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Persona e famiglia > Noi due

Love addiction, sei domande per ri-conoscerla

di Angela Mammana

- Fonte: Città Nuova

«Dottoressa perché scelgo gli uomini “sbagliati”? Sono ossessionata dal mio ex». La dipendenza affettiva ha radici psicologiche profonde, non soggiace a criteri diagnostici ufficiali, ma attraverso alcune caratteristiche ricorrenti possiamo riconoscerla e dare una risposta ai nostri comportamenti

Dipendenza affettiva
(Foto: Pixabay)

La dipendenza affettiva non coinvolge solo uno dei due partner di una coppia, possiamo parlare di una co-dipendenza a livelli diversi, ed è un fenomeno che si presenta molto diffuso, assumendo varie denominazioni tra cui: amare troppo, amore patologico, relazioni d’amore maladattive, dipendenza relazionale. Lo status della dipendenza affettiva come problematica a sé stante è stato talvolta messo in dubbio, in quanto può essere la manifestazione di altri disturbi come l’ansia da separazione, la personalità borderline o dipendente.

Solitamente la love addiction viene considerata una patologia esclusiva delle relazioni d’amore; alcuni autori hanno notato che alcuni comportamenti disfunzionali che la caratterizzano possono manifestarsi anche in altri tipi di relazioni (genitori e figli, amici). Pur in assenza di una definizione univoca, la dipendenza affettiva è caratterizzata da un interesse maladattivo, pervasivo ed eccessivo verso il partner, che porta nel tempo alla perdita di controllo e alla rinuncia ad altri interessi. È una forma di amore simbiotico e fusionale per la quale viene sacrificata qualsiasi forma evolutiva di cambiamento o altre forme di gratificazione; l’amore diventa ossessione.

La dipendenza è nei confronti della relazione, che diviene oggetto di un investimento emotivo e psicologico. Il dipendente affettivo avverte il bisogno compulsivo di trovarsi all’interno di una relazione, anche se quest’ultima può arrecare delle conseguenze negative. Trova quasi impossibile stare da solo, per cui, quando è single è alla ricerca di un nuovo partner a cui legarsi, e nel momento in cui lo trova questo diventa il fulcro della sua vita. Prova il bisogno compulsivo di stare insieme e prendersene cura, sacrificando altri aspetti della propria vita: dagli amici, agli hobby, alle responsabilità lavorative.

Il partner viene solitamente idealizzato e la relazione caricata di irrealistiche aspettative salvifiche, l’amore viene visto come cura per ogni problema e come unica fonte di significato per la propria vita. La persona vive un’intensa paura di essere abbandonata e rimanere da sola. Questo succede perché la vicinanza dell’altro è utilizzata per gestire o evitare emozioni come: la tristezza, la solitudine, l’ansia, la vergogna e il senso di colpa. I dipendenti affettivi sembrano sistematicamente invischiarsi in relazioni con partner distaccati e incapaci di provare intimità, cosa che aumenta la loro sofferenza.

La scelta di partner per niente amorevoli proviene secondo molti da esperienze negative con i propri genitori durante l’infanzia. Ad oggi, la dipendenza affettiva non è inserita in alcun manuale diagnostico, non esistono criteri ufficiali per poterla diagnosticare, ci sono alcune caratteristiche che la definiscono fondate sulla concezione della love addiction come dipendenza comportamentale.

Sei domande per ri-conoscerla:

  1. Hai sintomi di astinenza quando il partner non è presente o si percepisce la minaccia del suo abbandono?
  2. Ti preoccupi e ti prendi cura del partner più di quanto vorresti?
  3. Perdi il controllo sul tuo comportamento, con vari tentativi infruttuosi di ridurre o troncare il legame malsano?
  4. Passi molto tempo a controllare il partner e le sue attività?
  5. Abbandoni attività sociali importanti e dai priorità assoluta al partner?
  6. Tendi a mantenere un legame patologico col partner, nonostante problemi personali, familiari e lavorativi?

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