Scorrendo le cronache di una guerra che comincia a essere uguale a sé stessa – la morte per i sistemi radiotelevisivi e web basati sulla continua novità spettacolare −, e vedendo che anche la fantasia dei giornalisti comincia ad esaurirsi – mica facile inventarsi ogni giorno 10, 20 pezzi diversi gli uni dagli altri per riempire siti e giornali −, ci si rende conto che è giunto il tempo di trovare una nuova via d’uscita alla guerra, una soluzione credibile, visto che la battaglia sembra in fase di stallo: avanzare lentissimamente, da una parte o dall’altra, è costosissimo in termini di perdite umane e di mezzi. Ogni giorno, in effetti, sui nostri giornali ci si chiede chi stia vincendo la guerra, senza riuscire mai a dare una risposta plausibile. Certo è che l’invasore è in difficoltà nel raggiungere i suoi obiettivi. Sull’altro lato, persino un attore comico come il numero uno ucraino Zelensky fatica ormai a trovar qualcosa di decisivo per interessare il mondo, ormai è “sceso” dalla CNN a Vespa, che pur ha portato a casa uno scoop non da poco, vecchio marpione navigato che l’ha fatta in barba alle colleghe più giovani e rampanti della sua stessa rete televisiva.
Ma cosa c’è di nuovo nello scacchiere ucraino? Oltre alla decisione di Finlandia e Svezia di chiedere l’adesione alla Nato, dichiarata inopportuna da Erdogan, mentre i russi hanno tagliato l’elettricità ai vicini finlandesi, c’è una parolina del presidente ucraino che… D’accordo, l’integrità territoriale ucraina non si tocca, ci mancherebbe, però la Crimea, laggiù, immobile, da 8 anni ormai russa, lasciamola perdere per qualche istante, come se non esistesse, per un paio di mesi, il tempo di sedersi attorno a un tavolo con Vladimiro, e forse Joe, e forse Boris, chissà, pure Supermario potrebbe trovare un posto da garante, e senza dimenticare Emmanuel e Recyyp, per carità, scoppierebbero le gelosie. E chissà che così non si trovi un accordo non troppo lontano da una vittoria universale: tutti potranno così rivendicare la loro parte di successo, persino Vladimiro che ha perso troppe navi e troppi tank (e forse troppi soldatini) magari con un accordo momentaneo che rinvii le beghe di confine di 4 o 5 anni, con una totale riapertura dei rubinetti del gas a prezzi calmierati ma gravato da una tassa per la ricostruzione dell’Ucraina, pagabile sia da Mosca che dalle altre capitali europee.
Intendiamoci, tutti hanno ormai giocato le loro carte militari (tranne il nucleare, ma allora non staremmo più qui a scrivere in tono un po’ “leggero”), tutti hanno anche barato secondo le loro tradizioni, i danni collaterali sono stati un po’ in eccesso (i missili e i razzi fondi di magazzino non sono molto precisi), non ci si immaginava che le cose sarebbero andate così per le lunghe. Soprattutto, i poveri fabbricanti di giocattoli bellici hanno finalmente trovato il modo di giocare sul serio, all’aria aperta e non nel clima stantio dei laboratori o nei poligoni di tiro fuori dal mondo. E quante belle scoperte che hanno fatto: i droni che triangolano coi satelliti e vengono guidati da Oltreoceano; i proiettili che penetrano all’interno dei tank per esplodere solo a contatto con materiale biologico (umano); le artiglierie che riescono ad evitare gli ostacoli nel loro tragitto; i razzi che volano rasoterra per sfuggire alle contraeree… Basta, è tempo di tornare nei laboratori, e poi nelle fabbriche, per produrre in mille e mille esemplari perfezionati i giocattoli ormai testati. Abbiamo finora scherzato come monelli, torniamo a fare i bravi ragazzi. Anche se il campo di battaglia è rimasto parecchio sporco. Dovremo chiamare i filippini a ripulirlo.
p.s. Questa è una guerra dei maschi, senza quella presenza femminile che avrebbe potuto evitare la tragedia di 50 mila morti, almeno, e miliardi di danni da riparare.
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