Sfoglia la rivista

Mondo > In punta di penna

Propaganda party

di Michele Zanzucchi

- Fonte: Città Nuova

Michele Zanzucchi, autore di Città Nuova

La guerra in Ucraina è anche una grande abbuffata di notizie vere o false, poco importa, basta che servano alla causa…

Propaganda

Abbiamo letto in questi giorni sui nostri quotidiani una notizia che ha resistito molto poco tempo in alto del palinsesto: «Con la guerra, in Russia sale alle stelle la popolarità di Putin, tasso di approvazione all’83%. Il sondaggio è stato svolto dall’istituto di ricerche indipendente Levada center, classificato dalle autorità russe come “agente straniero”. Il 69% dei russi pensa che Mosca vada nella direzione giusta, a febbraio erano il 52%». Viene da pensare che più si accusa il presidente russo di complottismo, di cinismo, di essere un macellaio, di essere il campione dell’antidemocrazia, e più i suoi concittadini lo appoggino. I dati sembrano confermare questa tendenza. Si dirà: ma Putin impedisce ai suoi concittadini l’accesso alle verità sulla “operazione speciale” in Ucraina, e quindi i russi decidono la loro opinione basandosi su falsità e propaganda. Sicuramente ciò ha una sua parte di verità, ma è anche vero che la spinta pan-slavofila esistente in Russia è stata sottovalutata in Occidente. Tanto più che anche noi occidentali, come sottolineavamo qualche giorno fa su queste stesse colonne, abbiamo qualche difficoltà a sapere la vera-verità su questa guerra. Perché – val la pena di ripeterlo − la guerra è il regno della menzogna, e anche l’opinione prevalente in Occidente, rigorosamente anti-Putin, è macchiata almeno in parte da questo “peccato originale” della falsità che nasce dalla guerra.

Propaganda

Si dirà pure: ma almeno da noi possiamo leggere articoli che dicono la situazione reale delle cose sul terreno di battaglia e in Russia. È vero, ci mancherebbe: la democrazia va messa innanzi a ogni altra riflessione politica. Ma, per le leggi dell’audience, se un pezzo non riceve molti clic scivola inesorabilmente in basso nei siti dei nostri organi di informazione, cosa che è accaduta anche per gli articoli sulla popolarità di Putin: poco letti dai lettori, quasi infastiditi da una tale notizia, il pezzo è scomparso dalle home page dei siti principali. Anche noi siamo vittima della propaganda.

Purtroppo, mentre le false notizie non ammazzano nessuno, le vere armi continuano ad ammazzare soldati delle due parti e anche inermi cittadini. L’Ucraina alza nel frattempo il tiro (forse si permette di farlo perché sono arrivate nuove armi e nuove consulenze) e colpisce in territorio russo una raffineria Rosneft, e continua a nutrire il balletto dei traditori, questa volta con due generali allontanati dal loro posto per alto tradimento. Se la guerra è il regno della menzogna, lo è anche nella guerra delle spie, i professionisti più raffinati del falso, anzi del doppio falso.

La guerra è entrata così definitivamente nella fase della propaganda, della guerra tra apparati informativi, il che è già un sintomo che sul campo è difficile vedere chi stia vincendo. L’avanzata russa è stata con tutta evidenza stoppata dagli ucraini, ma la sua percussione nell’Est del Paese mostra più di ogni altra cosa quale sia il vero interesse di Putin. Che, se conquistasse Mariupol e magari anche Odessa, potrebbe in patria mostrarsi come il trionfatore della guerra, facendo ulteriormente lievitare i consensi intorno alla sua persona, che non sono più solo bulgari ma da Presidium del Partito Comunista Sovietico.

Ieri, poi, è apparsa la notizia di 7 pullman di soldati russi che avrebbero evacuato Chernobyl perché contaminati da radiazioni. Sembra invece che sia stata una ritirata strategica, forsanche concessa per poter far tornare al loro posto i tecnici nucleari che conoscono il “mostro” che non è ancora stato domato. Non si sa bene quale sia la verità. Anche le conferenze Zoom di Zelensky ormai non sono più così interessanti – la novità tiene alta i consensi e i clic −, i suoi spin doctor, cioè i suoi suggeritori, sono a corto di battute al fulmicotone che tocchino i sentimenti occidentali. Che cosa inventeranno ora i collaboratori del presidente ucraino? E cosa ribatteranno quelli dell’omologo russo?

Siamo proprio alla guerra della propaganda. Torna alla mente un grande teorico dell’opinione pubblica, Walter Lippmann (Donzelli, 1995): «La notizia e la verità non sono la stessa cosa, e debbono essere chiaramente distinte. La funzione della notizia è di segnalare un fatto, la funzione della verità è di portare alla luce i fatti nascosti, di metterli in relazione tra di loro e di dare un quadro della realtà che consenta agli uomini di agire. Solo là dove le condizioni sociali assumono una forma riconoscibile e misurabile, il corpo della verità e il corpo della notizia coincidono». Sante parole, meditiamole in questi tempi di guerra.

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre riviste, i corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

Riproduzione riservata ©

Condividi

Ricevi le ultime notizie su WhatsApp. Scrivi al 342 6466876