La Chiesa cattolica in Portogallo si è aggiunta alla corrente di trasparenza che cerca di fare luce sul problema degli abusi sui minori. Martedì scorso 12 aprile, e dopo i primi tre mesi di indagini, la commissione indipendente incaricata dai vescovi portoghesi di approfondire il problema, ha pubblicato un primo rapporto con 290 testimonianze che denunciano approcci di tipo sessuale. Sette di questi casi non offrono sufficienti dati oppure sono incoerenti, ma altri 16 sono stati trasmessi alla Procura poiché forniscono prove sufficienti e non cadute in prescrizione (la prescrizione interviene dopo 20 anni dai fatti, secondo la legge portoghese).
Il lavoro di ricerca copre un lungo periodo, che va dal 1950 ai nostri giorni, e continuerà fino a dicembre, quando si pensa di concludere con un rapporto definitivo. Intanto il coordinatore del gruppo di lavoro, Pedro Strecht, anticipa che «più della metà delle indagini rivela che con molta probabilità il numero di vittime sarà maggiore». Con questa prima relazione parziale, probabilmente, la Chiesa portoghese ha voluto fornire un’immagine di trasparenza e prevenire accuse di oscurantismo. Infatti, il periodo delle denunce prese in esame, ancora aperto, prevede la prossima consultazione degli archivi diocesani e la collaborazione dei vescovi, la metà dei quali è già stata intervistata dalla commissione.
Nella presentazione del rapporto, Pedro Strecht ha voluto chiarire che «la commissione è nata con l’intento di essere al fianco della gente, totalmente disponibile ad ascoltarla», perché l’obiettivo delle indagini è «ottenere la riparazione della dignità di ciascuna delle vittime». Di fatto, lo stesso meccanismo semplificato per la raccolta delle testimonianze, attraverso il sito web darvozaosilencio.org, dimostra la trasparenza che si è voluta dare a tutto il processo, permettendo a persone anonime che si considerano vittime di esprimere quanto ricordano dell’accaduto.
Strecht, rinomato psichiatra infantile, afferma con forza che «non si potrà mai risarcire» il danno commesso, ma le vittime «si aspettano un riconoscimento, le scuse per ciò che hanno subito». La commissione è inoltre cosciente che la maggior parte dei crimini sono ormai prescritti, ma comunque le relazioni «danno la loro testimonianza affinché ciò non accada in futuro». Paragonando il suo lavoro con quello fatto da alcuni colleghi tedeschi, Strecht rileva la stessa resistenza: «Ci sono persone più aperte e che seguono la posizione dell’attuale papa, ma ce ne sono altre più conservatrici, chiuse, e che non vedono di buon occhio questa apertura». Tra le vittime, però, molte sono però rimaste fedeli alla Chiesa, «sapendo distinguere la parte dal tutto».
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