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Cultura > In punta di penna

Al di là del bilancio

di Michele Zanzucchi

- Fonte: Città Nuova

Michele Zanzucchi, autore di Città Nuova

Ogni organizzazione sociale deve tracciare a fine anno il suo bilancio. Sapendo che i dati raccolti non dicono mai tutto quanto creato da quel dato gruppo di umani riuniti da un certo impegno sociale

bilancio

Lunedì scorso, 16 gennaio, è stato invitato a Loppiano, dall’Istituto Universitario Sophia e dal Polo Lionello Bonfanti, il ministro Enrico Giovannini, una personalità notevole nella politica e nell’accademia italiane: aveva partecipato ai governi Letta e Draghi (in quest’ultima compagine era titolare del ministero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili). Il background di Giovannini, lo sappiamo, è di tutto rispetto: è professore ordinario di Statistica economica a Tor Vergata, dove insegna Statistica e Analisi e politiche per lo sviluppo sostenibile. È cofondatore e direttore scientifico dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS), una rete di oltre 300 soggetti della società civile italiana. Collabora con il Joint Research Centre della Commissione europea. In un paio d’ore di conferenza e dialogo con gli studenti di Sophia, l’ex-ministro ha lasciato varie convinzioni nell’uditorio: una di queste è che nel calcolare la sostenibilità di un bilancio si debbano prendere in conto centinaia di elementi oltre al puro dato economico. Il Pil, ad esempio, non dice tutto dello stato di una data società. Ancora, se un’azienda trasporta i suoi prodotti su gomma o su treno, avrà un impatto più forte sulla sostenibilità complessiva, visto che i camion hanno un consumo di idrocarburi decisamente superiore al treno, lasciando un inquinamento atmosferico ben più “impattante” del trasporto ferroviario, e poi contribuiscono in modo assai più grave alla congestione del traffico e via dicendo.

Giovedì 19, invece, è stato presentato il bilancio di comunione del Movimento dei Focolari, il primo redatto dall’organizzazione fondata da Chiara Lubich a quasi 80 anni dalla sua fondazione. Un documento di un centinaio di pagine di cui Sara Fornaro ha già scritto su queste colonne. Un discorso complementare rispetto alle riflessioni sul bilancio economico e finanziario fatto da Giovannini, perché le descrizioni delle attività solidaristiche e comunitarie del Movimento hanno messo in luce quanto il puro dato economico, pochi milioni di euro, non renda conto della complessità e della vastità delle iniziative nel mondo intero al servizio dei poveri, della coesione sociale, del dialogo interreligioso e via dicendo. In sostanza si è detto – i professori Andrea Riccardi e Luigino Bruni lo hanno sottolineato a più riprese – che ogni euro investito in queste attività del focolare portano a creare ricchezza indotta di diversa natura estremamente superiore al denaro investito: un’azione per i poveri che si serve di volontari di ogni età ha ad esempio un bilancio nascosto estremamente superiore a quello evidente delle spese sostenute per avviare quella data iniziativa.

Queste due iniziative svelano un cambiamento epocale che sta avvenendo nelle nostre società: non basta più calcolare quanto una iniziativa costi, e nemmeno calcolare onestissimamente quante tasse vadano pagate; non basta più concepire un’impresa come un accrescimento di ricchezza materiale personale e della società nel suo complesso senza tenere conto della responsabilità non solo sociale dell’impresa (negli anni Sessanta già si parlava di ciò) ma anche spirituale. Spirituale non vuol dire solo “confessionale” o “ecclesiale”, ma si vuol dire che ogni intrapresa umana, oltre ai costi e ai ricavi economici e sociali, ha anche un impatto non indifferente sulla coesione spirituale della società, su quel patrimonio immateriale che è costituito dal capitale spirituale investito in una data iniziativa.

Prendiamo la guerra in Ucraina: si potrà farne un bilancio economico della tragedia bellica (quante armi costruite, quante consumate, quante messe in nuova produzione… quanta ricchezza materiale è stata distrutta, quante centrali elettriche fuori uso…) e uno sociale (quanto impatto è stato provocato sulla natura, quante vite umane sono state sacrificate, quanto lavoro è stato perso…). Ma il bilancio spirituale è ancora più grave, anche se forse impossibile da calcolare: l’aumento dell’odio tra le popolazioni, lo sfaldamento della coesione religiosa in alcune Chiese ortodosse, l’investimento di uomini e donne nelle più varie forme di sostegno nazionalistico…

Anche noi, cerchiamo nel nostro piccolo di capire in quello che facciamo quanto vi sia di impatto economico e finanziario sulla nostra vita, quanto di impatto sociale, quanto di conseguenze spirituali per noi e per gli altri. Rimarremo sorpresi delle belle cose (o brutte cose) che siamo capaci di intraprendere.

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