Le differenze come ricchezza, la distanza culturale come risorsa, il grido di dolore dell’Afghanistan e lo sport come strumento per stare più vicini, per crescere e camminare insieme verso il proprio posto nel mondo e i propri sogni. E poi il pulsare della prima adolescenza, le sue brezze aspre e dolci, di sentimenti all’improvviso e primi passi verso l’impegnativa identità. E ancora l’inclusione, l’integrazione, il bullismo, l’accoglienza e un delicato omaggio al femminile. Infine la bellezza delle relazioni autentiche, dell’amicizia vissuta come valore e costruita con impegno, non senza sacrificio, con qualche inciampo e passeggera sofferenza. Con un finale sentimento di pienezza.

Il cast di “Crush – la storia di Tamina”
C’è tutto questo dentro la serie, prodotta da Stand By Me in collaborazione con Rai Kids e in onda dal 1 marzo tutti i giorni su Rai Gulp alle 14.10 e alle 19:10, con 8 episodi di circa 25 minuti l’uno, (tutti) già disponibili su Raiplay.
Nati da un’idea di Simona Ercolani e diretti da Valentina Bertuzzi, raccontano le avventure, le ferite, gli slanci, le battaglie e i primi battiti d’amore di Tamina (Ludovica Porreca), una giovane di tredici anni arrivata in Italia dall’Afghanistan con la sua famiglia dopo il ritorno al potere dei Talebani. Parla un ottimo italiano, la protagonista, perché i suoi genitori hanno lavorato per lungo tempo a stretto contatto con i nostri connazionali, e questo l’aiuta nel non semplice percorso di inserimento nella scuola che inizia a frequentare.
Tamina è forte, combattiva, è intelligente e sensibile. Tiene bene botta al cambiamento forzato senza rinunciare alle sue tradizioni, anzi le comunica, le vive in modo sobrio e naturale, a partire dai colorati veli che indossa sempre con disinvoltura ed eleganza. Le porta con sé al pari delle sue paure, per esempio quella dell’acqua, letterale e metaforica insieme nel suo romanzo di formazione. Lo scrive giorno per giorno, Tamina, sostenuta, oltreché dalla conoscenza della lingua, anche da una famiglia dalla mente aperta e da una robusta passione per il calcio: il suo idolo è Farkhunda Muhtaj, capitana della nazionale di calcio femminile afghana.

Da sinistra: Elena (interpretata da Federica Pala) e Tamina (Ludovica-Porreca)
Tiene il suo poster in cameretta e vorrebbe entrare nella squadra di pallone della scuola. Ma quando il bullo di turno, un certo Frank campione solo di fragilità, inizia a metterle i bastoni tra le ruote, Tamina decide di creare una compagine alternativa a quella esistente, mettendo insieme altre solitudini che nel tempo diventeranno le sue preziose amicizie. Ci sono Elena, Jacopo, Sabrina e Marie Jeanne, tra gli altri, e quel Roberto per cui il cuore batte in modo speciale, anche se non è facile capirlo, per Tamina, e soprattutto non è facile accettarlo.
In questo viaggio fatto di nodi da sciogliere, di ferite da rimarginare e di emozioni da sperimentare, di situazioni comuni a molti suoi coetanei miste a qualcosa di più complesso (relativo alla fuga dal Paese d’origine), la ragazza ci parla della sua cultura fatta anche di musica e buon cibo (viene una gran voglia di assaggiare il Kabuli Palaw). Lo fa attraverso i nuovi incontri, mantenendo però costante il contatto con la propria terra, attraverso i messaggi audio e le videochiamate numerose con Aisha: la sua migliore amica rimasta in Afghanistan e portavoce narrativa, ulteriore testimone dei diritti negati e delle difficoltà enormi in quel Paese oggi, specialmente per le donne, impossibilitate a portare avanti studio, sport e ogni attività relativa allo sviluppo della libertà e della realizzazione personale.

Da sinistra: Elena (Federica Pala), Roberto (Alessandro Cartesi) e Tamina (Ludovica Porreca)
Mediante il dialogo e lo scambio continuo col suo vecchio e nuovo mondo, Tamina esprime la condizione di chi vive l’impatto con un ambiente lontano, profondamente diverso: comunica quel suo stare in una complicata terra di mezzo esistenziale, fatta di abitudini stravolte unite all’esigenza di sperimentare la vita dentro nuove leggi (scritte e non solo) della terra d’accoglienza.
Già solo il rapporto coi ragazzi, per Tamina, è decisamente diverso rispetto a come avveniva in Afghanistan. Qui tutto è più leggero, fluente: anche un bacio ha valore diverso, non vincolante, semplicemente bello, se dato con sentimento. L’utile di questa serie costruita con intrecci e dialoghi semplici, con la freschezza asciutta compatibile coi gusti dei ragazzi, sta nel raccontarci con cura il mondo interiore di un’esistenza sospesa, di chi insieme al lavoro mai semplice di avanzare dentro il proprio futuro ha il compito di elaborare il rapporto conflittuale con un passato fatto di diritti negati e magari (capita alla stessa Tamina) della rinuncia a persone care tragicamente vittime del sistema politico vigente.
Facilita l’empatia, Crush – La storia di Tamina, e in un tempo come il nostro, in cui siamo sempre meno allenati a farlo, un po’ di esercizio per bucare le pareti dell’altro, per sentire il suo cuore battere e tutti i pensieri che passano nella sua testa, fa bene, è di aiuto. Questa serie per ragazzi accetta la buona sfida e la percorre con impegno ed entusiasmo. Su questa strada costruisce il suo ottimo lavoro.
__