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I non-confini del metaverso in costruzione

di Andrea Galluzzi

- Fonte: Città Nuova

Gli investimenti per lo sviluppo dei mondi virtuali fanno fiorire nuove figure professionali e aprono a nuovi scenari economici, ma i nuovi ambienti digitali saranno abitati dalla medesima umanità di sempre, riproponendo le stesse domande.

Da quanto Mark Zuckerberg ha annunciato la creazione di Meta [1] e l’intenzione di investire miliardi per lo sviluppo del Metaverso, l’idea di trarre profitto dalla creazione di mondi virtuali ha conquistato nuovi investitori e iniziato a creare nuovi mercati, oltre a dare solidità alle prime comunità che usufruiscono di queste piattaforme. Sebbene siamo ancora lontani da quel tipo di ecosistema digitale totalmente immersivo descritto dalle narrazioni futuristiche e dalle loro trasposizioni cinematografiche, di fronte a questo fenomeno occorre prestare la massima attenzione, se non altro per la quantità di capitali che sta muovendo e per gli interrogativi esistenziali che suscita.

Sul fronte tecnologico-finanziario lo scenario è piuttosto complesso e vede crescere il numero di competitors in corsa per la costruzione di spazi e servizi nel mondo virtuale. I numeri parlano abbastanza chiaro: il giro d’affari legato al Metaverso, che nel 2020 si è attestato intorno ai 46 miliardi di dollari, si prevede raggiungerà gli 800 miliardi entro il 2024 (un’azienda come Meta ne ha investiti 10 nel progetto del suo ecosistema). Multinazionali come JP Morgan e Goldman Sachs prevedono rispettivamente che in un futuro prossimo questo mercato possa arrivare a fare girare dai 1000 ai 12000 miliardi di dollari [2]. Il rischio di una bolla speculativa pronta ad esplodere è inevitabilmente alto se allo sviluppo dei mondi virtuali non si accompagna un corredo di tecnologie e servizi che possano davvero rendere appetibile l’ingresso nel Metaverso in modo massivo. Non stupisce dunque che sia in espansione anche il mercato dei visori per la realtà virtuale, destinato a raggiungere i 21 miliardi di dollari nel 2025 (solo in Europa). Qualche dubbio sulla velocità di penetrazione nei mercati c’è: si stima infatti che nel 2024 saranno globalmente installati in tutto il mondo 34 milioni di visori per la realtà virtuale: ancora pochi in confronto alla diffusione di dispositivi come le console da gioco (la vecchia Playstation 2, da sola, ne contava circa 157 milioni) e ancora meno pensando ai 4,6 miliardi di utenti unici iscritti ai social networks (tutti potenziali nuovi abitanti del Metaverso) [3], ma la tipologia dei nuovi dispositivi giustifica il tasso di crescita.

La fruizione diffusa delle tecnologie legate alla realtà virtuale vera e propria, dunque, sarà graduale e prima di diventare un fenomeno di massa vedrà affermarsi l’utilizzo dei servizi di realtàaumentata“, cioè soluzioni che possono arricchire la nostra percezione sensoriale interfacciandosi fra noi e il mondo reale, fornendoci informazioni utili attraverso dispositivi che potremo anche indossare come un normale paio di occhiali (un po’ come avviene già adesso con i navigatori satellitari presenti nei nostri smartphones, ma in maniera più spinta e integrata). Il desiderio di varcare la soglia dei mondi virtuali non è ancora al pari di quello dell’utilizzo delle tecnologie digitali. A questo proposito le stime recenti sugli USA – un mercato normalmente propenso ad accogliere le innovazioni – sono significative: dicono che attualmente il 68% della popolazione non sembra essere interessata al Metaverso, a fronte di 110 milioni di individui (circa il 30% del totale) che nel 2023 utilizzeranno dispositivi per la realtà aumentata. 

Sono numeri destinati a cambiare nel tempo, ma ci forniscono un quadro coerente della situazione attuale, in cui c’è comunque una fetta di pubblico abbastanza “maturo” per il quale far valere l’appetibilità dei mondi digitali. In questo scenario, la forte azione speculativa dei big della tecnologia riesce a trarre profitto facendo leva sulla percezione del valore che si attribuisce ai beni all’interno delle comunità virtuali. È lì infatti che si gioca la partita i cui guadagni si ripercuotono nel mondo reale, attraverso complessi sistemi di pagamento a cavallo fra le valute tradizionali e le cripto-valute (Bitcoin e Ethereum su tutte). Una delle frontiere più estreme è rappresentata dagli acquisti di terreni o oggetti digitali all’interno di spazi digitali condivisi, come avviene in The Sandbox (in cui qualcuno è stato anche capace di spendere 650000 dollari nell’acquisto di uno yacht virtuale [4]) o Decentraland (una piattaforma su cui si basa un mondo completamente decentralizzato, la cui proprietà e il cui controllo sono gestiti dagli utenti stessi, senza le ingerenze di alcun ente esterno [5]).

