Jacky Hunt-Broersma ha iniziato a correre solo da qualche anno. Precisamente dal 2016 quando, vedendo il marito allenarsi per disputare una maratona, ha avuto un’ispirazione: «e se ci provassi anch’io?». Da quel momento, la corsa è diventata una parte importante, quasi imprescindibile, della sua esistenza, offrendogli la possibilità di un vero e proprio riscatto. Cosa poteva esserci infatti di meglio che lo sport per aiutarla ad affrontare quell’imprevisto così difficile da accettare che il destino, tempo prima, le aveva messo davanti?
Ma facciamo un passo indietro. Jacky, nata e cresciuta in Sud Africa, è una cittadina statunitense (risiede a Gilbert, in Arizona) che, per lavoro (è occupata nel settore farmaceutico), ha vissuto in varie parti del mondo, dall’Inghilterra ai Paesi Bassi. Si trovava proprio in Olanda quando nel 2001, all’età di 26 anni, le venne diagnosticato un Sarcoma di Ewing, una forma abbastanza rara di tumore che colpisce le ossa. Per evitare che la malattia si propagasse, e quindi per salvarle la vita, due settimane dopo le fu amputata la gamba sinistra, dal ginocchio in giù.
La sua vita, inevitabilmente, da quel giorno è profondamente mutata. Lei stessa, quando parla del periodo successivo alla malattia, ricorda che era “arrabbiata”, “imbarazzata dal sentirsi diversa”, tanto da indossare quasi sempre pantaloni lunghi in pubblico in modo che la gente, incontrandola, non potesse accorgersi che aveva una protesi. Ma le cose ora sono cambiate, perché negli ultimi anni correre le ha regalato nuovi stimoli per affrontare la vita a viso aperto.
Ha iniziato con corse su distanze abbastanza corte, solitamente sui 5 o sui 10 chilometri, per poi aumentare sempre più il raggio d’azione fino ad arrivare gradualmente alle “ultramaratone”, ovvero gare che hanno una distanza superiore ai 42 chilometri e 195 metri della classica maratona, la regina di tutte le corse. Una delle specialità più affascinanti dell’atletica leggera, ricca di storia leggenda e tradizione. Ma non basta. Jacky, infatti, ci ha preso gusto, e con il passar del tempo si è spinta anche oltre.
Nell’aprile del 2020, ad esempio, è stata la prima donna amputata della storia a correre su un tapis roulant ben 100 miglia (l’equivalente di circa 161 chilometri) in meno di un giorno (per la precisione in 23 ore e 38 minuti, senza mai dormire). Poi, si è lanciata nell’inseguimento di una nuova sfida: battere il record del mondo femminile di maratone consecutive, che è stato stabilito, sempre nel corso del 2020, dalla sua connazionale Alyssa Clark, runner non amputata: ben 95 maratone in 95 giorni!
Lei si è data inizialmente come obiettivo di arrivare a quota 100. Si, avete capito bene: 100 maratone in 100 giorni consecutivi! Un risultato mai raggiunto da nessuna donna in precedenza, amputata o no che fosse. Una sfida che sembrava francamente al limite dell’impossibile (per completare ogni maratona impiega circa 5 ore), iniziata lo scorso 15 gennaio. Da quel momento questa donna ha alternato corse all’aperto e sul tapis roulant (ovviamente non ci sono maratone “ufficiali” ogni giorno), partecipando anche a corse storiche come quella di Boston disputata ad aprile.

Nella foto, Jacky Hunt-Broersma termina la sua 102a maratona in 102 giorni, al Veterans Oasis Park di Chandler, Arizona, giovedì 28 aprile 2022. Foto: AP/Ross D. Franklin
In questi mesi, lungo questo percorso, la Hunt-Broersma si è guadagnata molta popolarità sui social, e nel frattempo ha anche raccolto fondi per aiutare altri corridori con arti amputati ad ottenere le costose protesi (del valore di circa 10.000 dollari ciascuna) necessarie per gareggiare ai suoi livelli. Inoltre, cammin facendo ha dovuto anche cambiare i suoi piani visto che il 10 aprile la britannica Kate Jayden ha superato le 100 maratone consecutive arrivando a quota 101. Così, questa runner ha dovuto rivedere il suo obiettivo inziale…
Alla fine, pochi giorni fa, Jacky ce l’ha fatta, completando la sua 104ma maratona consecutiva in altrettanti giorni. «Spero che questo ispiri altri ad uscire dalla propria comfort zone, a provare qualcosa di nuovo, a far vedere al mondo quello di cui si può essere capaci». Un record che nei prossimi mesi sarà ratificato ufficialmente dal Guinness dei primati. Il record di una donna che ora affronta la vita senza timore, con la forza di un leone, proprio quel leone che si è tatuata sul polpaccio della gamba destra. Il record di una mamma (ha due figli di 11 e 9 anni), che si è data l’obiettivo di dimostrare che nella vita anche ciò che sembra impossibile può tramutarsi in possibile.
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