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Persona e famiglia > Sport

Le scelte di Nils

di Marco Catapano

- Fonte: Città Nuova

Un protagonista dei recenti Giochi olimpici di Pechino, si è reso interprete nelle ultime settimane di alcuni gesti davvero inconsueti.

(AP Photo/Peter Dejong)

Quattro anni fa, durante i Giochi olimpici invernali disputati a Pyeongchang (Corea del Sud), un giovane e ambizioso atleta, impegnato per la prima volta in un’edizione a cinque cerchi, prende parte ai 5mila metri del programma di gare del pattinaggio di velocità su ghiaccio. Il suo piazzamento non è di quelli che si tramandano ai posteri: quattordicesimo, a quasi dieci secondi di distanza dal tempo realizzato dal vincitore. Stiamo parlando di Nils van der Poel, il cui cognome non nasconde chiare origini olandesi, ovvero il Paese dove questa disciplina è considerata come un vero e proprio sport nazionale.

Lui, che della terra dei tulipani ha soltanto il nonno paterno, è invece nato e cresciuto in Svezia, e quel risultato “deludente” lo ha spinto, subito dopo quelle Olimpiadi, a lasciare il pattinaggio di velocità per dedicarsi ad altro: «questo sport non fa per me, diventerò un soldato». Nils si arruola così nell’esercito, ma non abbandona affatto lo sport, dedicandosi in particolare a praticare snowboard e sci alpinismo, a fare salti con il paracadute e a disputare gare di ciclismo, oltre a prendere il via in diverse ultramaratone (corse che vengono disputate su distanze superiori ai 42 chilometri e 195 metri della classica maratona).

(AP Photo/Peter Dejong)

Poi, nel 2020, ci ripensa e decide di ritornare sul ghiaccio. Qualcuno, infatti, lo convince che per il pattinaggio ha un talento smisurato, talento che sarebbe davvero un peccato disperdere. Così, anche se l’atleta svedese ha sempre dichiarato di preferire altri sport, rimette i pattini ai piedi per puntare a vincere qualcosa di importante. E i risultati non tardano ad arrivare. van der Poel, infatti, domina i campionati mondiali disputati l’anno successivo a Heerenveen (Olanda), manifestazione in cui vince ben due medaglie d’oro, nei 5mila e nei 10mila metri, presentandosi quindi ai Giochi dello scorso febbraio come grande favorito su entrambe le distanze.

A Pechino, Nils non fallisce l’appuntamento, portando a casa due altisonanti vittorie che ne fanno uno dei personaggi copertina degli ultimi Giochi olimpici invernali disputati in Cina. Poi, nelle settimane successive, in ambiente sportivo (e non solo) il suo nome è continuato a circolare per alcune scelte singolari. Dopo la conquista delle due medaglie d’oro, infatti, ha innanzitutto comunicato la sua intenzione di lasciare nuovamente il pattinaggio (almeno per il momento …), e di ritirarsi dall’attività agonistica ad appena 25 anni. Poi, si è reso protagonista di un gesto dall’alto valore simbolico, regalando a Angela Gui una delle sue due medaglie d’oro appena conquistate.

Angela è la figlia di Minhai Gui, un libraio cinese che sta scontando dieci anni di detenzione nel suo Paese con l’accusa di aver fornito illegalmente documenti all’estero. «La mia è una protesta contro le violazioni dei diritti umani», ha spiegato lo svedese. «Le Olimpiadi sono un fantastico evento sportivo dove il mondo e le nazioni si incontrano. Ma ospitare i Giochi (Berlino 1936, ndr) è quello che Hitler ha fatto prima di invadere la Polonia, ed è quello che la Russia (Sochi 2014) ha fatto prima di invadere l’Ucraina. Penso sia estremamente irresponsabile dare i Giochi ad un Paese che viola così chiaramente i diritti umani come fa il regime cinese».

(AP Photo/Jae C. Hong)

Una presa di posizione pubblica che non accade spesso nel mondo dello sport, ma che Nils ha fatto consapevolmente, privandosi nel contempo proprio di quella medaglia che è il simbolo più durevole del massimo successo cui uno sportivo possa ambire. «Surreale dar via quello per cui hai lottato tutta la tua vita, ma questo dà molto più valore al mio viaggio», ha chiosato van der Poel. Che, negli stessi giorni, ha poi reso pubblico un documento da lui scritto e formato da oltre 60 pagine, dal titolo “Come pattinare i 10mila … e metà 10mila”.

Chi lo ha letto afferma che si tratta di un’analisi dettagliatissima, a tratti “scientifica”, contenente tutte le informazioni su come questo atleta si è preparato nei due anni precedenti in vista dei Giochi. Ha spiegato, ad esempio, di come ha gestito l’aspetto alimentare o di come, per un anno intero, non ha svolto nessun allenamento specifico sul ghiaccio, dedicandosi a svolgere un tipo di preparazione volta a aumentare la sua capacità aerobica. O ancora, di come abbia pagato, almeno nel suo caso, allenarsi per cinque giorni la settimana e poi “staccare” completamente la spina per i due giorni successivi. Cosa c’è di singolare in questo?

Diciamo che è davvero difficile, tra atleti di vertice, mettere in comune informazioni sui metodi di preparazione che hanno preceduto il raggiungimento di un grande risultato. Perché, così facendo, di fatto un campione non fa altro che suggerire ai propri avversari come fare … per batterlo! Non è del tutto escluso, peraltro, che come già avvenuto dopo il precedente ritiro van der Poel ci ripensi un’altra volta, e torni in gara magari proprio in occasione dei prossimi Giochi invernali che si disputeranno a Milano e a Cortina nel 2026. E i possibili avversari dello svedese, a quel punto, potrebbero davvero trarre molti spunti proprio da quanto contenuto in questa pubblicazione.

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