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Riscoprire la straordinaria bellezza di amare

a cura di Maria Pia Di Giacomo

- Fonte: Città Nuova

Un padre e un marito poco affettuoso e molto severo si accorge dell’importanza della sua famiglia attraverso l’amore che inizia a circolare in essa

amare

“… Dio vuole regnare non solo nel singolo, ma nella collettività, fra noi. Allora si realizzerà la fraternità vera, e l’unità fra tutti gli uomini, richiesta da Gesù al Padre, prima di morire, sarà una realtà…”  Estratto dal commento alla Parola di vita – gennaio ‘80 “Venga il tuo regno” (Mt 6, 10)

Sono sposato da 42 anni e abbiamo una sola figlia. Di natura sono molto impulsivo. Gli stenti e la fame hanno modellato il mio carattere rendendolo chiuso ed orgoglioso. Sono rimasto orfano di madre ad un anno e mezzo, ultimo di una numerosa famiglia. Una volta sposato, Luisa, mia moglie, ha iniziato a conoscermi così come ero e non le ho certo reso una vita facile. Lei così sensibile e remissiva, per non aggravare le situazioni, ha sempre cercato di “mandar giù”, come si suol dire.

E la piccola Clara anche lei ha dovuto subire la mia eccessiva severità, ma una volta cresciuta, in casa, c’erano spesso scontri verbali fra me e lei. All’età di 15 anni si è allontanata dalla Chiesa e noi abbiamo visto andare in fumo quell’educazione religiosa che le avevamo dato ed eravamo molto preoccupati. Aveva conosciuto un ragazzo. Il loro rapporto non era superficiale, ambedue erano alla ricerca e passavano molto tempo leggendo il Vangelo. Lo abbiamo saputo più tardi.

Un giorno, una persona con la quale si era confidata, l’ha messa in contatto con il Movimento dei Focolari. Da quel momento per noi tre è iniziata una nuova pagina di vita. Quando tornava a casa e le capitava di sentire i miei rimproveri, lei non rispondeva più, non si ribellava e a volte ci capitava di trovare dei bigliettini in cui era scritto: «Scusami papà per ieri sera», o frasi che portavano un pensiero profondo.

Erano cose a cui non eravamo abituati. E ciò ci meravigliava profondamente. Non so dire l’effetto che provocavano in me, mi portavano a riflettere sul mio atteggiamento. Cominciavo a capire che c’era un modo di vivere diverso e che anche io potevo cominciare. Timidamente ho iniziato a fare i primi passi, a spengere la tv davanti alla quale stavo io solo per lungo tempo, per parlare con Luisa mentre lavorava da sola in cucina. Infatti, prima potevano passare dei giorni senza che ci rivolgessimo una parola. E quando uscivamo avevo la cattiva abitudine di essere sempre qualche passo davanti a lei.

Ora le cose sono cambiate e mi rendo conto di quale purgatorio ho fatto passare a mia moglie. Il carattere chiuso me l’ha impedito fino a qualche tempo fa, ma ora posso dire che Dio si è servito di mia figlia per aprirci l’orizzonte del cristianesimo inteso come carità, come amore. Abbiamo imparato a pregare insieme, mentre prima ognuno lo faceva da solo perché il rispetto umano ce lo impediva. Le cose materiali a cui si dava tanta importanza – per me la macchina veniva prima di mia moglie – hanno preso o stanno prendendo il loro giusto posto.

È tutta un’altra la vita che stiamo imparando a vivere, anche se è tanto semplice. Non è niente di speciale volersi bene, eppure è straordinario.

P.

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