Sfoglia la rivista

Cultura > Esteri

Spagna, statuto dei lavoratori dello spettacolo

di Javier Rubio

- Fonte: Città Nuova

Il governo spagnolo ha riconosciuto nuove regole ed agevolazioni contributive agli artisti e ai lavoratori dello spettacolo

Foto Pexels

Un settore “instabile e intermittente”, così è stato definito in Spagna il lavoro dei professionisti cosiddetti “culturali”, cioè di coloro che si impegnano a produrre spettacoli di ogni tipo e che, proprio per il lavoro che svolgono, trovano grosse difficoltà ad inserirsi in uno statuto generico dei lavoratori. È stato calcolato che nel 2021, nonostante la pandemia, 690 mila persone, il 3,5% del mercato spagnolo del lavoro, hanno lavorato in questo settore. Cioè, in realtà non hanno lavorato.

Il 66% di queste persone ha comunque ricevuto uno stipendio perché assunte con un contratto, il restante 34%, però, non potendo lavorare, non ha percepito compensi… Il fatto è che in Spagna ci sono quasi 129 mila imprese iscritte in questo settore, ma il 67% di esse non ha dipendenti, si tratta cioè di lavoratori autonomi.

Parlando di lavoratori dello spettacolo, vengono in mente gli artisti che compaiono sul palcoscenico, ma dietro di loro, nel retroscena, ci sono molte altre persone che non vediamo, eppure anche loro sono colpiti dall’instabilità e dall’intermittenza del lavoro. Ecco perché, dopo anni di rivendicazioni inascoltate e una pandemia che non ha consentito loro di lavorare, finalmente le loro richieste sono state accolte. Martedì scorso, 10 gennaio, il governo spagnolo ha approvato lo “Statuto degli artisti”, che concede al settore che comprende tutti i lavoratori dello spettacolo una serie di vantaggi rispetto ad altri lavoratori, proprio per l’intermittenza a cui sono costretti.

In sintesi, si tratta di: un’indennità di disoccupazione adeguata all’intermittenza dell’occupazione culturale; la compatibilità della pensione di vecchiaia con i redditi da attività artistiche e connesse, e una quota speciale per i lavoratori autonomi che operano in questi ambiti lavorativi con un reddito annuo inferiore a 3 mila euro.

«Sono pochi i Paesi che hanno questa protezione, e la Spagna sta facendo un passo avanti», ha detto la Ministro del lavoro, Yolanda Díaz, durante la conferenza stampa in cui è stato presentato il nuovo statuto. Riferendosi poi a questi lavoratori, la ministro ha riconosciuto che «da anni si stanno mobilitando e chiedendo ciò che oggi approviamo»; e anche che «i rapporti di lavoro non sono gli stessi per le arti performative, musicali o plastiche».

Per accordare un’indennità di disoccupazione adeguata, lo statuto segnala due condizioni: 60 giorni di contributi versati negli ultimi 18 mesi, oppure 180 giorni negli ultimi 6 anni; e la durata dell’indennità sarà di 120 giorni. Il sussidio di disoccupazione, poi, «è compatibile con la percezione della proprietà intellettuale e dei diritti d’immagine». Riguardo agli autonomi con poche entrate, lo statuto prevede quote contributive molto ridotte, intorno ai 160 euro. Inoltre, per l’irregolarità di molte delle attività di questo settore, si apre la possibilità che il termine di pagamento delle quote contributive sia a cadenza trimestrale anziché mensile.

Altri aspetti sono ancora de definire, perché vi sono anche altre rivendicazioni. Occorre per esempio ancora studiare come riconoscere alcune malattie professionali derivanti da una specifica attività artistica, e definire meglio anche i «provvedimenti di riconoscimento dell’intermittenza lavorativa e previdenziale degli artisti e dei lavoratori autonomi della cultura».

__

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it
_

Riproduzione riservata ©

Esplora di più su queste parole chiave
Condividi

Ricevi le ultime notizie su WhatsApp. Scrivi al 342 6466876