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Italia > Rinascite

La forza della gentilezza

di Annamaria Gatti

- Fonte: Città Nuova

Il libro di Paolo Ferrucci ispira questa storia sul potere benefico della gentilezza come fonte di positività, come atteggiamento da adottare per stare meglio con se stessi e far star bene gli altri

gentilezza
(Foto: Pexels)

Il libro “vagava” dal comodino alla scrivania, dalla borsa al tavolo della cucina, fra una preparazione dei pasti e una pila di panni da stirare. Lorenza voleva rivedere capoverso per capoverso del manuale che si era portata via da un corso di aggiornamento. Una frase in particolare le frullava in testa con leggerezza, eppure con determinazione. Non c’è differenza fra essere gentili con gli altri ed essere gentili con noi stessi. Sono proprio la stessa cosa (P. Ferrucci – La forza della gentilezza).

E una volta approfonditi i vantaggi dell’assetto “gentile” del vivere, le capitava di ritrovare un nuovo sguardo sulle cose, sulle persone e sulle situazioni di ogni giorno. Tutto assumeva un contorno più definito, diventava quasi un gioco, col desiderio di condividerlo con chi conserva il famoso cuore-bambino. Non era una novità quel che sperimentava, però quelle pagine avevano risvegliato ciò che era suo da tanto, ma che era sbiadito dalle fatiche di quei giorni.

Liberarsi dai pesi

Infatti le cose per Lorenza andavano davvero in modo confuso e per nulla soddisfacente: la pessima salute dei genitori anziani, un paio di guasti in casa, le incomprensioni con i vicini, la malattia di colleghi da sostituire in compiti gravosi… Il nervosismo era palpabile, anche in famiglia, dove si respirava aria di insofferenza e delusione. Eppure c’era una modalità diversa con cui imparare a vivere i momenti neri della giornata.

Poteva scegliere: o farsi trascinare in quella cupa nebbia esistenziale o provare a vivere la gentilezza che, si ripeteva, «… è un modo per liberarci dai pesi e dai blocchi che ci imprigionano», che ci impediscono di andare oltre, di provare empatia, di essere immersi nel nostro stato naturale di serenità, come sosteneva Piero Ferrucci, che della gentilezza ha fatto un metodo per stare meglio e per far star meglio gli altri.

È una forza

Lorenza aveva così scelto di essere gentile davvero e aveva inanellato una serie di ribaltamenti nella sua giornata di rinascita che avevano stupito pure lei, trovando così facile, in fondo, agire di conseguenza. La mattina poteva iniziare con un sorriso per ciascuno della famiglia e un “grazie” per le piccole attenzioni di ciascuno. Il cordiale saluto all’autista del bus aveva stupito l’uomo che aveva ricambiato a stento, ma poi aveva risposto con pazienza all’ennesima richiesta di informazioni sul percorso di un’anziana. Al lavoro era stato possibile delegare un compito al nuovo assunto con espressioni incoraggianti di fiducia. Non aveva mai notato quanto fosse caldo e luminoso lo sguardo grato del giovane! La scoperta l’aveva sorpresa: quante altre minuscole bellezze si era persa, quando aveva messo lo spirito gentile all’angolo del ring?

La caccia all’idraulico per il guasto casalingo, aveva dato un buon risultato dopo una cortese telefonata. Poi il bus era arrivato in ritardo, ma Lorenza non ne aveva risentito, intenta a godersi quel tempo apparentemente perso, osservando il tramonto spettacolare che era attraversato dai voli di pacifici uccelli e poi ascoltando e rassicurando altri che scalpitavano nell’attesa.

Rientrando stanca, ma distesa, poteva permettersi un sorriso di complicità con i famigliari, pronta anche ad ascoltare i soliti elenchi di problemi da risolvere. Ma non fu così: quella sera era speciale, se i problemi c’erano, se li erano risolti da soli. Bene. Lorenza aveva declamato: pensare e agire con il cuore fa bene al corpo e allo spirito di chi esercita la gentilezza.

Era proprio così. Ma perché tutti la guardavano increduli? Lorenza pensò che doveva lasciare quel libro in giro per casa, per renderlo accessibile a tutti.

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