Si parla spesso dell’intelligenza emotiva e della sua importanza non solo nella dimensione privata, ma anche in relazione al mondo del lavoro e al tema della leadership, ovvero alla capacità di guidare gruppi di persone verso un obiettivo comune.
Ma cos’è l’intelligenza emotiva? E come possiamo coltivarla? L’intelligenza emotiva consiste nel saper osservare e riconoscere le proprie emozioni e le emozioni altrui, e a partire da questa consapevolezza, guidare i propri comportamenti nella direzione desiderata. L’intelligenza emotiva è oggi riconosciuta come un importante fattore che contribuisce al benessere e al successo delle persone, migliorando la qualità di vita, la consapevolezza di sé, e persino le performance scolastiche (o accademiche) e lavorative. Secondo diversi esperti, infatti, il ‘quoziente di intelligenza emotiva’ è persino più rilevante del quoziente intellettivo in senso stretto nel predire la realizzazione di una persona a lungo termine.
Persone con un più alto livello di intelligenza emotiva riescono infatti a navigare con maggiore equilibrio e competenza il mondo delle relazioni, anche quando devono interfacciarsi con persone molto diverse da loro o affrontare situazioni conflittuali. Se rivestono ruoli di responsabilità, sono capaci di guidare le altre persone in modo più efficace e consapevole verso gli obiettivi desiderati e di creare un clima costruttivo, stimolante e aperto al confronto.
Ecco in che modo è possibile coltivare questa particolare forma di intelligenza nella nostra quotidianità:
- Sviluppare la consapevolezza di sé, dei propri vissuti, delle proprie emozioni, dei propri impulsi, delle sensazioni corporee, attraverso strumenti e tecniche esperienziali come ad esempio la mindfulness.
- Comprendere i propri limiti e i propri punti di forza, accettando se stessi così come si è, ma al tempo stesso impegnandosi nelle azioni e nelle scelte che consentono di crescere, di migliorarsi, di sviluppare nuove risorse e competenze relazionali.
- Armonizzare la relazione tra il corpo e la mente, imparando a prendersi cura di entrambe queste dimensioni. Ad esempio nei momenti di stress o tensione emotiva riuscire a ritagliarsi uno spazio per una passeggiata o per praticare uno sport o ancora per dedicarsi ad un attività creativa.
- Prendersi del tempo per chiarire con se stessi (e con gli altri) la direzione da perseguire, lo scopo finale e gli obiettivi a breve, medio e lungo termine. Occorre la capacità di mantenere fermo il timone verso la direzione stabilita (senza lasciarsi travolgere dalle emozioni del momento), ma anche saper modificare priorità e obiettivi, riadattandoli in base alla situazione e ai feedback ricevuti.
- Imparare a uscire da un modo di pensare rigido basato su preconcetti e abitudini. Si tratta della capacità di osservare le situazioni e le persone da diverse prospettive, di individuare percorsi alternativi, senza irrigidirsi in schemi di pensiero e di azione precostituiti, basati sul passato.
- Coltivare un atteggiamento attento, curioso e disponibile verso il mondo esterno, cercando di stabilire un contatto diretto con l’esperienza. Questo vuol dire ad esempio, poter fare una passeggiata, lasciando sullo sfondo la propria attività mentale e concentrandosi sulle sensazioni che provengono dai 5 sensi, per sviluppare una connessione con ciò che ci circonda.
- Allenare le proprie capacità empatiche, imparare gradualmente a riconoscere e a sintonizzarsi con il vissuto dell’altro. Vuol dire, ad esempio, ascoltare le altre persone attentamente, osservare il loro linguaggio non verbale (tono di voce, postura, espressione del viso), facendo lo sforzo di comprendere le emozioni sottostanti ai loro comportamenti manifesti, prima di reagire ad essi.
- Rimanere focalizzati sul presente, senza lasciarsi trascinare da pensieri e preoccupazioni sul futuro o dal ricordo di esperienze passate.
- Aprirsi a nuove esperienze, sperimentare nuove strategie per affrontare le situazioni, esplorare nuove modalità di azione, soprattutto nell’ambito delle relazioni.
Come afferma uno dei maggiori studiosi dell’intelligenza emotiva, Daniel Goleman: “la consapevolezza di sé è alla base di tutto: se non riconosciamo le nostre emozioni, riusciremo difficilmente a gestirle, e ancor meno sapremo comprendere quelle altrui.”
Tuttavia, per cambiare realmente la qualità delle relazioni, sia nella vita personale che professionale, l’empatia, la sintonizzazione e la risonanza relazionale sono condizioni necessarie, ma non sufficienti. Occorre infatti saper agire concretamente, offrendo supporto e sollievo, investendo energie nel benessere emotivo proprio e delle persone con cui si interagisce. Occorre avere la capacità di mettersi continuamente in discussione (o meglio: in dialogo), in maniera costruttiva e creativa, cercando nuovi canali di comunicazione e di relazione, per continuare a crescere a qualunque età, non solo come persone, ma come “persone in relazione”.
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