Ma il Metaverso promette molto di più, creando nuove opportunità lavorative e puntando a trasporre ogni mestiere ed esperienza reale in un analogo virtuale. I nuovi mondi non andranno solo ideati, progettati e costruiti, ma anche governati e difesi e questo richiede la presenza di specialisti nei più svariati settori che sappiano letteralmente inventare strumenti e modi adatti a proiettare nei nuovi ambienti le nostre abitudini reali, un po’ come è avvenuto con i meccanismi di condivisione e comunicazione all’interno dei social networks. Fra le prime realtà italiane ed europee a credere nel potenziale del Metaverso in costruzione troviamo Geeks Academy (Istituto per la formazione tecnologica digitale) [6], che ha iniziato a fornire corsi di specializzazione per professionisti le cui mansioni saranno indispensabili nei prossimi mesi per lavorare per il Metaverso e nel Metaverso: architetti e costruttori “digitali”, designers, esperti di sicurezza informatica, esperti di marketing, organizzatori di eventi, creatori di storie, ecc. Tutte figure professionali accomunate da una solida base di competenze informatiche, operanti nel mondo reale per costruire quello virtuale, con guadagni reciproci dall’una e dall’altra parte.

I nuovi ambienti in costruzione, anche se virtuali, saranno comunque abitati dalla nostra umanità e a riprova del fatto che ciò che siamo di qua si riflette di là (e viceversa), anche il Metaverso ha già cominciato a presentare il suo lato oscuro: la notizia delle prime aggressioni fra avatar all’interno del mondo virtuale ha lasciato in alcune vittime gli stessi effetti psicologici di una aggressione reale [7]. A valle di questi episodi Meta ha iniziato ad introdurre il concetto di “confine personale“: un limite spaziale di avvicinamento che permette di evitare molestie da parte di altri alter-ego digitali sconosciuti, la cui applicazione è garantita dagli algoritmi del sistema stesso [8].

Costruire e abitare il Metaverso ci mette nuovamente di fronte al grande interrogativo di come intendere la nostra esistenza. Per comprendere meglio cosa significhi, per l’uomo di oggi, la “colonizzazione” di mondi virtuali occorre guardare un po’ indietro nel tempo, e precisamente a quella porzione di storia occidentale che va sotto il nome di epoca moderna: un periodo durante il quale l’uomo aveva il sentimento che esistessero ancora spazi sconosciuti e riserve non ancora utilizzate, con davanti a sé un intero pianeta da esplorare e nuovi orizzonti da scoprire. Il concetto di “colonia” esportato nel mondo dagli europei a partire dal XVI secolo ha incarnato in pieno (e tristemente) questa visione. Quella immagine del mondo – che rifletteva il nostro senso di potenza, istinto di dominio ed emancipazione – è poi entrata in crisi nel XX secolo per lasciare spazio ad un’epoca fatta di incertezze e caratterizzata da un progressivo inaridimento valoriale, frutto dell’incapacità di dominare il nostro stesso potere. In questo scenario, l’innovazione tecnologica ha comunque continuato a spingerci verso un “oltre” che ci ha portati a colonizzare anche lo spazio esterno (puntando prima sulla Luna e poi su Marte) dando nuovi stimoli al nostro desiderio di progresso. Ora, nel XXI secolo, con l’avvento del Metaverso siamo di fronte ad un nuovo scenario, frutto dell’evoluzione digitale della nostra specie: stiamo creando noi stessi nuovi mondi da esplorare, indefinitamente espandibili, il cui unico limite è la nostra fantasia. Il perimetro del metaverso in costruzione appare come un non-confine che ha la capacità di tenere sempre viva la nostra sete di nuovi vuoti da riempire. È un’esigenza che ci caratterizza dall’interno e della quale sembra non riusciamo a fare a meno.

 

[1] Galluzzi A. – “Metaverso: Internet secondo Zuckerberg” (03/11/2021) http://www.cittanuova.it/metaverso-futuro-internet-secondo-mark-zuckerberg/?ms=003&se=02

[2] I dati statistici di questo articolo, salvo altra indicazione, provengono da questa fonte:

Wise J. – “Metaverse statistics 2022: key facts & market size data” (05/03/2022) https://earthweb.com/metaverse-statistics/

[3] dati aggiornati al Gennaio 2022: https://datareportal.com/

[4] Lee I. – “A metaverse mega yacht that just sold for $650,000 is the most expensive NFT sold in The Sandbox virtual world” (02/12/2021) https://markets.businessinsider.com/news/currencies/metaverse-luxury-mega-yacht-sandbox-gaming-republic-realm-fantasy-2021-11

[5] https://decentraland.org/

[6] Marcello G. – “Metaverso, cos’è e chi ci lavorerà? Dagli “architetti” agli “sceriffi”, ecco i mestieri più richiesti” (03/03/2022) https://www.skuola.net/lavoro/metaverso-lavoro-mestieri-opportunita.html

[7] Patel N. J. – “Reality or fiction?” (21/12/2021) https://medium.com/kabuni/fiction-vs-non-fiction-98aa0098f3b0

[8] Sharma V. – “Introducing a Personal Boundary for Horizon Worlds and Venues” (04/02/2022) https://about.fb.com/news/2022/02/personal-boundary-horizon/

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