sono infinite. La minaccia di usare armi nucleari sembra per il momento essere stata lasciata da parte, mentre cresce la paura per un eventuale incidente nucleare alla centrale di Zaporizhzhia, che viene di continuo sfiorata dagli obici lanciati dalle due parti.

Dopo alcuni “incontri ravvicinati” sui cieli e sui mari europei tra mezzi Nato e mezzi russi, si è scesi a più miti consigli e si è forse capito che un incidente maggiore tra russi e statunitensi avrebbe potuto accadere, con conseguenze imprevedibili (o forse cinicamente prevedibili).

Sul fronte della guerra mediatica, invece, la battaglia infuria, e sale di intensità. Difficile distinguere propaganda e contropropaganda. Le fake news si moltiplicano, così come gli attacchi hacker e le dichiarazioni che hanno più scopi di convincimento della propria opinione pubblica che di influenza su quella altrui. Putin e Zelenski debbono fare i conti con le loro opinioni pubbliche, dunque, conoscendo il fenomeno a suo tempo sottolineato da Carl von Clausewitz, cioè la crescita delle insofferenze e delle gelosie delle proprie nomenklature nel prolungarsi delle guerre.

La diplomazia sembra congelata in attesa della Grande Battaglia di primavera. A mezza voce si spera che lo stallo sul campo di battaglia “costringa” i contendenti a sedersi al tavolo delle trattative. Mentre la preoccupazione internazionale sembra spostarsi dalle parti di Taiwan, coi comportamenti ondivaghi (apparentemente) del cinese Xi. L’Europa al solito latita, avanza in ordine sparso, tra un Macron che cerca sempre di scartersi dagli altri e uno Scholz che guarda più ad intra che ad extra, mentre Sunak ha tali problemi con gli effetti della Brexit che sempre meno si fa sentire a proposito di Ucraina. E i Paesi dell’est ex sovietici o ex Patto di Varsavia fanno banda a parte. Nel frattempo la Finlandia è entrata nella Nato, mentre la Svezia no, bloccata dal veto turco per l’atteggiamento di Stoccolma nei confronti del problema curdo.

È tempo di attesa. Con la prospettiva di un’unica certezza: il capitale di dolori dei popoli crescerà ancora.

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